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I Malatesta

Verrà riaperta la tomba di Malatesta Novello

A 600 anni dalla nascita del suo signore, Cesena riapre la tomba di Malatesta Novello

Verrà riaperta la tomba di Malatesta Novello

A 600 anni dalla nascita del suo signore, Cesena riapre la tomba di  Malatesta  Novello - le cui spoglie riposano nella parete di fondo dell’Aula del Nuti nella Biblioteca Malatestiana - per avviare una serie di indagini archeologiche e antropologiche sui resti e scoprire se si possono davvero attribuire al figlio di Pandolfo III nonché fondatore della biblioteca e signore della città.

L’operazione, promossa dalla Biblioteca Malatestiana e in capo a un comitato scientifico, viene condotta con la collaborazione del professor Francesco Maria Galassi, giovane paloepatologo riminese che nel 2017 è stato incluso dalla rivista americana Forbes nella lista dei 30 scienziati under 30 più influenti in Europa. L’indagine sarà svolta sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza di Ravenna, nelle  persone di Cinzia Cavallari, per la parte archeologica, e Emilio Agostinelli per la parte architettonica.

L’esperto, 29enne, profondo conoscitore della storia antica che nonostante la giovane età ha già ottenuto numerosi riconoscimenti e opera come assistente presso l’Università di Zurigo in Svizzera e Senior Research Associate all’Università di Flinders in Australia, sarà in città dal 10 al 12 febbraio per occuparsi delle ricognizioni.

La prima diagnostica riguarderà la parete dietro alla quale è murata l’urna funeraria e sarà effettuata tramite termografia, ultrasuoni e fibra ottica. A seguire la rimozione della lapide e le primissime indagini che, ha spiegato il professore stamane in conferenza stampa in collegamento telefonico da Zurigo, partiranno dalla ricognizione fotografica per poi proseguire con la catalogazione dei resti mortali e il micro campionamenti dei tessuti.

L’esame diagnostico più importante sarà quello del radio carbonio che sarà effettuato nel laboratorio svizzero dove opera il professore e che permetterà di datare i resti per capire se il periodo cui risalgono è compatibile con quello in cui visse il signore di Cesena.

Un secondo passaggio potrebbe essere quello dell’analisi genetica, ma la fattibilità dipenderà dalla qualità e soprattutto dalla quantità di materiali utile a fornire informazioni sul Dna ancora presente nella tomba. Cosa, ha spiegato bene il professore, piuttosto improbabile dato il molto tempo passato dalla morte e le ripetute ispezioni sul cadavere che hanno messo le spoglie a contatto con l’aria, compromettendone la conservazione. I risultati di un eventuale esame del Dna potrebbero poi essere confrontati con quanto scaturito dall’indagine effettuata dal professore sul cranio di Leonida Malatesta, i cui risultati saranno pubblicati a breve, e anche con le informazioni già disponibili sulle ossa di Pandolfo, padre di Novello Malatesta. “Siamo davanti – ha detto l’esperto - a una grossa pietra angolare nella costruzione dell’edificio che sostiene la geografia dei Malatesta”.

“Non mi sento – ha precisato poi il professore, consapevole della valenza, simbolica prima ancora che sostanziale, che l’operazione riveste per la città di Cesena – di fare promesse su quanto troveremo”.

Tanti sono gli ambiti in cui un assessorato alla Cultura di una città come Cesena può attivarsi, ha detto l’assessore alla Cultura Christian Castorri annunciando l’iniziativa, tuttavia “nel 600esimo anniversario dalla nascita, l’Amministrazione comunale ha ritenuto opportuno dare il via a questa ricerca che riguarda il fondatore della Malatestiana”.

L’urna contente i resti di Novello Malatesta fu collocata sulla parete di fondo della biblioteca malatestiana il 16 agosto 1812. Prima le spoglie, ha spiegato Paola Errani, responsabile della Biblioteca Antica, erano custodite all’esterno della Chiesa di San Francesco, come si legge nelle cronache del reverendo Carlo Antonio Andreini che oltre a essere un religioso era anche un attento testimone oculare dei fatti del suo tempo. Secondo Andreini, Novello Malatesta fu sepolto fuori dalla Chiesa di San Francesco, trasformata poi in caserma durante il periodo Napoleonico. A fine 700, prima dell’arrivo di Napoleone, la chiesa subì un profondo rifacimento durante il quale anche la tomba del signore fu spostata altrove, tanto che molti sospettavano che la ricollocazione fosse stata piuttosto approssimativa. Nel 1811 un gruppo di cittadini cesenati chiese di trasferire dei resti. Durante quegli scavi che venne ritrovata una tomba, subito identificata con quella di Novello Malatesta, nonostante le incertezze della commissione incaricata di identificare i resti. La tomba fu poi trasportata con fasti e festeggiamenti di cittadini in pompa magna, secondo le cronache di un altro valente cronista del tempo, Mauro Guidi, dalla casa Masini all’allora “libreria” di Cesena, ovvero appunto la biblioteca dove ancora oggi si conserva.

Nel 1872 si tornò a tormentare quelle ossa, si tolse la lapide, ci furono altri rimaneggiamenti ma non un'indagine vera e propria, ha spiegato ancora Errani.

È giunto dunque il momento per un riesame scientifico. L’inizio della ricognizione è previsto per domani, giovedì 8 febbraio. Le prime verifiche saranno effettuate già sul posto dove è stato predisposto una sorta di laboratorio temporaneo nel quale il professor Galassi potrà operare per procedere poi all’apertura della lapide sabato mattina 10 febbraio. Lunedì ci saranno i primissimi elementi che forniranno informazioni su come procederà l’indagine. Che sia Novello o no, per Cesena sarà come andare a fondo di un mistero che coinvolge la storia e l’identità cittadina.

“Sottolineo – ha concluso il sindaco Lucchi – che l’operazione procede in una felice collaborazione tra Biblioteca, Comitato Scientifico, Università e Soprintendenza, una sinergia che per noi significa realizzare il tutto a un costo vicino allo zero e con la massima trasparenza e scientificità. Una cosa che in Italia non si vede  tutti i giorni” .

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