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"Siate santi, siate lieti", padre Cantalamessa in Cattedrale

La presentazione dell'esortazione apostolica "Gaudete et exsultate" tenuta dal predicatore cappuccino ieri sera a Cesena in una gremita Cattedrale.

Foto P.G. Marini

“Perché è necessario essere santi? E perché santi cristiani? Tutti possono, anzi devono, essere santi. E come vorrei che questa sera tornaste alle vostre case sempre più invogliati ad essere santi! Vorrei contagiarvi mostrandovi il tesoro che Dio ci ha dato donandosi suo Figlio”. Così il frate cappuccino padre Raniero Cantalamessa, teologo e predicatore della Casa Pontificia, noto volto televisivo, ieri sera in Cattedrale a Cesena dove ha presentato – nei giorni di permanenza in città per la predicazione degli Esercizi spirituali alle monache clarisse cappuccine del monastero del Corpus Domini – l’esortazione di papa Francesco “Gaudete et exsultate” sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.

La santità è prima di tutto un dono: non è giusto considerare la santità come un ‘premio’ proporzionale ai nostri sacrifici e a quello che facciamo. Utilizziamo l’espressione ‘appropriazione indebita’: utilizziamo, cioè, qualcosa che non ci è dovuto e non ci siamo guadagnati, ma che Gesù ha guadagnato per noi. Non quindi una ‘mia giustizia e mia santità’, ma quella che viene da Dio. Non lottare per noi stessi, ma guardare Gesù sulla croce e identificarci. Così la santità di Gesù diventa nostra, come dicono San Paolo e San Giovanni Crisostomo”.

“Con il Battesimo riceviamo il dono alla santità. Con la vita, e con audacia, siamo chiamati a diventare da cristiani nominali e cristiani reali: è questo il ruolo e l’aiuto indispensabile che ci danno la Chiesa le varie componenti e movimenti cattolici. Le beatitudini – con la cui preghiera si è aperto il partecipatissimo incontro - sono l’autoritratto di Gesù, e ci viene proposto di imitarle”.

Nella nostra mentalità pensiamo che la santità sia prerogativa di privazioni e cosa per pochi. Papa Francesco, che ha metodo ignaziano e spirito francescano, ci dice che è cosa interiore di chi ha mani innocenti e cuore puro. La santità di Dio ha un volto umano: uno stile dei piccoli gesti quotidiani, tante volte testimoniati ‘da quelli che vivono vicino a noi’, la ‘classe media della santità’, come dice papa Francesco al numero 7 dell’esortazione apostolica: nella costanza e pazienza dei piccoli gesti di chi vive vicino a noi. Santo è chi vive ogni situazione con cuore lieto, con spirito positivo, ricco di speranza. È la gioia dello Spirito Santo: lieti nel Signore – ha proseguito il frate cappuccino -. La santità è sinonimo di felicità. La vera gioia viene dall’essere in contatto con Cristo, sentirlo dentro di sé. È allora che la gioia, incontenibile, non si può trattenere per sé, ma si testimonia ai fratelli. Ed è bello che come inno europeo sia stato scelto l’Inno alla gioia”.

Cantalamessa ha poi riportato il pensiero del filosofo Blaise Pascal, quando dice: “Ci sono tre modi per eccedere nella vita: nel fisico – con bellezza e ricchezza – con il genio e l’intelligenza – dei scienziati, uomini poeti e artisti – e il terzo ordine di grandezza, più grande: l’ordine della santità che ci viene dato da Gesù, Maria e i santi. Questa è la vera grandezza: la santità mette in evidenza ciò che l’uomo ha di più grande e nobile: la nostra libertà”. E da qui la buona notizia: “Non siamo costretti a scegliere un ambito per risollevarci. Possiamo eccedere in ogni ambito e livello. La santità è un dono, prima di una osservanza di norme e leggi – ha concluso l’incontro padre Cantalamessa -. Questo è l’annuncio che qualifica il cammino di santità di ogni credente Siate sempre lieti! Cioè, siate santi!”.

[Foto P.G. Marini]

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