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Ecologia mancata

Una volta c'erano i Verdi. Ora nessuna voce si alza in difesa delle piante abbattute o capitozzate

Daniele Vaienti, ex dirigente in Comune a Cesena e presidente Università della Terza età, scrive al direttore a proposito di alberi abbattuti e di verde che scarseggia sempre più

Ex pioppo secolare. Foto Daniele Vaienti

Caro Francesco,

oggi 14 marzo è la “Giornata del Paesaggio”. Ormai è quasi una moda, questa delle “Giornate” dedicate a qualcosa. Ma il tema è senz’altro cruciale. Ascolto la radio mentre lavoro al computer e una signora romana interviene durante la rubrica di Radio3 dedicata alle notizie apparse sui giornali, ricordando che a Roma il paesaggio urbano sta cambiando anche per l’abbattimento continuo di alberi, la scomparsa di viali di platani, l’addio ai famosi pini marittimi. Se non abbattuti, gli alberi vengono “capitozzati” senza pietà, “messi in sicurezza”, ridotti a pali telegrafici, condannati comunque alla morte. La signora lamenta che nelle estati torride che si susseguono, le zone di ombra e frescura degli alberi divengono sempre più rade ed esigue. Il cemento e l’asfalto la vince su tutto e, con il paesaggio, anche la qualità della vita e dell’aria peggiora sempre più.

Da molti anni, cerco anch’io di oppormi a questa tendenza che vede un accanimento a volte senza senso verso alberi che hanno la “colpa” di essere cresciuti. Non parlo di potature come quelle che giustamente avvenivano in passato: si tagliava il necessario, nelle stagioni appropriate, senza pregiudicare la salute degli alberi, lasciati crescere “secondo natura”.

Ora no. Si abbattono senza pietà in ogni stagione dell’anno, si fanno potature “criminali” (passami il termine eccessivo), sia sulle alberature pubbliche che su quelle private, senza porsi troppi problemi. Curare alberi malati? costa troppo... meglio l’’eutanasia’. Sostenere i grandi e vecchi rami degli alberi monumentali, come avviene all’estero, in tutti i paesi dell’Europa del Nord, ad esempio (ma non solo)? neppure a parlarne. I vecchi tronchi hanno spesso delle cavità: si può intervenire limitando peso e altezza, ma salvando gli alberi, magari collocando supporti o cerchiature? Meno impegnativo usare la sega elettrica. E, ormai, è un concerto, quello delle seghe elettriche, che non conosce sosta, in nessuna stagione dell’anno. Si taglia, si capitozza anche fuori stagione. Poi gli alberi muoiono e il problema è risolto. La sostituzione? spesso con varietà che crescono stancamente e lentissimamente per pochi metri, che hanno chiome scarne, che non fanno ombra. Si asfaltano anche le poche banchine in terra superstiti nelle vie urbane: tutto è foderato perfettamente, così da riflettere il calore, impedire l’assorbimento dell’acqua piovana, salvo poi lamentarsi per le vie ridotte a fiumi in occasione degli acquazzoni tropicali che sono sempre più frequenti. Una volta esistevano i Verdi: ora nessuna voce, se non qualcuna isolata come la mia, si leva a difesa di questi insostituibili compagni di vita che sono gli alberi. Potrei farti tanti esempi, anche a Cesena. Ti mando solo due foto: una di un “ex” cedro del Libano (foto sotto), in proprietà privata (un tronco pulito e diritto di decine di metri e un triste pennacchio disseccatosi velocemente). Un pioppo secolare, unico albero della Piazzetta dedicata all’igienista Robusto Mori, discepolo di Bufalini. Albero malato, da sostenere, certamente, ma di altezza limitata, dopo precedenti tagli severissimi che lo avevano ridotto al solo tronco. Si era ripreso, nei dieci anni seguenti, con una bella chioma di 4-5 metri. Ora... solo asfalto. Mori non avrebbe certamente approvato la cosa, ma ora tutto è omogeneo con l’(ex) bellissimo viale che era intitolato a Vincenzo Angeli (indimenticato sindaco cesenate prima del fascismo): del tutto foderato d’asfalto e, per almeno 4-5 mesi l’anno con temperature da frittura in padella. Resistono tre dei vecchi alberi che fanno un’isoletta di ombra e hanno infiorescenze magnifiche. Fino a quando? Le motoseghe sono in agguato. A dispetto delle “Giornate del Paesaggio”.

Un caro saluto

2017-06-18 ex cedro-2
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Una volta c'erano i Verdi. Ora nessuna voce si alza in difesa delle piante abbattute o capitozzate
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