La forma dell'acqua
Fa bene agli occhi, e al cuore, assistere al successo di critica e pubblico di film come “La forma dell’acqua”. Una pellicola dalla trama semplicissima, un omaggio al cinema classico con una favola, una storia d’amore e un mostro.
La trama: Elisa, una giovane donna muta, lavora in un laboratorio scientifico di Baltimora guidato da un dirigente malvagio dove si combatte la Guerra Fredda. Impiegata come donna delle pulizie, Elisa è legata da profonda amicizia a Zelda, collega afroamericana che lotta per i suoi diritti dentro il matrimonio e la società, e Giles, vicino di casa omosessuale, discriminato sul lavoro. La donna si innamora, ricambiata, di quel mistero in grado di vivere fra acqua e aria...
Le tredici nomination all’Oscar dimostrano quanto il film sia stato apprezzato dalla critica. Bisogna dire che una carta a favore del film è proprio il suo regista, Del Toro, che con i suoi 53 anni conta molte frequentazioni nei film di mostri (“Hellboy”, “Il labirinto del fauno” e “Pacific Rim”). È un regista di impegno lodevole e con una cura maniacale per i suoi lavori: per “La forma dell’acqua”, ad esempio, ha preparato per ogni personaggio principale delle storie lunghe decine di pagine da far leggere agli attori per approfondire personalità e dinamiche del personaggio.
Il film ha anche un altro pregio: è costato (relativamente) pochissimo. Neanche 20 milioni di dollari, quando a un occhio esperto di effetti speciali potrebbe far pensare a una spesa almeno del doppio. L’uso intelligente degli effetti speciali, unito alla volontà di utilizzare ottime quanto vecchie tecniche per risparmiare sulla computer grafica, hanno permesso un uso oculato del denaro. Un esempio: la prima scena del film, nell’appartamento di Elisa, è perfetta e pare essere completamente immersa in acqua. Invece è fatta con una tecnica nota come dry-for-wet. Per dare la sensazione di essere sott’acqua, gli oggetti sono appesi con dei cavi e un uso particolare di luci e ventole, insieme alle riprese rallentate, fanno credere che ci sia l’acqua.
Al di là delle scelte tecniche, si tratta comunque di un film per amanti del cinema con una quantità di citazioni per veri buongustai. La più evidente è con “Il mostro della laguna nera”, un horror di fantascienza del 1954: in fondo “La forma dell’acqua” nasce proprio come sequel/remake di quel film. Poi “La Bella e la Bestia” e “Seguendo la flotta” del 1936 con Fred Astaire e Ginger Rogers.
Insomma, ce n'è per diversi gusti. Anche per la poesia. Dopotutto, se i protagonisti della storia d’amore sono una ragazza muta e un mezzo pesce con l’acqua in bocca, significherà che l’amore non ha bisogno di molte parole.
Diretto da: Guillermo Del Toro
In programmazione: Eliseo (Cesena), Aladdin (Cesena), Uci Cinema (Savignano sul Rubicone)