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Elezioni regionali

Dalla Sicilia quattro messaggi

“Il centrodestra è resuscitato, il M5S si è rafforzato, e l'astensionismo cresciuto. E il Pd è in un vicolo cieco”.

E’ questo il giudizio espresso da Massimo Franco in una nota pubblicata martedì scorso dal Corriere della sera sull’esito del risultato elettorale delle regionali di domenica scorsa in Sicilia. Sono questi i quattro temi emersi con forza dalle urne di una consultazione con notevoli ripercussioni a livello nazionale, soprattutto in vista delle politiche della prossima primavera.

Dalla Sicilia quattro messaggi

“Il centrodestra è resuscitato, il M5S si è rafforzato, e l'astensionismo cresciuto. E il Pd è in un vicolo cieco”.

E’ questo il giudizio espresso da Massimo Franco in una nota pubblicata martedì scorso dal Corriere della sera sull’esito del risultato elettorale delle regionali di domenica scorsa in Sicilia. Sono questi i quattro temi emersi con forza dalle urne di una consultazione con notevoli ripercussioni a livello nazionale, soprattutto in vista delle politiche della prossima primavera.

Andiamo per ordine. Ha vinto di larga misura la coalizione di centro-destra. Una vittoria anche superiore alle attese, come evidenzia Stefano De Martis per l’agenzia Sir. “È lo schieramento con il vento in poppa – scrive ancora De Martis -. Ha però bisogno di chiarire il suo asse politico se non vuole diventare una forza di destra, nell’accezione populista che questo termine ha assunto in Europa”. Berlusconi è tornato in sella, ma gli alleati non sono più quelli di un tempo, fidati e fedeli. Non sarà semplice tenere insieme spinte e idee molto diverse.

Il movimento fondato da Beppe Grillo è il primo partito nell’isola, anche se il presidente è quello espresso da una coalizione. Ma ai 5stelle sono arrivati molti suffragi, come avviene ormai da tempo. Tanti osservatori e diversi sondaggi accreditano i grillini come la prima forza politica in Italia. Intercettano la distanza tra i cittadini e le istituzioni e riescono a mietere consensi, volutamente da soli, “sua forza e suo limite” ha definito questo atteggiamento elitario il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.

Il Pd sembra arrivato alla resa dei conti, così come tutta la sinistra italiana, troppo frammentata per presentarsi in maniera degna agli elettori che privilegiano la semplicità ai bizantinismi di formazioni dalle sigle ignote ai più. La stessa leadership nel Pd di Matteo Renzi sembra vacillare, anche se non si intravedono alternative spendibili. Certo è che, dopo la sconfitta al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre, pare in caduta libera il consenso verso l’ex presidente del Consiglio che non riesce più a tenere insieme i cocci di un’area che va frantumandosi.

Infine resta il tema della partecipazione al voto. Meno del 50 per cento degli elettori che si esprime è un dato quasi avvilente. Risulta anche difficile comprendere l’esultanza, pur legittima, di chi vince. È verissimo che chi non vota si affida a quelli che invece si recano ai seggi. Rimane il dato di una partecipazione limitata, se non scarsa, che inquieta, di fronte alla quale tutti sono chiamati a riallacciare i fili tra cittadini e istituzioni. Prima che sia troppo tardi.

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