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Il capo del Viminale ha detto un secco no all’accoglienza e poi ha aggiunto che “garbatamente, la linea dura con l’Europa paga”. Ma paga sulla pelle di chi? E a costo di che cosa? Di chi stiamo parlando? Delle Ong che sarebbero scambiate per organizzazioni capaci solo di speculare sulla vita dei disperati? Oppure si sta ragionando di persone in carne e ossa, donne incinte, bambini, uomini e ragazzi scappati da chissà cosa e in cerca di un orizzonte di speranza aggrappato a un viaggio dai contorni sempre più drammatici.

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È solo propaganda. E per giunta elettorale. Non vedo come si possa pensare in maniera diversa davanti all’atteggiamento tenuto dal ministro degli Interni, Matteo Salvini, sulla questione della nave Aquarius con a bordo 629 profughi respinti dai porti italiani.

Il capo del Viminale ha detto un secco no all’accoglienza e poi ha aggiunto che “garbatamente, la linea dura con l’Europa paga”. Ma paga sulla pelle di chi? E a costo di che cosa? Di chi stiamo parlando? Delle Ong che sarebbero scambiate per organizzazioni capaci solo di speculare sulla vita dei disperati? Oppure si sta ragionando di persone in carne e ossa, donne incinte, bambini, uomini e ragazzi scappati da chissà cosa e in cerca di un orizzonte di speranza aggrappato a un viaggio dai contorni sempre più drammatici.

Di chi stiamo ragionando? La domanda non è per nulla banale. Alle nostre latitudini (quelle italiane di piccolo cabotaggio) tuttavia, sembra ancora di essere in piena campagna elettorale. Domenica scorsa c’è stata una tornata amministrativa. Incassato l’ennesimo successo visto il momento favorevole, il leader della Lega prosegue con i temi che paiono portare ampi consensi. Linea dura sull’accoglienza e niente sconti a nessuno. Amicizie in campo continentale con chi è stato capace di chiudere le frontiere a chi fugge dalla povertà e dalla guerra, senza distinguere tra chi ne approfitta e chi invece merita di essere accolto.

Davanti a chi è in mare senza altra soluzione praticabile si possono alzare i muri dell’inospitalità? Oppure qualche sindaco in più sullo scranno più alto dei nostri paesi e delle nostre città merita questo atteggiamento che di certo trova seguito, ma non è in linea con la cultura del nostro Paese, della nostra storia e della nostra tradizione? L’Italia, vogliamo credere, non è questa che viene rappresentata da alcuni suoi esponenti, e neppure quella uscita dalle urne.

Chi si preoccupa della continua e costante emorragia di votanti? Anche domenica scorsa la percentuale è scesa di altri 6-7 punti. Anche nella nostra Sarsina (due votanti su tre) l’astensionismo ha raggiunto livelli fino a poco tempo fa del tutto impensabili. Chi si interessa di una partecipazione così scarsa?

È verissimo, chi si astiene non si esprime e si affida a chi manifesta la sua preferenza. Ma questo disamore per le Istituzioni deve preoccupare anche chi governa da pochi giorni. Ormai il consenso è ad assetto variabile, molto variabile, come stanno ben comprendendo Di Maio e soci. Oggi c’è e domani vola via. A chiunque sieda in cabina di regia, i cittadini chiedono subito i conti. Sarebbe bene non lo dimenticasse l’esecutivo guidato dal professor Conte. La luna di miele potrebbe durare poco.

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