Psicologia quotidiana
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Le fobie

Ci sono paure dove il pericolo non è visibile né definibile. Gli psicologi indicano queste situazioni come stati fobici: agorafobia (paura dei luoghi aperti), claustrofobia (paura di restar rinchiusi) e altre fobie come quella di animali non pericolosi.

Normalmente la paura è provocata dalla rappresentazione di un pericolo. Ci sono paure dove il pericolo non è visibile né definibile. Gli psicologi indicano queste situazioni come stati fobici: agorafobia (paura dei luoghi aperti), claustrofobia (paura di restar rinchiusi) e altre fobie come quella di animali non pericolosi.

Queste paure, che il resto della gente non comprende, sono tenaci. Di che cosa si ha propriamente paura? Per rispondere a questa domanda mi avvarrò di un caso clinico raccontato da un noto psicoanalista. Un paziente era agorafobico e insieme un dongiovanni. E lo psicoanalista aggiungeva: “Agorafobico perché dongiovanni”.

Durante le vacanze estive, per non interrompere la psicoanalisi, il paziente pensò di andare in villeggiatura nello stesso posto dove trascorreva le vacanze il suo psicoanalista con la propria famiglia. Era una cosa del tutto contraria alle regole della psicoanalisi, ma l’analista non poté impedirgliela. Il paziente continuava a dedicarsi ai suoi amori quasi in presenza del suo analista.

In quel periodo si sviluppò un’altra fobia: acrofobia, paura dell’altezza. L’uomo non poteva passare davanti al campanile del paese che gli sembrava altissimo e spaventoso. Analizzando in seduta questi aspetti venne fuori che il dongiovanni aveva paura dei suoi impulsi erotici e che la vicinanza dell’analista equivaleva a quella di un genitore che, nel suo immaginario, lo sorvegliasse e lo castigasse, riuscendo a tenere a freno questi aspetti di sé.

Di chi allora si ha paura? La paura del fobico è una paura di sé medesimo. Si ha paura di quella parte di sé che si teme di non riuscire a domare, di un sé stesso che sta lì in agguato e che – a meno di non riuscire a dialogarci – è pronto a far scatenare la paura che sfocia in uno stato fobico.

Il “lupo cattivo” è dunque dentro di noi. Riusciremo a risolvere la fobia analizzando quale sia il contenuto affettivo interno che la scatena.

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