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Sport per uomini d'acciaio

Ironman 2017. Il racconto da dentro la massacrante gara

La settimana prima della gara si era riempita di tanti impegni lavorativi, con giornate intense fino a sera, però riesco a scaricare bene con gli allenamenti e quindi raggiungo un buon riposo fisico. Cena con carbo-load come previsto, tatuaggi col il numero, vado a letto abbastanza tranquillo, il sonno con calma piano piano arriva… e poi arriva anche il momento della competizione vera e propria, prima di tutto con se stessi. Quella gara che uno aspetta da una vita. Questo è il racconto di Alessandro Circelli, classe 1981, fiorentino di nascita, romagnolo d'adozione, medico anestesista rianimatore al "Bufalini" di Cesena, coniugato, due figli.

Triathlon a Cervia, nuoto, ciclismo e maratona

La settimana prima della gara si era riempita di tanti impegni lavorativi, con giornate intense fino a sera, però riesco a scaricare bene con gli allenamenti e quindi raggiungo un buon riposo fisico. Cena con carbo-load come previsto, tatuaggi col il numero, vado a letto abbastanza tranquillo, il sonno con calma piano piano arriva… Mi sveglio da solo pochi minuti prima che suoni il telefono, colazione, in bagno riesco a fare tutto: la mattina sembra quasi “routinaria”. Si parte in macchina, trovo parcheggio vicinissimo alla zona cambio: si parte bene! Entro in zona cambio ed è ancora completamente buio; atleti di tutto il mondo, bici di tutti i tipi, si respira l’aria del grande evento. Non vedo nessuno dei miei compagni di squadra: mi avvio verso la mia bici e la trovo subito: è l’ultima! (cioè la prima che incontrerò uscendo dal nuoto). Inizio a posizionare le poche cose rimaste, ma mi accorgo che ci metto più tempo del previsto. Comincio ad agitarmi un po’, 2 pompe delle bici provate non funzionano, le ruote sono a terra, alla fine prendo la pompa di un tedesco (o francese? Forse era inglese…), un po’ scocciato per averla prestata a tutti; gli dico: the last one! Così la bici è pronta, le sacche pure, 1 presport l’ho già mangiato e quindi inizio a cospargermi di olio e infilarmi la muta nel tendone: lì incontro Giannone e Lombo, ci scambiamo le impressioni, finiamo di metterci le mute e ci avviamo alla zona di consegna sacca bianca: incontriamo anche Colo, Valza e qualcun altro del Cesena Triathlon. Lasciata la sacca, via in spiaggia nella nostra corsia: 1h10’-1h20’. Siamo noi 5, ancora abbastanza tranquilli perché la partenza è sembra lontana (almeno mezz’ora), però la tensione piano piano aumenta, mista all’atmosfera da grande evento; 2500 atleti sulla spiaggia di Cervia, un sacco di spettatori, mare piatto, un cielo limpido e un sole appena sopra l’orizzonte che ancora non riesce a scaldare; in sottofondo passa più volte L’ombelico del mondo, che lo speaker Daddo reinterpreta ad ombelico del Triathlon. In effetto noi lì siamo il centro del Triathlon mondiale; ma sarebbe meglio non pensarci.

Si inizia a muovere la corsia di fianco a noi, troppo rapidamente. In pochi minuti ci muoviamo anche noi, avanziamo velocemente verso la start-line. Ultimi in bocca al lupo e pacche sulle spalle, controlli del Garmin e degli occhialini. Sulla linea di partenza ci si mette in 5: al fischio si parte e il tempo viene preso con il chip. Non mi rendo neanche conto che sta già a me: si parte! Inizia il mio primo Ironman, in casa, in una giornata fantastica. Mi ero promesso di non correre alla partenza, ma non ci riesco: corro verso il mare, corro finchè l’acqua è bassa, poi mi butto: l’acqua è fredda ma non tanto, inizio a nuotare rilassato ma subito con un buon ritmo. Vedo che diversi davanti a me sono più lenti; li sorpasso con un po’ di zig-zag. Il garmin suona ogni 100m, mi dice che il passo è buono: 1.38-1.40, forse c’è un po’ di corrente a favore ma sento che sto andando bene. Le prime boe scorrono veloci; alla boa di ritorno il passo rallenta leggermente, riprendendo per la strada che mi riporta verso la riva. Tuttavia non sto forzando e sto gestendo il ritmo, e questo è un bene. Mentre nuoto vedo dei riflessi in profondità, ben conosciuti: meduse! Incredibile, nonostante queste temperature, le nostre care compagne di questa estate marina ancora ci accompagnano: ne vedo diverse, di quelle piccole, forse qualcuna con la mano la prendo anche ma, incredibile, non ha nessun effetto (e non mi sono dato lo spray!). Sarà l'effetto dell'adrenalina... Ad un certo punto ne vedo una grossa come un pallone da calcio, viola... in altre circostanze sarei sobbalzato, ma adesso si prosegue senza stop, siamo in gara.

Mi avvicino alla riva, esco dall’acqua camminando solo quando è molto bassa, per non affaticare le gambe. Rientro buttandomi in acqua il prima possibile. Anche nel secondo giro nuoto rilassato ma in spinta; alla terza boa penso già di girare, ma in realtà ce n’è ancora un’altra. Ma arriva subito, poi un’altra e via di ritorno verso la riva, questa volta per uscire dall’acqua definitivamente.

Esco dall’acqua in poco più di 1h07’: molto meglio del previsto!! Corro sulle ali dell’entusiasmo, mi sento ancora carico; Daddo mi vede e urla il mio nome; lungo la strada lo sento urlare da diverse persone e sono sempre più gasato, fino a quando non arrivo alla curva dove trovo forse 10-15 persone della mia squadra, il TT Cesenatico, che mi salutano, ma più che salutano mi fanno la ola!! Ancora più gasato mi infilo in ZC; non c’è più posto nel tendone. Vabbè, mi tolgo la muta come faccio sempre: in piedi! Poi appena si libera un posto mi siedo, mi asciugo, mi metto i calzini, prendo i panini e mi involo verso la bici che è lì, a 5 m: casco, pettorale, occhiali e via di corsa per altri 600m di ZC. Sulla mount-line salgo con calma sulla bici, subito c’è una curva a gomito che ci immette sul rettilineo parallelo alla ZC. Mangio il gel, come mi ero promesso, bevo e via, si parte per questi 180km (che poi hanno detto essere 185…)     

Per le strade di Cervia c'è tanta gente, sento anche il mio nome ma non riconosco nessuno. Arrivo a Pinarella e mi metto in prolunga: realizzo che sarà la mia posizione per buona parte della giornata. Alle saline mantengo una buona velocità; sono leggermente sopra il target prefissato (185watt), perciò tento di trattenermi, però la sensazione di velocità, unita all'assenza di vento mi fa osare. Ma la strada è lunga e il calcolo vince: rallento un po'. Iniziò ad alimentarmi, prima la borraccia con l'enervitene, poi le barrette. Arrivano i primi paesi: Villa Inferno, Tantlon, Castiglione. Poi l'odiata E45: 8 km completamente dritti, larghi, senza riferimenti. Pensavo chiudessero 1 carreggiata, ma sono entrambe per noi. Con pazienza la affronto, sempre in prolunga, vedo scorrere piano piano i cartelli: Cesena nord, Cesena secante: in auto arrivano subito, in bici bisogna sudarseli. L'uscita Cesena secante, normalmente disastrata, adesso è completamente asfaltata. Facciamo un pezzo di secante e poi prendo quella parte del percorso che nell'ultimo mese ho fatto più e più volte: San Cristoforo, Provezza, Santa Maria Nuova (dove c'è inaspettatamente un sacco di gente!) e poi via per Forlimpopoli. La piazza è gremita, faccio un cambio borraccia tra 2 ali di folla, è veramente uno spettacolo!!

Usciti dalla città prendiamo una strada che fino a 15 giorni fa era totalmente rovinata, che trasmetteva così tante vibrazioni da far quasi venire un'orticaria da istamino-liberazione: adesso è liscia come un biliardo. È il preludio alla salita di Bertinoro: sento di averne ma rimango cauto, siamo solo ad 1/4 della parte bike e manca ancora la prima “vetta”.  Vado su costante: qualcuno mi passa, diversi li passo io. Nel tratto più ripido vedo molti stranieri, con bici da crono e lenticolare, salire con rapporti talmente duri da fermarsi quasi (sarà per questo che chiamano la salitella di Zurigo “heart-break hill”?!...) Arrivo nel punto più duro e mi sento chiamare: sono contro luce, non lo vedo: gli chiedo: chi è? Poi lo vedo: Pransa, in cima mi aspetta. Bertinoro N.1 è fatta. Alla curva della vetta c'è della musica, forse la banda, non so. So solo che mi butto in discesa, uno di fronte mi rallenta un po' ma lo passo. Mentre scendo incrocio gli altri che salgono: mi sembra di riconoscere Lombo. È il primo della mia squadra che incontro.

Nel rettilineo cerco di guadagnare più velocità possibile, poi si riprende la stessa via dell'andata, compresa la E45, che questa volta non passa più. Sono al 70esimo km, manca ancora tanto e aumenta lo scoraggiamento… La prima vera mezza crisi: decido che è l’ora di darsi qualche piccolo contentino: mangio il primo panino, mi prendo una banana al ristoro della E45, faccio pipì (ovviamente senza pit-stop...). All'altezza di Pievesestina, più o meno, in una rotonda, dove non te lo aspetti, c’è Loris, in abbigliamento ciclistico, che si butta in mezzo alla strada per darmi una carica che mi fa ripartire verso Cervia, nella parte di percorso più difficile, psicologicamente. Saline, Villa infermo, passano lente, ma in realtà la velocità c'è, i watt sono quelli giusti e arrivo a Pinarella in poco tempo. Sull’ultimo tratto della Cervese, incrocio Luca Piccolo: è molto avanti a me e sta andando forte; c’era da aspettarselo!

Alla rotonda del sottopassaggio trovo la mia collega Elisa del Pronto Soccorso, podista, che mi incita. Non me la aspettavo, c'è anche lei! Arrivo alla fine del primo giro e premo lap sul garmin (della bici, non quello del polso, altrimenti sai che casino...): 2h50', meglio del previsto, considerando che sono 92km! 32 km/h di media. Sul rettilineo parallelo alla ZC, sento il mio nome, quello di battesimo: Ale! Sono i miei genitori, avvenuti appositamente da Firenze, facendomi una sorpresa! Li vedo, li saluto, sarebbe bello fermarsi, scambiare 2 parole, ma siamo in mezzo ad un IRONMAN, bisogna andare avanti. Ed è così che si inizia il secondo giro; siamo a 4h di gara, forse 1/3 del tutto, ma non ci devo pensare: obiettivi a breve termine, altrimenti si crolla. Si riparte con gli stessi paesaggi con una luce un po’ diversa, e comincia ad alzarsi anche un po’ di vento. E’ l’ora di darsi un po’ di orizzonti spazio-temporali: la prima parte è quella che soffro di più, perciò indico la fine della E45 come il punto di arrivo: da lì in poi sarà tutto in discesa. E in effetti la superstrada non passa veramente mai; rimango sempre in piega e continuo a mangiare i miei panini alternati alle barrette. Mi ripeto che la strada è ancora lunga, e quindi adesso serve mantenere la calma e soprattutto ricordarsi che la vera virtù è la pazienza. Infatti i numeri del garmin dicono che sto andando bene, la velocità media è leggermente calata ma ovviamente ci sta. Perciò avanti, mantenendo questo ritmo. E così arriviamo all’uscita di Cesena Secante. Si torna sulla parte preferita del percorso; la gente sulle strade si è dimezzata, anche a Forlimpopoli la piazza non è più gremita. Solito cambio borraccia e sono già alle pendici di Bertinoro. Le gambe sono pesanti, si sale con difficoltà, ma non vado in riserva. Arrivare in cima è un traguardo psicologico: le 2 salite sono fatte, adesso si scende e si va verso l’arrivo.

Lungo la discesa, ad Ospedaletto, vedo una donna in piedi che gioca con la bambina: è la mitica Katy, la nostra ex-case manager di reparto: c’è anche lei, che piacere! La saluto più o meno sui 50 all’ora, mi risaluta urlando. E’ un attimo, ma è sufficiente. Passo Forlimpopoli, poco dopo mi passa Stecca; mi dice che ha i battiti un po’ alti, ma lo vedo molto tonico; provo a tenerlo a breve distanza, ma per mantenere i watt prefissati devo poi calare un po’, e lo perdo. Proseguo fino alla E45 e tutto fila liscio, alimentazione e idratazione a ritmi cadenzati. In E45 solito crollo: sembra infinita. Per fortuna ad un certo punto incontro Fausto Ressia, ci sorpassiamo un paio di volte a vicenda, scambiamo 2 chiacchiere per un lungo tratto, poi arriviamo all’uscita e non ci becchiamo più.

Sono a meno di 30 km dalla fine e penso: ormai è fatta. In realtà sta per arrivare il momento più difficile della frazione bike. Da Castiglione in poi, si alza un gran vento, per lo più contrario. Ampi tratti a 25-26 km/h di media. Lo sconforto aumenta, i km passano più lenti. Quelli dalle saline a Villa Inferno sono infiniti, incomincio ad innervosirmi, pensavo di vedere la fine ma è come se lei si allontanasse dalla mia vista. In posizione più aero possibile, cerco di ripetermi: pazienza, devi avere pazienza. Mangio l’ultima barretta già in ottica corsa e così arriva anche il tratto della Cervese; il sottopasso arriva, ma con molta calma. Tutto quello che potevo dare l’ho dato, arrivo a Cervia contento della mia prestazione: 31,4 km/h e 5.50 di frazione bike. Prima del rettilineo mi sgancio le scarpe, poco prima della curva premo il lap sul garmin (questa volta quello al polso!) e adesso è ufficiale: sono in T2!.

Avevo programmato di scendere con calma, ma in zona cambio in realtà inizio a correre. La mia postazione non arriva più, è 600m più in là, è l’ultima. Posiziono la bici, lascio il casco e prendo la seconda sacca. Dentro ci sono i miei 50 g di pasta: mi metto nel tendone a mangiarli ma mi rendo conto che ho commesso quello che sarà il mio unico errore di preparazione della giornata: le borracce sono rimaste sulla bici e non ho acqua da bere. Allora decido di sistemarmi scarpe e cappello e vedere cosa riesco a ingurgitare. 5-6 forchettate, ma non vanno giù. Va bene, si inizia a correre con il boccone in bocca tanto il primo ristoro è vicino; in realtà così vicino non è... Quando lo vedo mi fermo, bevo acqua e butto tutto giù. C’è il mio collega Palladino che, vedendomi fermo, inizia a prendermi in giro e a urlarmi contro, bonariamente… Ne approfitto per infilarmi nel bagno e decidere che quella sarà la mia unica sosta: ma in realtà non sarà così…. Vedo Lombo poco avanti a me, è in spinta e quindi, durante la mia sosta, accumula un po’ di vantaggio, tanto che lo perdo. Inizio a correre, le gambe vanno e il ritmo c’è: 5.15-5.20-4.50/km, molto bene!

Nella piazza principale di Cervia vedo i miei genitori: questa volta mi fermo, baci e abbracci, gli dico che ne avrò ancora per tanto, riparto… Prendo il primo braccialetto, oltrepasso il porto e mi avvio verso la pineta. Acqua e Coca ad ogni ristoro, senza fermarsi. Inizio a pensare che una maratona sulle 3h45’ ci sta, forse anche 3h30’; mi toccherà avvertire mia moglie che arrivo molto prima del previsto! Ma in realtà, inesorabile, dopo il settimo km, inizia ad manifestarsi, in tutto il suo splendore, nostra signora la maratona dell’Ironman!

Alla fine del primo giro, non è ho più, ho il buio e la testa riempita da un pensiero fisso: non ho idea di come fare per arrivare in fondo. Ho corso per un’ora, e se va bene me ne mancano ancora 3, cioè quasi la durata delle corse più lunghe mai fatte (le mie 2 Firenze Marathon). Un pensiero così ti taglia le gambe, non vedo la fine. Non riesco a mandare via il buio. Il tunnel è lungo, la luce non si vede; comincio a darmi obiettivi intermedi; mi fermo a 2 ristori, quello prima della pineta e l’ultimo sul porto: acqua, banana, 1 gel a giro. Qualche passo a piedi, butto giù e mastico con calma.  E’ difficile ripartire, ma per farlo focalizzo la finish-line. I primi passi di corsa sono una violenza, ma gli altri vengono più facili ed, anzi, il primo km post ristoro passa bene; gli altri però sono spesso sopra i 6’/km.

Alla fine del primo giro c’è un po’ di gente del TT che urla il mio nome, ma il buio che ho dentro non mi fa né riconoscere chi è, né trarre una qualsivoglia energia fisica o psicologica per ripartire. Al primo ristoro c’è sempre il Palla che mi vede sempre fermo… Insomma, è un momento veramente difficile; cerco di fare il vuoto nella testa, non pensare a tutto quello che c’è ancora da fare ma concentrarmi sui piccoli passi ora, uniti all’obiettivo finale. Perché, per quanto possa essere in crisi, sono CERTO che arriverò in fondo. Come dice una canzone di Claudio Chieffo: “Cammina l’uomo [ma io in questo caso, corro!], quando sa bene dove andare”. E così passa anche il secondo giro; all’ultimo ristoro, sempre camminando, vedo Ghiselli che mi incita, e mi vede sconsolato. Mi immagino come possa essersi sentito lui durante lo StoneBrixiaMan, una gara come la mia ma con dei dislivelli bike e run pazzeschi! Riparto a correre e inizio il terzo giro; sono ancora a metà maratona: sono GIA’ a metà maratona!

La corsa si fa più pesante, gli stop ai ristori più lunghi, incrocio Luca Piccolo: la sua corsa è ancora abbastanza fluida, oggi il n.1 del TT sarà lui! Poi Valza e Colo, loro li vedo più affaticati, ma negli occhi la luce di chi non mollerà. In pineta comincia quasi a fare freschino, hanno acceso le luci anche se c’è ancora luce; gli occhiali da sole però non servono più, adesso dove li metto? Spettacolo, ci stanno perfettamente nelle tasche del nostro Body Castelli, che si sta comportando in maniera egregia, meglio di quanto mi aspettassi. Sul viale che dalla pineta porta a Milano Marittima, comincia a cambiare qualcosa: mi avvio alla fine del terzo giro, ne manca solo uno! Mi fermo al solito ristoro dove Ghiselli mi guarda un po’ sconsolato ma senza smettere di incitarmi. E’ lì che realizzo, come se fosse scontato, che quella sarà la mia ultima sosta; me lo sento che da lì in poi cambierà tutto; riprendo a correre con un passo regolare, mi avvio verso l’inizio del quarto giro. Poco prima della fine sento uno da dietro che mi sussurra: sono la tua coscienza, prosegui! Manca poco che ci casco! E' Cutela, direttore di gara, che mi sta seguendo in bici. Scambiamo 2 chiacchiere sull’organizzazione, gli dico che per me è stato tutto perfetto, mi chiede: ma a che giro sei? Al terzo! “E guarda che non sei messo male, finirai con un buon tempo e soprattutto ci sei quasi!”.

Aumento di velocità, arrivo dove c’è la folla e incontro mia moglie Marianna che si butta nel mezzo di strada per lanciarmi baci, alla curva Fabio Bartolini invade il percorso cacciandomi un urlo che mi entra nel cervello; tanti altri urlano il mio nome. Adesso la testa prende il comando, i muscoli eseguono senza fare storie e inizio a correre, per davvero: aumento di velocità, forse non sono mai sceso sotto i 5’/km, ma mi sembra di volare. Ai ristori prendo la coca-cola al volo, la bevo (o forse mi lavo la faccia), prendo il braccialetto dell’ultimo giro accelerando, prima della pineta sorpasso Lombo che vedo un po’ in difficoltà. Mantengo un buon ritmo ma senza accelerare ulteriormente, perché in realtà mancano ancora 6-7 km; ma ormai non ci si ferma più: pineta, viale verso MiMa; nei viali di Cervia sì, accelero, perché sul cronometro vedo avvicinarsi le 4h di maratona, ma c’è ancora un piccolo spiraglio per rimanerci sotto.

Arrivo al porto e questa volta Ghiselli mi vede arrivare in spinta e come lo vedo iniziamo a festeggiare: siamo a 1 km dall’arrivo, ci siamo! Al ristoro non prendo niente, quello che mi serve ce l’ho dentro. Gli ultimi 500m sono ancora più in spinta perché il traguardo delle 4h è assolutamente fattibile, basta stare con un passo sotto i 5’/km. Inizio a salutare tutti i miei compagni del TT, questa volta li riconosco; prima di prendere il bivio per la finish-line guardo per l’ultima volta il cronometro: 3h59’ e poco più, riesco a stare sotto le 4h! Sul tappeto continuo a correre forte, anche troppo e poi vedo Daddo: riconosce il body del TT, mi guarda il nome sulla maglia.

Il sole sta tramontando, la finish-line è per lo più illuminata dai riflettori, tante luci e tanti colori; di lato, su entrambi i lati, un sacco di gente sugli spalti, in fondo pure; l’arco di arrivo è alto, imponente; sui led c’è scritto l’orario, o forse il tempo dalla partenza del primo, non so. Sopra invece appare il logo Ironman e accanto Italy: il mio sogno, il mio paese. La musica è alta, si sente bene, l’impianto è di livello.

Ad un certo punto scompare tutto. Sento solo la voce di Daddo: CIRCE, YOU ARE AN IRONMAN!. Rimane l’arco di arrivo e io che ci passo sotto. Alzo le braccia e la faccia al cielo, non urlo neanche tanto, non c’è bisogno. Mi fermo sotto l’arco; lo stomaco in subbuglio, il fiato corto, il cuore affaticato, la testa è ancora in un universo parallelo. Mi sveglia la ragazza che mi consegna la medaglia; c’è scritto: Ironman Italy 3.86 km swim, 180.2km bike, 42.2 km run, come lessi in quel numero 4 di focus del 1993. Quel giorno un dodicenne curioso rimase affascinato da quegli uomini di ferro, e pensò “chissà se mai un giorno riuscirò ad esserlo anche io”: 23/09/2017 -Alessandro Circelli - Ironman Italy Finisher.

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Triathlon a Cervia, nuoto, ciclismo e maratona
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