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Al "Bonci" è tornato Romeo Castellucci

Lo spettacolo "Bros", come spesso succede con le regie di Castellucci, non è semplicemente una messa in scena, un allestimento, ma si presenta come una riflessione filosofica: in questo caso particolare, sul rapporto dell'umanità con la Legge

Bros - Romeo Castellucci ph 2 - Jean-Michel Blasco

Dopo 15 anni torna a Cesena l'opera di Romeo Castellucci, il più noto al mondo fra gli artisti cesenati: tra i fondatori della Societas, regista, creatore di scene, luci e costumi, il suo teatro è fatto di immagini che toccano profondamente chi osserva, provocandolo a volte con ricadute sulla stampa internazionale. Lo spettacolo in scena al “Bonci”, “Bros”, ha debuttato a Lugano il 9 ottobre 2021 e, dopo essere stato presentato a Bologna nel marzo 2022, è andato in scena ieri sera.

Lo spettacolo, come spesso succede con le regie di Castellucci, non è semplicemente una messa in scena, un allestimento, ma si presenta come una riflessione filosofica: in questo caso particolare, sul rapporto dell'umanità con la Legge. Nel dettaglio: un gruppo di 23 interpreti definiti “uomini dalla strada” è stato scritturato (selezionando, per la maggior parte, persone dal territorio), per andare in scena senza avere imparato la parte, dopo aver sottoscritto un patto formale redatto dal regista, a cui promette di attenersi fedelmente, rimanendo comunque all’oscuro di ciò che accadrà durante la rappresentazione. Solo pochi minuti prima dell’inizio, a ciascuno viene consegnata una divisa da poliziotto e un auricolare senza fili, attraverso il quale riceve individualmente degli ordini. Non ci sarà spazio, nei 90 minuti dello spettacolo, per una riflessione critica su ciò che si sta facendo: semplicemente, si eseguono ciecamente degli ordini.

Tutti gli attori, tranne due, sono in divisa da poliziotto: dovrebbero fare rispettare la legge, ma i nostri anonimi personaggi infrangono la legge, usano violenza contro tutti, anche contro se stessi: in una scena particolarmente intensa assistiamo a un violento pestaggio da parte di due poliziotti nei confronti di un uomo del tutto nudo, inerme, che subisce le percosse senza riuscire minimamente a difendersi. In una delle scene più suggestive e inquietanti, il gruppo dei “poliziotti” saluta una statuina che ritmicamente alza le braccia (imitata dagli attori) e sbraita in una lingua incomprensibile, una scena degna di un rito oscuro. Il tutto è avvolto da una fitta nebbia, che rende persino difficile discernere chi sia sul palco e chi ne sia sceso: le macchine, tipiche delle regie di Castellucci, sono co-protagoniste con gli attori, tutti chiusi nella loro parte di “poliziotti”, tranne due, come dicevamo: un vecchio e un bambino. Il vecchio, nella scena iniziale, interpreta deformando, sconvolgendo, trasformando le bibliche lamentazioni di Geremia. Nel finale, appare un bimbo che afferra lo sfollagente di un poliziotto: si interromperà la catena di delitti e nascerà un mondo nuovo o questa resterà solo una vana speranza? Il numeroso pubblico ha prontamente applaudito all'opera di Castellucci, richiamando il cast numerose volte alla ribalta.

Oggi, sabato 12 novembre, alle 18 è in programma l’incontro “La vertigine del presente”: muovendo dai temi dello spettacolo, la filosofa Silvia Vizzardelli (docente di Estetica e Filosofia della musica nel Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università della Calabria) dialogherà con Romeo Castellucci per indagare la specificità di una regia costruita attraverso azioni sceniche definite da una sequenza pianificata di ordini telecomandati. Coordina Piersandra Di Matteo. L’ingresso è libero.

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