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emergenza e solidarietà

Alluvione nell'Oltresavio. La testimonianza

Scrive Emanuele Zavaglia, residente in via Caprera, in zona San Rocco. "Abbiamo preso la difficilissima decisione di lasciare momentaneamente il nostro appartamento, decisione dolorosamente necessaria in quanto mio babbo è invalido da un anno e mezzo e non poteva stare in quel drammatico frangente", scrive

foto: Sandra e Urbano (Cesena)

Di seguito pubblichiamo la testimonianza del nostro esperto di calcio, Emanuele Zavaglia, residente in zona San Rocco. Anche lui si è trovato in mezzo all'alluvione. Ora è ospite da parenti, a Cesenatico.

Ecco il suo racconto.

Caro direttore, vorrei condividere con voi la tristissima esperienza che ho vissuto in seguito all'esondazione del fiume Savio, alle 16 di martedì 16 maggio.

Abito in un condominio in zona san Rocco, in città la zona più colpita dall'alluvione. I miei genitori e io eravamo in apprensione già dal martedì mattina perché le notizie che sentivamo dai telegiornali sul livello del fiume non erano buone. Poi, nel primo pomeriggio, è incominciato a piovere. L'apprensione strisciante si è trasformata in panico quando abbiamo visto un'acqua melmosa invadere il giardino del condominio di fianco al nostro.

I miei e io abbiamo incominciato a riempire dei borsoni con roba di primissima necessità come ricambi di abiti e, come misura momentanea, abbiamo chiesto ospitalità ad una nostra co-condomima che abita al secondo piano e lei subito, con una generosità commuovente, ci ha ospitato senza esitazione.

Nel frattempo l'acqua è arrivata anche al nostro condominio e quando l'ho vista lambire il primo scalino del corridoio condominiale. Mi sono sentito morire dentro. Senza contare che è andata via la luce, così tutto il nostro condominio è rimasto al buio, illuminato solo dalle luci di telefonini e candele.

I nostri zii, che abitano a Cesenatico, ci hanno subito telefonato e ci hanno offerto la loro casa per ospitarci. Abbiamo preso la difficilissima decisione di lasciare momentaneamente il nostro appartamento, decisione dolorosamente necessaria in quanto mio babbo è invalido da un anno e mezzo e non poteva stare in quel drammatico frangente. In maniera commuovente, i miei zii hanno contattato la protezione civile, che hanno predisposto l'invio di un drappello di volontari. Essi ci dovevano portare con un gommone fino alla fine di via ex Tiro a segno, perché lì ci aspettava un mio cugino di Torre del Moro, per portarci a Cesenatico a casa dei suoi genitori.

In quel momento è incominciata la seconda e più difficile parte di questa terribile: avrei visto per la prima volta il mio quartiere completamente sommerso dall'acqua. All'arrivo dei volontari, siamo usciti, tra le angosciate preoccupazioni dei nostri vicini di casa, persone eccezionali. Pioveva anche in quel momento e tutt'intorno a noi era un incubo fatto di acqua e fango e io, su quel gommone, ho toccato con mano i disagi che vivono tantissimi immigrati che vengono in Italia a cercare una nuova vita.

Tremavamo come foglie perché, nel tratto tra il nostro portone e il gommone, abbiamo camminato, assistiti egregiamente dai volontari, con l'acqua fino ai polpacci e l'acqua era freddissima. I quasi 200 metri che separano la mia casa e il punto dove ci aspettava mio cugino sono sembrati 200.000 chilometri. Appena giunti al domicilio dei miei zii, eravamo pieni di fango e di acqua dentro le calzature perché, pur calzando pesantissimi stivaloni da neve, la pioggia e il vento che tiravano mentre eravamo sul gommone hanno risparmiato pochissima roba che avevamo portato con noi. Vedendo poi nei tg che la via Ex Tiro a segno è stata la via più colpita dall'alluvione, la stessa via che io e la mia famiglia abbiamo attraversato col gommone, mi sono venuti ancora più i brividi.

E anche adesso penso alla mia via, la via Caprera, tutta piena di fango, con i primi piani e le cantine delle case di miei vicini e conoscenti invasi da acqua e fango. Poi mi vengono in mente chi non ce l'ha fatta e chi ha perso tutto. Poi penso ai volontari che ci hanno tratto in salvo, ragazzi straordinari, degli angeli inviati dal Signore. Persone fantastiche, che ci hanno tranquillizzato e che hanno assistito, soprattutto il mio babbo, in maniera encomiabile. La nostra città e la nostra regione hanno subito ingenti danni, ma sono fiducioso perché la nostra è una terra abitata da gente in gamba e tenace, che non molla e che ricostruirà i nostri quartieri più belli di prima. 

Emanuele Zavaglia - Cesena

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Alluvione nell'Oltresavio. La testimonianza
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