Cesena
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recensione

"Antigone" al Bonci, buona la prima

Lo spettacolo di giovedì sera ha riscontrato un vivo apprezzamento per il cast e le scelte registiche, con reiterati applausi. Si replica domenica 26 gennaio

foto di scena

Se “Antigone” di Sofocle è il testo più adattato nella storia del teatro, il motivo è da rintracciarsi nella particolarità della situazione tragica descritta dall'opera greca. Antigone, sorella di Eteocle e Polinice, non accetta che dei due fratelli uno debba essere sepolto con tutti gli onori, perché ha difeso la città di Tebe, mentre l'altro sia lasciato insepolto in pasto ai cani, perché l'attaccava, per conquistarla. Antigone, in sintesi, difende di fronte al re Creonte i valori delle leggi non scritte, contrapposte alle leggi scritte che regolano la vita della città. È suo dovere dare onorata sepoltura al fratello, anche se era un nemico della patria: le leggi del sangue hanno la meglio sulle leggi degli uomini. La suggestione del testo di Sofocle sta nel fatto che il drammaturgo non prende posizione per uno dei due contendenti, in quanto entrambi hanno delle ragioni: ha ragione Antigone, difendendo gli antichissimi valori del sangue, ma ha ragione anche Creonte, difendendo i moderni valori della città. Lo spirito tragico non può essere racchiuso in una semplice opposizione fra “bene” e “male”, ma trova la sua più profonda ragione d'essere proprio nella sua insanabile duplicità.

Lo spettacolo in scena al “Bonci” di Cesena da giovedì 23 a domenica 26 gennaio, diretto da Laura Sicignano (per il Teatro Stabile di Catania), che riscrive Sofocle con Alessandra Vannucci, si segnala per più motivi: innanzi tutto la brevità, davvero aurea: circa 80 minuti sono la misura perfetta per dare vita a un dramma che non ha, e non può avere, in questo breve lasso di tempo, cadute di tono; in secondo luogo, le scene, belle e suggestive: una palizzata che sembra pronta a crollare su se stessa (e davvero lo fa nel finale) a simboleggiare come le costruzioni che facciamo per difenderci dal mondo esterno siano per loro natura destinate a precipitare al suolo; le musiche, eseguite dal vivo dal polistrumentista Edmondo Romano, che utilizza rielaborazioni di strumenti antichi, in una felice confusione fra antico e moderno, a dirci quanto il tema dell'opera non abbia una data precisa, ma avvenga sempre, dovunque. Lo dice Sofocle, nel Coro più bello di quest'opera: tante cose straordinarie esistono nel mondo, ma la più straordinaria è l'uomo, dove il termine greco indica anche ciò che è spaventoso, in una duplicità affascinante e terribile. Infine, i due protagonisti: Barbara Moselli, giovane e brava, come Antigone, e Sebastiano Lo Monaco, Creonte efficace e umano, nel suo essere re, padre, marito, personaggio del mito e personaggio umanissimo.

Lo spettacolo di giovedì sera, anche se non ha visto una folla di spettatori, ha riscontrato però un vivo apprezzamento per il cast e le scelte registiche, con reiterati e intensi applausi.

La replica di domenica 26 sarà audiodescritta per non vedenti e ipovedenti nell’ambito del progetto "Un invito al Teatro - No limits". Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare il Centro Diego Fabbri di Forlì (info@centrodiegofabbri.it - tel. 0543 30244).

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