Cesena
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La cultura cesenate, conservazione e valorizzazione

Con Italia Nostra si è parlato di cultura, di monumenti e non solo

In un gremito salone di Palazzo Ghini, ieri, venerdì 17 novembre, in città si è svolto il convegno La qualità della cultura a Cesena, recupero e conservazione dei monumenti. Ben sei gli interventi che si sono succeduti nell'arco del pomeriggio.

Nella foto la nuova Malatestiana

In un gremito salone di Palazzo Ghini, ieri, venerdì 17 novembre, si è svolto il convegno La qualità della cultura a Cesena, recupero e conservazione dei monumenti. Ben sei gli interventi che si sono succeduti nell'arco del pomeriggio. Ha introdotto i lavori Luciano Terranova, presidente di Italia Nostra (sezione Cesena e Valle del Savio), ricordando i 40 anni dalla fondazione della sede cesenate; Daniele Molinari, avvocato e “cesenista” (riprendendo la definizione dei seguaci di fra' Michele da Cesena nel Medioevo, nella moderna accezione di appassionato studioso della sua città) ha svolto la funzione di moderatore. Argomento di tutti gli intervenuti, ascoltati da un Christian Castorri, assessore alla cultura, molto interessato, la cultura cesenate nel particolare quadro della sua conservazione e valorizzazione.

Primo a parlare, Claudio Riva, storico ben noto e appassionato difensore della Biblioteca Malatestiana dalle trasformazioni succedutesi a partire dal 2013, anno dell'apertura della “Nuova Malatestiana”. «La Malatestiana oggi, ha detto Riva, è un luogo d'incontro al cui interno c'è anche la Biblioteca Malatestiana. Si è detto che la Nuova Malatestiana avrebbe dato più spazio ai libri, ma ora in biblioteca ci sono meno libri a disposizione dei lettori: nella biblioteca a scaffale aperto, attualmente chiusa, c'erano ben 52.000 volumi, mentre oggi nella “piazza del sapere”, ovvero la vecchia palestra del Liceo “Monti”, ce ne sono appena diecimila, quanto in una biblioteca di quartiere. Per non perdere quanto è stato fatto in passato, è necessario che la Malatestiana abbia un direttore: senza, è la biblioteca antica a essere ridimensionata». Claudio Riva ha anche pubblicamente ringraziato l'assessore Castorri per aver fatto sì che la Sala verde, ovvero la sala di consultazione dei documenti antichi, fosse riaperta agli studiosi tutti i giorni.

È stata poi la volta dell'architetto Giampiero Teodorani, che ha sottolineato come per la politica culturale servano progetti, che attualmente sembrano latitare. «L'ultima volta che questo procedimento è stato fatto è stato nel febbraio 2006, quando il Consiglio comunale votò a favore del progetto del Museo della città. Quel progetto, che vedeva anche la partecipazione della Facoltà di architettura, è stato poi lasciato da parte: avrebbe chiuso tutti i piccoli musei diffusi sul territorio per permettere a un visitatore, con la visita a un unico luogo, di conoscere gli elementi più importanti del territorio». Teodorani è tornato a parlare della Malatestiana, affermando che a suo parere non ha senso costruire una biblioteca nuova e lasciare i libri in un magazzino: il progetto della “Grande Malatestiana” vedeva l'utilizzo di tutti gli spazi lasciati liberi dal Liceo classico in funzione della biblioteca, non con l'aggregazione di realtà diverse.

L'architetto Pino Montalti ha tratteggiato la situazione della cinta muraria e della Rocca nuova (comunemente chiamata Rocca Malatestiana, anche se posteriore all'età di Malatesta Novello), ricordando che nel 2019 tutto il mondo festeggerà i 500 anni della morte di Leonardo da Vinci, il quale ha lasciato ben dieci disegni realizzati a Cesena, un privilegio che potrebbe essere anche un eccellente volano pubblicitario per la città. In particolare, Pino Montalti ha sottolineato la necessità di restaurare con una certa urgenza le mura e i rastelli che conducono alla Rocca, in pessime condizioni di conservazione.

Pier Paolo Magalotti ha ricordato la storia della Società di ricerca e studio della Romagna mineraria, nata trent'anni fa per valorizzare il villaggio minerario di Formignano, oggi completamente abbandonato e prossimo alla totale perdita di una storia di primaria importanza a livello internazionale, terminata nel 1962, quando chiuse l'ultima miniera di zolfo. Hanno chiuso il pomeriggio Daniele Molinari, che ha invitato il Comune a ripetere le iniziative a favore dell'Archivio di Stato, e l'avvocato Andrea Sirotti Gaudenzi, che ha ricordato la necessità di essere orgogliosi di Cesena, che ha un peso enorme nella storia: il passaggio di Cesare sul Rubicone, il sacco dei Bretoni del 1377 (che spinse il papato a ritornare in Italia dopo la “cattività avignonese”), la lettera di Coluccio Salutati che informò l'intera Europa del sacco dei Bretoni, l'abolizione della schiavitù ad opera di papa Pio VII, l'esempio di amor patrio del cesenate Leonida Montanari, ucciso a Roma il 23 novembre 1825. «Solo difendendo il nostro passato possiamo difendere il nostro futuro», ha sostenuto Sirotti Gaudenzi, fra gli applausi dei tanti presenti.

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