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Coronavirus, la testimonianza di un infermiere del Bufalini: "Ho la testa che mi scoppia e ammetto che spesso mi viene da piangere perché mi sento fragile"

"Ammetto che la rabbia adesso sta vincendo su tutto, perché aver visto  - dice l'infermiere da noi interpellato - il mio popolo ai ristoranti, centri commerciali, negozi, dopo un provvedimento importante come quello di tenere le scuole chiuse, già da ben due settimane, mi ha fatto male" 

Foto SIR/Marco Calvarese

In questi giorni di emergenza, ci sono persone in trincea. Sono gli infermieri e i medici. Abbiamo chiesto a un infermiere del Pronto Soccorso dell'ospedale "Bufalini", di cui preserviamo l’anonimato, di raccontarci come si affrontano queste giornate di lavoro. 

Come sta vivendo questo momento, c’è paura? 

La notte si fatica a fare sonni tranquilli. E-mail e messaggi nella chat del lavoro arrivano in continuazione, per non parlare di tutte le persone anche lontane, che si ricordano di dove lavori e ti messaggiano per avere informazioni. Ho la testa che mi scoppia e ammetto che spesso mi viene da piangere perché mi sento fragile. Le mie emozioni sono molto contrastanti in questo momento: rabbia, sconforto, paura, insicurezza, delusione, e nello stesso tempo pensieri di incoraggiamento interiore. Ammetto che la rabbia adesso sta vincendo su tutto, perché aver visto il mio popolo ai ristoranti, centri commerciali, negozi, dopo un provvedimento importante come quello di tenere le scuole chiuse, già da ben due settimane, mi ha fatto male. 

C’è qualcosa che vorrebbe dire a chi ci legge? 

Solo la paura è riuscita a fermare gli italiani, ma non le regole. Provo rabbia anche perché in quelle due settimane vedevo il pronto soccorso pseudo deserto e amici e parenti mi chiedevano: quindi chi veniva prima non era poi così urgente. E la risposta vien da sé...

Rabbia perché tutto questo non era prevedibile ma limitabile. 

Si sono viste in televisione molte manifestazioni di solidarietà nei confronti dei sanitari. Anche a voi sono arrivate? 

Ricevo diversi messaggi per me e tutta la mia squadra del Pronto soccorso. Sono gesti che riempiono il cuore, ma sono comunque difficili da dimenticare gli insulti presi fino a non molto tempo addietro per aver assegnato un codice bianco, o per i tempi di attesa lunghi. Non so se tutti lo sanno che è diventato necessario avere una guardia in Pronto soccorso per le diverse aggressioni che subiamo. 

Ha paura del contagio? 

Torno a casa spesso e penso se ho fatto delle manovre sbagliate che possano avermi contaminato. Ho iniziato a fare la doccia al lavoro (come tutti noi) sperando di tornare a casa dai nostri nonni, genitori, figli, il più pulito possibile. Dobbiamo fare i conti con divise che devi sfilare obbligatoriamente passando dalla testa (dopo 11 ore in cui ti sei occupato di pazienti affetti o sospetti) e sappiamo ormai tutti quali sono i canali di infezione. Preciso che abbiamo altri dispositivi sopra le divise, ma se potessimo metterci un camice in cemento probabilmente lo faremmo per sentirci più sicuri. 

Il commissario ad acta della Regione Sergio Venturi ha detto in conferenza stampa qualche sera fa che fate orari di lavoro al di fuori di ogni turno normale… 

Racconto ciò che vedo io: una caposala che credo che non sia mai andata a casa prima delle 12 ore di lavoro (sabato compreso) per noi ha saputo avere nonostante tutto queste parole: io non vi mollo, voi non mollate me, perché voi siete la mia super squadra. Aveva i goccioloni agli occhi…  

E a casa con i figli come fa?

Devo anche parlare della scuola, come genitore. Per quanto questo Covid-19 ci abbia fatto fare un salto nella tecnologia, a fianco dei ragazzi c’erano comunque genitori che non sempre riuscivano ad attivare un account, scaricare app, in poco tempo. Per non parlare di computer non compatibili con i vari sistemi. E questa è stata l’ennesima incombenza sulle spalle di noi genitori. Molti di noi hanno dovuto combattere con questa tecnologia piombataci addosso. 

E adesso?

Ora abbiamo tutti, e solo adesso posso dire tutti, un solo obiettivo: sconfiggere il Coronavirus e tornare alle nostre vite. Noi non molliamo, non fatelo nemmeno voi.

Ora vi saluto... Ho un altro turno oggi che mi aspetta.

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