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Coronavirus. Il dottor Praticò: "Ogni giorno entriamo in reparto con lo spirito di essere più forti della malattia e con la voglia di vincere ogni battaglia"

A colloquio con il primario del reparto Covid-Medicina dell'ospedale "Bufalini". "La presenza di medici e infermieri, di fatto irriconoscibili, non facilita il contatto umano col paziente - dice il medico - per cui cerchiamo in tutti i modi di instaurare un colloquio e una gestualità che superi la ‘freddezza’ della ‘bardatura’ con cui ci presentiamo"

L'ingresso del reparto Covid-Medicina dell'ospedale "Bufalini"

In primissima linea a Cesena, in lotta contro il Coronavirus, c’è il dottor Beniamino Praticò. Da poco più di un anno è il direttore dell’unità operativa medicina interna di Cesena e Cesenatico. A lui abbiamo chiesto di tratteggiare un ampio quadro della situazione sul territorio e di fare comprendere all’opinione pubblica come il personale affronta questa emergenza sanitaria.

Dottore, al momento qual è la situazione dei numeri degli ammalati Covid? Il sindaco nei giorni scorsi ha detto che nel nostro ospedale non ci sono particolari criticità.

Il numero cambia di giorno in giorno… Complessivamente, ad oggi, il numero dei ricoverati ha raggiunto circa le 100 unità. Grazie a un’attenta programmazione coordinata dalla Direzione Sanitaria del Bufalini, in base all’andamento delle necessità di ricovero, ‘’regoliamo’’ il numero dei posti letto dedicati ai malati Covid.  Questo è possibile in quanto l’assistenza ai malati Covid è stata organizzata su più livelli, con Unità operative che possono aumentare la propria capienza ricettiva: reparto di Terapia Intensiva per i più gravi, quindi reparto di Terapia Sub-intentensiva, Reparto di Degenza ordinaria, reparto post-acuti. Tutti questi reparti lavorano in rete fra loro con l’obiettivo di portare quanto prima il paziente a un livello minimo di bisogni assistenziali e alla guarigione, per farlo poi rientrare al domicilio. Il numero complessivo dei pazienti dimessi aumenta. Questa è la gratificazione più grande che un team medico-infermieristico possa avere.

Per quanto siamo ancora in grado di reggere?

La risposta organizzativa di cui ho appena parlato credo sia la migliore possibile. Per quanto riguarda il personale sanitario coinvolto nella gestione dei pazienti Covid, tutti…davvero tutti stanno reagendo in maniera encomiabile… direi quasi commovente. Tutto il personale si impegna con grande passione e la disponibilità va ben oltre l’orario del turno assegnato. Fra i reparti si respira un clima di collaborazione che supera ogni aspettativa. Al momento stiamo reggendo in maniera soddisfacente. Ovviamente si spera che il picco sia presto raggiunto e che il trend dei ricoveri cominci a scemare.

Con quale spirito vi recate ogni giorno al lavoro in questa emergenza?

Con lo spirito di essere più forti della malattia e con la voglia di vincere ogni battaglia che questa epidemia ci pone davanti, riuscendo a guarire quante più persone possibile.

E' vero che scarseggiano mascherine e gli altri presidi protettivi?

Nei giorni di esordio dell’epidemia, pur non essendoci mai trovati senza mascherine, abbiamo lavorato con scorte ridotte. Ora la situazione generale riguardo ai dispositivi è meno problematica e mi risulta che altro materiale si renderà disponibile nei prossimi giorni.

Molte sono state le donazioni in questi giorni. Sono andate a buon fine? Ci sono delle urgenze cui dover fare ancora fronte?

Non posso che ringraziare quanti hanno manifestato concretamente la loro solidarietà. I fondi raccolti a livello aziendale servono a sostenere l'acquisizione di apparecchiature e dispositivi per la cura e l'assistenza ai malati, anche in base alle priorità che vengono a determinarsi.

Come vivete i rapporti con i pazienti? Come viene vissuto l'isolamento?

La visita medica è il momento in cui cerchiamo di dimostrare ai pazienti la massima vicinanza. La presenza di medici e infermieri, di fatto irriconoscibili, con maschera, visiera, cuffia, calzari, camice a tenuta, non facilita il contatto umano col paziente, per cui cerchiamo in tutti i modi di instaurare un colloquio e una gestualità che superi la ‘freddezza’ della ‘bardatura’ con cui ci presentiamo. Il colloquio con i pazienti su temi che non si limitino al loro stato di salute è fondamentale per dimostrare appieno la nostra voglia di essere loro vicini e la nostra convinta volontà di impegnarci al massimo per loro.

E con i familiari?

I familiari non possono accedere al Reparto per cui i pazienti frequentemente contattano i loro parenti con il cellulare. Allo stesso modo noi medici diamo informazioni telefoniche ai familiari per aggiornarli quotidianamente delle condizioni cliniche del loro congiunto. 

E voi, medici e infermieri, che rapporto avete con le vostre famiglie?

In questo periodo viviamo pochissimo a casa… ma è ovviamente il momento della giornata in cui ricarichiamo le energie e viviamo momenti di vera tranquillità. Nei confronti dei nostri familiari cerchiamo di infondere serenità.

Si riesce a vincere la paura di queste settimane così difficili, a tratti drammatiche?

Non vedo colleghi impauriti, ma semplicemente consapevoli della necessità di svolgere il proprio lavoro adottando tutte le precauzioni possibili. Medici e infermieri sono consci di stare combattendo contro un virus molto contagioso, che è in grado di determinare quadri morbosi che espongono al pericolo di vita chi viene infettato.

Vive mai momenti di scoramento? Se sì, come si superano?

Momenti di preoccupazione sì…scoramento no. Questi momenti si superano stando insieme fra colleghi, affrontando collegialmente i problemi e ricevendo conforto dai risultati positivi che riusciamo a raggiungere. Calorose manifestazioni di fiducia e di vicinanza ci giungono quotidianamente da tutti i cittadini cesenati, dal sindaco e dal consiglio comunale, che sentitamente ringraziamo.

Qual è il clima tra colleghi e all'interno dell'ospedale? 

Ne ho accennato prima, i colleghi sono molto determinati e motivati… Ho solo un cruccio: non riuscirò mai a rendere in maniera adeguata all’opinione pubblica l’impegno e l’abnegazione dimostrata da tutto il personale sanitario che ho avuto l’onore di dirigere.

Riesce a pensare a come potremmo essere tra qualche giorno? Tra qualche settimana? O le basta affrontare le emergenze quotidiane? 

Ci penso, ma voglio essere concentrato sulle sfide quotidiane che questa malattia ci propone. Le previsioni rischiano di essere smentite dai fatti. La speranza di svegliarci un giorno senza nuovi contagi è la fiamma che ci dà la forza di continuare a combattere tutti i giorni con lo stesso impegno.

A cosa si aggrappa quando sente notizie di continui contagi?

Alla convinzione che i provvedimenti di isolamento e il distanziamento sociale in atto, imposti alla popolazione, devono necessariamente portare i frutti attesi e che, come accaduto in Cina, arriveremo presto al picco epidemico a cui seguirà la parabola discendente dei contagi.

Infine, ha una parola da dire a tutti? Un consiglio? Un invito? Una raccomandazione? Anche un conforto...

Applichiamo le regole di isolamento e di distanziamento sociale che ci sono state prescritte. Fatelo.

Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. In casa c’è sempre qualcosa che non abbiamo potuto fare in questi anni, o un hobby che non abbiamo curato a sufficienza a causa della frenesia che la nostra quotidianità ci ha sempre imposto. Oppure un buon libro da leggere. O ancora meglio abbiamo la possibilità di curare i rapporti interpersonali nel nucleo familiare. Come conforto, vi propongo la mia convinzione che questo distanziamento sociale in realtà ci renderà tutti più vicini, più propensi a ragionare in maniera collettiva, meno egoisti e più capaci di ascoltare gli altri.

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