Cesena
stampa

emergenza sanitaria

Coronavirus. Il primario del Pronto soccorso: "Si è molto ridotta la pressione sul nostro reparto e su tutto l'ospedale"

A colloquio con il dottor Alessandro Valentino: "Ora temiamo un po’ il ritorno dell’emergenza, ma in questo momento non abbiamo elementi che ci possano indicare che ciò debba accadere. Non abbiamo nulla che indichi questa eventualità"

Coronavirus. Il primario del Pronto soccorso: "Si è molto ridotta la pressione sul nostro reparto e su tutto l'ospedale"

“In questo periodo siamo passati da una media di 200-250 accessi al giorno del 2019 agli 80-90 di quest’anno”. Lo dice il primario del Pronto soccorso e medicina d’urgenza, il dottor Alessandro Valentino. “È chiaro – aggiunge – che la pressione sul Pronto soccorso, e in genere sull’ospedale si è molto ridotta”.

“Negli ultimi dieci giorni non abbiamo visto, qui da noi, nessun paziente positivo, a parte quei pochi arrivati con chiari sintomi da Covid-19 – aggiunge il dottore -. Stiamo pagando un po’ in termini di personale sanitario, con dieci persone positive tra i due reparti. Solo un medico è ricoverato. Gli altri sono in isolamento domiciliare”.

“Come si può ben intuire dai numeri che le ho fornito - prosegue il primario - la pressione ora è bassa da noi. Sta cambiando di nuovo l’organizzazione dell’intero ospedale. Alcuni reparti Covid verranno chiusi, ma non smantellati. Abbiamo paura che ci possano essere dei ritorni con i contatti sociali che giustamente verranno riaperti a breve. L’ospedale ora è comunque pronto anche per riprendere in cura le patologie tradizionali".

E per il Coronavirus, si teme un’ondata di ritorno? “Ora sappiamo di cosa abbiamo parlato e cosa stiamo trattando – risponde il primario -. La situazione è stata molto impegnativa, ma mai critica. L'intero ospedale non è mai stato messo in crisi dalla pandemia. Stiamo trattando, come è accaduto fin dall’inizio, molti pazienti a domicilio. L’impegno profuso è stato tanto, ma le posso assicurare che l’ospedale non è mai andato in difficoltà”.

“La Terapia intensiva – prosegue il dottore - ha sempre avuto posti liberi, a disposizione, tanto è vero che abbiamo di continuo accolto pazienti da altre zone. Ora temiamo un po’ il ritorno dell’emergenza, ma in questo momento non abbiamo elementi che ci possano indicare che ciò debba accadere. Non abbiamo nulla che indichi questa eventualità. Come le dicevo, negli ultimi dieci giorni abbiamo visto solo casi provenienti da case di riposo o nostri operatori sanitari”.

Avete sempre avuto i dispositivi di protezione che vi servivano? Dall’esterno si è inteso che, vista la carenza di materiale, ci si sia concentrati sui reparti Covid e Terapia intensiva. È stato davvero così? "Abbiamo sempre potuto lavorare secondo le direttive ministeriali – risponde il medico -. E abbiamo sempre tenuto corsi per l’addestramento circa l’uso corretto dei famosi dpi. Non abbiamo mai visto carenza dei presidi. Anzi, le dico che ne abbiamo usati anche in più rispetto a quanto ci veniva prescritto, per cercare di tutelarci maggiormente”.

Come mai, allora, avete una decina di casi tra i vostri operatori? “Prima di tutto perché è impossibile sapere dove e in che modo uno viene contagiato. Secondo perché da noi arrivano pazienti senza sintomi che magari sono portatori di Coronavirus, come il nostro ultimo medico risultato positivo, senza sintomi di alcun genere. E infine anche perché mascherine di ogni genere non danno una copertura totale. Le Ffp3 la danno al 98 per cento, le Ffp2 al 95 per cento. L’assoluta certezza circa la protezione non si potrà mai avere”.

Ci sono stati casi di contagi di ritorno? “Sì, per pazienti clinicamente guariti, cioè per quelli che avevamo dimesso, ma che ancora non avevano i due tamponi consecutivi negativi. Di questi casi ci sono stati – dice il primario -. Per i cosiddetti negativizzati, quelli con i due tamponi negativi nell’arco di 24 ore, direi di no. Nessuno è tornato in ospedale”.

Le risulta che chi ha contratto il virus possa poi riprenderlo? “Non sappiamo quanto potrà essere duratura l’immunità acquisita. Per virus simili esiste, ma per questo caso si tratterebbe solo di ipotesi. Il virus è nuovo e quindi non si può sapere”, dice il medico.

E le terapie applicate? “Stiamo utilizzando terapie per le quali non esistono approvazioni da parte degli organismi mondiali della sanità – aggiunge il primario -. Abbiamo sempre usato quello efficace per l’artrite reumatoide, l’ormai famosa idrossiclorichina. Ora, in combinazione, usiamo anche anticorpi monoclonali. Insieme, i due farmaci, danno ottime risposte per l’infiammazione polmonare”.

Come mai a Cesena, rispetto al resto dell’Emilia-Romagna, abbiamo casi più ridotti come numero e come gravità? “Credo dipenda dall’avere approcciato i pazienti in maniera rapida, evitando il ricovero in Terapia intensiva, con tante persone seguite a casa loro. Su 100 ricoverati ne abbiamo a casa 400”.

Da ultimo, dottore, meno accessi al Pronto soccorso con molti che hanno rinunciato a venire da voi… Come è andata? “Adesso si sta tornando alla normalità – aggiunge il dottor Valentino – anche con le patologie tradizionali. Come le dicevo, abbiamo avuto grosse riduzioni di afflussi. Tutta la patologia di scarsa gravità non ha fatto ricorso a noi. Così a Cesenatico abbiamo potuto chiudere il Pronto soccorso durante la notte, dalle 20 alle 8 di mattina. In questo modo abbiamo recuperato personale per rafforzare l’ospedale di Cesena”.

Creative Commons - attribuzione - condividi allo stesso modo
Coronavirus. Il primario del Pronto soccorso: "Si è molto ridotta la pressione sul nostro reparto e su tutto l'ospedale"
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti) disabilitato.

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento