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emergenza sanitaria ed etica medica

Coronavirus. L'intervento di un operatore sul campo: "La lacerante scelta dei medici: selezionare eticamente è inaccettabile"

A proposito di un documento dell'Asl, poi modificato, scrive il medico: "L’attenzione a tutte le persone anche le più vulnerabili deve essere garantita sempre. Non è accettabile che possano correre il rischio di essere o sentirsi abbandonate o discriminate”

Foto Ansa/SIR

“Nei primi giorni di aprile è stato diffuso dalla direzione sanitaria dell’Asl un documento, per altro apprezzabile, in cui si dispongono istruzioni operative ai medici per ‘l’individuazione precoce e la gestione del paziente con sospetta malattia da nuovo Coronavirus (Covid-19)’. In una sua prima stesura, trasmessa capillarmente, il testo conteneva purtroppo anche una scarna paginetta relativa ai ‘criteri di accesso in terapia intensiva’, dove si sposavano, in modo che a molti è apparso acritico, le tesi contenute in un documento redatto dalla Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), relative ai criteri di scelta per ammettere i pazienti alle terapie intensive. Molto opportunamente questa paginetta sembra sia stata eliminata dopo le osservazioni critiche pervenute da diversi soggetti.

Non è un mistero che il documento Siaarti, dopo un attento esame, abbia sollevato molte perplessità e disapprovazione da parte di più ambienti medici. Non ultima la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), il cui presidente ha ribadito come la prima guida di un professionista sia il Codice di deontologia medica, che obbliga noi medici a considerare uguali tutti i malati e a curarli senza discriminazioni. Non dobbiamo, insomma, rassegnarci a dover ‘selezionare’ i pazienti secondo parametri precostituiti, che darebbero l’idea di una preoccupante deriva eutanasica. È nostro dovere, al contrario, sollecitare le amministrazioni affinchè siano ‘messe in atto tutte le misure necessarie’, utilizzando qualunque risorsa e ogni servizio possa concorrere a gestire l’emergenza.

Anche il Comitato nazionale di bioetica si è espresso molto chiaramente in relazione al dibattito sul documento Siaarti. Ha indicato nel ‘criterio clinico’ quello più idoneo alla base delle scelte in una situazione emergenziale, scongiurando esclusioni o scelte aprioristiche nell’accesso alle cure. Ciò significa seguire prioritariamente due criteri: quello di appropriatezza clinica, quindi una ‘valutazione medica dell’efficacia del trattamento rispetto al bisogno clinico di ogni singolo paziente’, applicando ‘il principio di efficacia e di proporzione’, e quello di attualità, ovvero ‘la precedenza di cura a una probabilità prossima e non remota’. Insomma, la valutazione anche in situazione di emergenza deve basarsi sul criterio clinico. Ogni altro scenario discriminante, ogni automatismo generalista (quali età, disabilità o altro) deve essere escluso nella possibilità del paziente di accedere alle cure.

Stupisce, a questo riguardo, una polemica insorta nel mondo politico cittadino. Alla legittima preoccupazione sollevata per la presenza di questi parametri discriminanti nella prima stesura del documento dell’Asl, è stata opposta una cortina di critiche che a molti è apparsa pretestuosa. Sarebbe stato più opportuno ed efficace un confronto più serio e approfondito su un tema etico e morale fondamentale per la nostra società che, in questo periodo, è stato ripetutamente sollevato anche dalla cronaca quotidiana. L’attenzione a tutte le persone anche le più vulnerabili deve essere garantita sempre. Non è accettabile che possano correre il rischio di essere o sentirsi abbandonate o discriminate”.

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