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Di Placido replica al sindaco: "Nella sua arringa poca memoria storica"

"L'Unione dei Comuni era nata anche per ottimizzare le spese", ha scritto il consigliere comunale della lista "Cambiamo"

Nella foto d'archivio, il palazzo comunale di Cesena

Si è fatta attendere un giorno solo la replica del consigliere della lista "Cambiamo" al sindaco Enzo Lattuca che ieri, in una conferenza stampa, aveva risposto alle accuse per un nuovo direttore generale dell'Unione dei Comuni. 

“Chi frequenta, come il sottoscritto - ha scritto Luigi Di Placido - i consigli comunali ormai da 20 anni è abituato ad approcciarsi a certe tematiche in maniera un po’ più realistica rispetto a chi, come il nostro sindaco, vanta una breve esperienza amministrativa. Anche perché in politica gli argomenti (così come gli abbagli) ciclicamente si ripetono e, sulla scorta dell’esperienza accumulata, a noi politici “più navigati” certe vicende sanno tanto di deja-vù. 

‘La presunzione senza l'esperienza il più delle volte sbaglia’, diceva qualcuno - ha proseguito il consigliere comunale -. E l’adagio calza a pennello al nostro sindaco che, fedele all’aforisma ‘se non puoi convincerli, confondili’, ci ha regalato sulla vicenda dell’assunzione del nuovo direttore generale dell’Unione un punto di vista singolare e pieno di inesattezze. 

"Per giustificare i costi rilevanti dell’operazione (che è il vero punto centrale della questione), Lattuca afferma che il trasferimento del segretario generale del Comune di Cesena anche alla Provincia garantirà un risparmio sia per il Comune di Cesena che per l’Unione dei Comuni. Peccato che il sindaco si dimentichi di precisare che, per un mero calcolo algebrico, i risparmi della Provincia non possono essere scaricati in maniera automatica sull’Unione dei Comuni", dice ancora Di Placido. 

"Un ipotetico risparmio generato dalla provincia di Forlì-Cesena andrebbe semmai idealmente spalmato tra tutti gli enti pubblici che la compongono (che sono assai di più di quelli della sola Unione dei Comuni della Valle del Savio). Quindi - si chiede Di Placido - una domanda sorge subito spontanea: per quale singolare regola contabile un euro risparmiato dalla Provincia dovrebbe essere un euro risparmiato dall’Unione dei Comuni?".

La vicenda, inoltre, "dà l’opportunità di ricordare al sindaco - aggiunge l'ex repubblicano - che l’Unione dei Comuni era nata per favorire il coordinamento amministrativo tra enti locali, ma anche per ottimizzare le spese. Uno degli obiettivi, infatti, era proprio il contenimento dei costi. Ora, che il sindaco ammetta che, male che vada, ci sarà un aggravio ulteriore di 15 mila euro oppure un pareggio (ma solo secondo lui, grazie alla sua fantasiosa sovrapposizione di costi tra Provincia e Unione dei Comuni) certifica il fallimento di questo obiettivo iniziale, visto che tra le opzioni contemplate da Lattuca l’ipotesi di un vero ‘risparmio’ non viene neppure citata".

Peraltro, visto che il segretario generale del Comune di Cesena (che è anche il segretario generale della Provincia e del Comune di Montiano e che era anche direttore generale dell’Unione dei Comuni) svolgeva egregiamente tutti i propri compiti, la soluzione sembra già servita: perché non affidare il ruolo di direttore generale ad un segretario generale di un altro comune dell’Unione, visto che un duplice incarico non dovrebbe essere troppo gravoso?

Sempre che la funzione del direttore generale sia così strategica nelle dinamiche operative dell’Unione, dubbio che francamente ci rimane. Ad avvalorare le nostre perplessità, ricordiamo ad esempio qualche anno fa quando il Comune di Cesena decise di istituire la figura del direttore generale, a cui noi ci opponemmo anche per ragioni economiche.

Ebbene, alla fine, il Comune arrivò alla conclusione che quella figura poteva anche essere soppressa ed accorpata alla figura del segretario generale. 

Tra le altre cose, il sindaco ha detto: ‘Se i cesenati non hanno capito che cosa fa l’Unione dei Comuni la colpa non è certo dei cittadini’. E su questo siamo d’accordissimo con lui. Perché la colpa, in effetti, non è dei cittadini, ma di chi gestisce l’Unione dei Comuni e, in questi anni, non è mai riuscito - e forse neppure ci ha provato - a far percepire l’importanza di questo ente. 

Per l’opinione pubblica l’Unione è un’entità ancora indefinita, troppo distante dalla gente e se Lattuca è convinto del contrario perché non accettare la sfida di istituire un sondaggio sull’indice di gradimento dei cittadini? Oppure vuole veramente farci credere che, senza l'Unione dei Comuni, gli alloggi di edilizia sociale consegnati in questi giorni a Mercato Saraceno non sarebbero stati realizzati?

La verità è che questa Unione dei Comuni nasce con delle contraddizioni congenite. E il sindaco sbaglia a fare il paragone con l’Unione dei Comuni del Forlivese che, tra parentesi, è stata sciolta perché, ad un certo punto, si è capito semplicemente che non funzionava. 

Quando si uniscono comuni molto grandi - come Forlì o Cesena - con enti molto più piccoli, i problemi sono fisiologici e, alla fine, si scade in un colonialismo amministrativo che a lungo andare non può giovare al territorio. Ecco perché le Unioni vanno sempre fatte fra comuni dalle dimensioni analoghe. Ed ecco perchè abbiamo sempre detto che le Unioni dovevano essere un passo per arrivare alle fusioni tra comuni simili.

Se vuole imparare cosa sono i veri risparmi, il sindaco Lattuca si vada a studiare qualche studio di fattibilità prodotto per la fusione di realtà simili a quelle che compongono la nostra Unione: dopo averlo fatto, magari avrà più pudore nel parlare di risparmi.

“Tutti i sindaci - ha aggiunto Lattuca - sono stati d’accordo per la nomina del direttore generale”, ha detto ancora Di Placido. E vorremmo proprio vedere quale amministratore, di destra o di sinistra, avrebbe mai potuto opporsi all’assunzione di una nuova figura pagata per l’87% dal Comune di Cesena e reclutata per sbrigare lavoro per tutti. Il sindaco, infine, nella sua presunzione, scivola su un’ultima buccia di banana, bollando come fake-news le nostre considerazioni. Evidentemente ha dimenticato che quando usa quel termine fa figuracce. Gli andiamo in soccorso e gli ricordiamo che, durante la campagna elettorale del 2019, etichettò come ‘fake news’ anche la nostra denuncia sul problema degli insoluti nel bilancio di Cesena. Guarda caso, una volta che la sua Giunta si è insediata, l’assessore Acerbi, anche grazie alle nostre sollecitazioni, ha lavorato soprattutto su questo tema, ottenendo ad onor del vero anche qualche apprezzabile risultato, a testimonianza che il problema c’era eccome".

(Consigliere comunale della lista civica Cambiamo)

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