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La famiglia, la società e la politica

Ieri sera Gandolfini a Cesena: "Oggi purtroppo c'è bisogno di ribadire l'ovvio"

In Italia oggi si può ancora parlare liberamente di famiglia? O dobbiamo adeguarci al pensiero pluralista? Quali sostegni concreti la politica è in grado di attuare?” È stato questo il punto di partenza dell’incontro tenutosi ieri sera a Palazzo Ghini con la presenza di Massimo Gandolfini, neurochirurgo e presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli, dal titolo “Famiglia bene comune per il futuro dell’Italia

Ieri sera Gandolfini a Cesena: "Oggi purtroppo c'è bisogno di ribadire l'ovvio"

In Italia oggi si può ancora parlare liberamente di famiglia? O dobbiamo adeguarci al pensiero pluralista? Quali sostegni concreti la politica è in grado di attuare?” È stato questo il punto di partenza dell’incontro tenutosi ieri sera a Palazzo Ghini con la presenza di Massimo Gandolfini, neurochirurgo e presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli, dal titolo “Famiglia bene comune per il futuro dell’Italia”. La serata è stata organizzata dal "Crocevia".

Nonostante la confusione che oggi regna sovrana, a volte anche dentro le nostre comunità, la famiglia è un bene inestimabile non solo per chi è cattolico, ma per tutta la società” ha affermato Gandolfini. Ripercorrendo i fondamenti della dottrina cristiana sul matrimonio e sull’unione uomo-donna, uniti ai principi sanciti nell’articolo 29 della Costituzione, sono state approfondite le motivazioni che vedono nella famiglia il nucleo portante della società. “Se andiamo a rileggere le carte dei lavori dell’Assemblea costituente – ha chiosato il relatore – scopriamo come ci sia stato un ricco dibattito su come dare rilevanza all’unione matrimoniale, escludendola dalle formazioni sociali elencate nell’articolo 2, per farne un pilastro e riconoscerla come l’unica capace di generare una nuova vita”. Poi cita Aldo Moro, protagonista di quella stagione il quale “evidenziava il limite del potere legiferante dello Stato di fronte alla natura sociale e naturale della famiglia”.

“Ecco perché – ha aggiunto – con l’esperienza del family day non volevamo negare i diritti individuali, per altro già ampiamente riconosciuti dall’ordinamento, ma evitare che ci fosse omologazione tra la famiglia e altri legami di natura affettiva”. Ampio spazio è stato dedicato all’analisi dell’ideologia del gender “vero punto di partenza per la destrutturazione della famiglia”, rintracciando nella cesura tra sesso biologico e identità percepita la frattura culturale del nostro tempo. “Oggi c’è bisogno di ribadire l’ovvio. Questa rivoluzione antropologica, in cui l’individuo si definisce non per com’è, ma per come si percepisce, ha generato una categorizzazione plurima, con la quale si tenta di rieducare i pensieri dei bambini, anche in ambiente scolastico”. E cita Amoris laetitia ai numeri 56, 172 e 251 per ribadire come “il nostro Papa su questi temi abbia le idee ben chiare, a differenza di quanto riportano certi giornali nazionali”.

La discussione ha lambito anche l’orizzonte politico, con attenzione al prossimo appuntamento elettorale. Pur non citando mai espressamente nomi e partiti politici, con garbata chiarezza Gandolfini ha ribadito la linea già espressa come Comitato nazionale: “non esiste il partito del family day” ha espresso con fermezza. “Oggi non è tempo del voto di testimonianza perché, oltre al rischio della dispersione, c’è anche quello del danno collaterale, con il risultato di rafforzare quella parte contraria ai nostri valori e principi”. Ricordando che l’impegno culturale e politico non si fermerà al 4 marzo, Gandolfini ha sottolineato che “bisogna costruire lo spazio per ricomporre un’aggregazione di cattolici”. In quali termini? “Non ricomponendo la Dc, come alcuni sull’onda emotiva del Circo Massimo potevano pensare, ma partendo dal basso come fu per l’esperienza dei Comitati civici di Gedda nel dopoguerra”. “Ecco perché – ha annunciato – stiamo lavorando alla costituzione di un gruppo interparlamentare con i deputati a noi affini che saranno eletti, per promuovere coraggiose azioni legislative, come la moratoria internazionale per bandire l’utero in affitto. Un cattolico deve fare politica – ha concluso – ma con capacità convocatorie. Nella partita sul bene comune siamo tutti responsabili. Non esistono giocatori di serie A o B e nemmeno le riserve, perché siamo tutti titolari. Ma con gli occhi puntati al cielo e i piedi ben saldi a terra”.

[fotogallery a cura di Sandra e Urbano fotografi, Cesena]

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