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TEATRO

Il 4, 5 e 6 Cesena ospita "Kura", progetto teatrale che riflette sull'errare dell'uomo

“Kura” nella sostanza rappresenta un’esperienza esistenziale che induce ogni uomo a interrogare il proprio “io” e a riflettere sull’errare umano

Il 4, 5 e 6 Cesena ospita "Kura", progetto teatrale che riflette sull'errare dell'uomo

Quanta cura riserviamo agli altri? Un interrogativo che al giorno d’oggi spesso resta sottointeso e orfano di una qualche risposta. La “cura”, la cantava Franco Battiato, è un sentimento che si riserva all’altro senza secondi fini. Un sentimento cristiano, vero, ma prima di tutto umano. Da esso prende nome un progetto lavorato dall'Associazione cesenate “Alchemico Tre”, ideato e diretto da Michele Di Giacomo in collaborazione con Progetto Giovani del Comune di Cesena, che ha visto e vede coinvolti 15 studenti del Liceo Linguistico Ilaria Alpi in un percorso di teatro, creazione, incontro e scambio sul tema della cura. Il progetto ha preso avvio da alcune domande le cui risposte sono state argomento di 20 incontri per un totale di 52 ore di lavoro.

I ragazzi che vi hanno partecipato hanno posato il loro sguardo sul mondo, attraverso incontri con associazioni del cesenate come il Fai, che si occupa della cura dell'ambiente, l’Officina Vasi, che intende la cura come attenzione ai dettagli e alle piccole cose, e l’associazione Crescendo in Musica con la musicista Cecilia Biondini, che hanno portato alla creazione di una performance teatrale aperta al pubblico il 4,5,6 maggio al Palazzo del Capitano.

“Kura”, questo il nome del progetto, nella sostanza rappresenta un’esperienza esistenziale che induce ogni uomo a interrogare il proprio “io” e a riflettere sull’errare umano. “Partendo dal mito romano della dea Cura, che racconta della creazione dell’uomo, risaliamo fino all’oggi mescolando scene tratte da testi cardini del teatro mondiale, monologhi originali, video, musiche e immagini, per raccontare cos’è la cura nelle nostre vite”. A dichiararlo gli autori dell’iniziativa. “Accompagneremo il pubblico nella Sala Sozzi del Palazzo del Capitano, le scene, vedrà Antigone e Ismene, Amleto e Ofelia, sentirà racconti sull’amicizia, ascolterà un dialogo tra madre e figlio tratto da ‘Il Gabbiano di Čechov’, in un viaggio unico e privato fatto per soli 25 spettatori alla volta, poiché anche l’atto di ascolto richiede Cura”, spiegano.

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