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Il fax e l tecnologia d'oggi per aiutare a votare. Anche in ospedale

Curiosità nel seggio 24

Foto archivio Sir

Curiosa disavventura nella luna notte elettorale per gli scrutatori del seggio 24, presso l'ospedale "Bufalini" di Cesena. Il seggio 24 è speciale per due motivi: innanzi tutto, si trova collocato presso l'ospedale cittadino, quindi è il seggio costituito per i malati, che trovandosi ricoverati presso il nosocomio non potrebbero altrimenti votare. In secondo luogo, è formato da due parti, per così dire: esiste il seggio fisso, che viene utilizzato da un numero assai limitato di pazienti, dato che la maggior parte dei malati non può lasciare la propria stanza o il proprio reparto, ed accanto a quello fisso esiste il seggio mobile, formato da due gruppi di scrutatori, che senza sosta percorrono l'ospedale andando là dove viene detto loro che ci sono cittadini che vogliono votare.

Il punto sta proprio qui: votare in un ospedale prevede un documento aggiuntivo rispetto ai due standard per tutti i cittadini (tessera elettorale e documento d'identità). I malati, infatti, devono possedere anche l'autorizzazione a votare presso l'ospedale, rilasciata dal Comune di residenza. E per questa autorizzazione sono nati i problemi. Siamo nel XXI secolo, mentre si parla di smaterializzazione dei dati, di identità digitale, di posta elettronica certificata, come vengono trasmesse le autorizzazioni dai Comuni all'ospedale? Via fax. Uno strumento certamente datato, non molto rapido e soprattutto a rischio usura.

Nel primo pomeriggio, infatti, ci si è resi conto che qualcosa non andava: arrivavano pochissime autorizzazioni, nonostante decine e decine di pazienti avessero già ripetutamente espresso la loro volontà di esprimere il voto. Una rapida indagine ha portato a scoprire che i fax dell'ospedale non funzionavano bene, e solo a metà pomeriggio si era trovato un fax pienamente operativo, che ha permesso di effettuare la duplice operazione: spedire dall'ospedale la richiesta di voto al Comune, e ricevere dal Comune la tanto agognata autorizzazione.

Il risultato di questo ritardo è stata una congestione delle richieste di voto, con conseguenti viaggi dei seggi mobili in tutti i reparti dell'ospedale. Pur con tutta la buona volontà e camminando più in fretta che si potesse, l'orario di chiusura dei seggi si avvicinava ed erano ancora decine i votanti che stavano aspettando. Così facendo, le 23 sono state raggiunte e superate, e oltre alle richieste dei poliziotti in servizio presso il seggio, gli scrutatori hanno ricevuto le visite dei funzionari della Digos che volevano fare chiarezza sul ritardo accumulato. La questione è stata infine chiarita. Rimane comunque la certezza che nel 2020 si possono trovare metodi di comunicazione più efficaci e meno succubi di una tecnologia ormai remota.

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