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Intervento salvavita all'ospedale Bufalini

Un intervento multidisciplinare complesso ha salvato una donna alla 37esima settimana di gravidanza, e il bambino

Intervento salvavita all'ospedale Bufalini

All'Ospedale Bufalini di Cesena nei giorni scorsi è stato effettuato un intervento estremamente complesso su una paziente alla 37esima settimana di gravidanza, colpita da una embolia polmonare acuta complicata da grave shock cardiogeno.  

“È stato necessario intervenire immediatamente con il parto cesareo in emergenza - racconta il direttore dell’Unità operativa di Ostetricia, dottor Patrizio Antonazzo - ma  è risultato subito che, sebbene il cesareo avrebbe potuto salvare il nascituro, da solo non sarebbe stato sufficiente a stabilizzare le gravissime condizioni della madre”.

Infatti, immediatamente dopo l’estrazione del feto c’è stato un repentino peggioramento della funzionalità del cuore della donna, fino all’arresto cardiaco, refrattario alle manovre rianimatorie convenzionali.

“Abbiamo pertanto deciso di impiantare in emergenza il sistema di supporto alla circolazione più avanzato a nostra disposizione (l’Ecmo), in grado di sostituire immediatamente l’attività del sistema cardio-circolatorio” spiega il dottor Alessandro Circelli responsabile Ecmo aziendale della Unità operativa di Anestesia e Rianimazione diretta dal professor Vanni Agnoletti. Completa il racconto il professor Marcello Galvani, direttore del Dipartimento di Emergenza, Internistico e Cardiologico di Forlì-Cesena: “in queste situazioni la vita dipende dalla rimozione più rapida possibile dei coaguli che ostruiscono il circolo polmonare. I farmaci anticoagulanti o trombolitici sono di limitata efficacia e spesso, come in questo caso, contro-indicati, per cui solo l’estrazione meccanica dei trombi, effettuata per via cardio-chirurgica o attraverso il sistema venoso, può considerarsi risolutiva.”

 

L'intervento è stato effettuato con successo dalla equipe di Emodinamica di Forlì-Cesena ed è consistito nella estrazione dell'abbondante materiale trombotico che occludeva l'arteria polmonare mediante un catetere estrattore ad elevato flusso introdotto dalla vena femorale senza dover così ricorrere ad un intervento cardio-chirurgico in emergenza che avrebbe necessitato del trasporto della paziente e sarebbe comunque risultato ad elevato rischio.

"Il buon esito di questo intervento" - afferma il dottor Fabio Tarantino, responsabile dell'équipe - è il frutto dell'esperienza maturata in questi anni nell'interventistica cardiovascolare ma, soprattutto, del grande lavoro di squadra che ha coinvolto più figure professionali, quali gli anestesisti rianimatori, perfusionisti, ginecologi, infermieri, ostetriche e tutto il personale della sala operatoria e che ha consentito di stabilizzare la paziente, salvare la vita del nascituro e condurre in sicurezza l’intervento".

 

Grazie a questo intervento, la funzionalità cardiaca della paziente è andata rapidamente migliorando fino alla sospensione del supporto extra-corporeo 48 ore dopo.  “Oggi, solo pochi centri di emodinamica possono garantire il trattamento transcatetere della tromboembolia polmonare con un paziente in Ecmo" conclude il professor Marcello Galvani - è fondamentale che si sviluppi una rete adeguata”.

 

Ora mamma e bambino, già dimessi, sono in buone condizioni.

 

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