Cesena
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la città e la fase 2

Intervista a Enzo Lattuca. "Ora abbiamo il dovere di guardare avanti, con tutte le precauzioni richieste"

A colloquio con il sindaco su emergenza sanitaria, economica e sociale e ripresa. "Poter contare su una squadra formidabile, a cominciare dal vicesindaco, mi ha trasmesso una grande serenità, anche quando mi sono dovuto assentare per l'autoisolamento all'inizio della pandemia", dice il primo cittadino

Intervista a Enzo Lattuca. "Ora abbiamo il dovere di guardare avanti, con tutte le precauzioni richieste"

“Il primo pensiero è quello della ripartenza. Di questo ci preoccupiamo in questa fase – dice subito il sindaco Enzo Lattuca raggiunto al telefono tra un impegno e l’altro di queste settimane contrassegnate dall’emergenza da Covid-19 -. L’emergenza sanitaria ora si è affievolita, come pare dai dati degli ultimi 10-15 giorni. Abbiamo il dovere di guardare avanti, applicando tutte le precazioni che vengono richieste”.

Sindaco, qual è la situazione del contagio nel nostro territorio?

Da diversi giorni i casi sono pochi. Sono rimasti alcuni focolai nelle case di riposo. Abbiamo ancora, purtroppo, una scia di decessi dovuti a situazioni di diverso tempo fa. Auspico che nel prossimo week end non si verifichino contraccolpi per l’apertura avviata dal 4 maggio scorso. Al momento non abbiamo segnali in questa direzione. Speriamo sia davvero così. Questo diminuzione importante nei contagi ci darà forza, serenità e coraggio per ripartire.

Che tipo di coraggio?

Ne abbiamo bisogno dal punto di vista economico, umano e sociale. In queste lunghe settimane abbiamo capito quanto siano importanti per tutti noi i legami familiari. E le relazioni amicali. Penso a chi a Cesena è da solo. Ho avuto numerosi messaggi di chi di diceva: ho amici per me importanti. Li comprendo. Speriamo di riuscire a dare una risposta anche a loro in modo che si possano ritrovare.

Ora è il tema economico a occupare la scena..,

Un tema che preoccupa molti. Pare che tutte le aperture che il Governo aveva previsto per il primo giugno possano essere anticipate a lunedì prossimo, 18 maggio, come già annunciato dalla Regione ieri. Per quanto so, stanno per arrivare i protocolli dalla Regione. A mio avviso ci sono le condizioni per riaprire dal 18.

Viste le possibili ripartenze di lunedì, permangono le preoccupazioni per un riaccendersi del contagio, anche se l’impressione di questi giorni è che il virus non stia circolando. È così?

Si tratta di qualcosa di più di un’impressione. Ed è l’effetto positivo del lockdown che tutti noi abbiamo osservato e che oggi ci fa dire che le misure adottate sono state quelle giuste da prendere. Inoltre abbiamo un’altra impressione, suffragata da pareri di esperti: chi si è contagiato nelle ultimissime settimane ha a che fare con un virus meno aggressivo. Si tratta di un’impressione, ma le conseguenze che notiamo, al momento, sono queste.

Un’altra iniezione di fiducia per la ripresa…

Sì, anche questo fatto può infondere altra dose di coraggio. Un coraggio che non è incoscienza, ma deriva anche dalla consapevolezza che le cure che si stanno via via adottando danno sempre migliori risultati. Le diagnosi sono più precoci e più semplici da individuare. I tamponi più vasti, raggiungono anche i contatti dei contagiati, una strategia che prima non veniva attuata, mentre prima venivano solo posti in isolamento. Oggi tutto è migliorato e la situazione è di minore stress. Allo stesso paziente il tampone viene rifatto con maggiore frequenza.

Com’è la situazione nelle case di riposo?

Alla “Maria Fantini” stanno rientrando i primi guariti. Alcuni sono anziani in condizioni precarie. È chiaro che si è trattato di situazioni difficili, con ospiti affetti da pluripatologie rimasti contagiati. I contagiati, in certe strutture sono stati tra il 15 e il 20 per cento degli ospiti, con la mortalità attorno al 50 per cento.

Ora l’attenzione si sposta sul versante economico…

Ovviamente neppure noi siamo esenti da forti ripercussioni che definirei di due tipi: il danno emergente e il lucro cessante. Mi riferisco ai danni che vediamo ora e a quelli che scopriremo tra un po’, in una sorta di onda lunga degli effetti del contagio. Per fortuna il nostro territorio ha larga parte delle sue attività legate al mondo agroalimentare che ha sempre lavorato, assieme a tutto l’indotto. Il turismo, e quanto a esso legato, con imprenditori e lavoratori che risiedono a Cesena, è il settore più colpito. Marzo e aprile, per questo comparto, sono i mesi della riapertura, con i preparativi per la nuova stagione. L’estate che abbiamo davanti non sarà più come le precedenti. I lavoratori coinvolti sono migliaia e le imprese a centinaia. Basta solo pensare anche ai servizi collegati al turismo.

Ce la faremo a uscire da questo tunnel?

Sono ottimista: a mio avviso ce la faremo anche più in fretta di quanto pensiamo. In questo periodo ho notato la grande dignità di tanti operatori commerciali che hanno affrontato questa emergenza senza lamentarsi, ma cercando di intuire come uscirne. E poi il welfare familiare del nostro territorio, con un benessere diffuso che ancora tiene, sta facendo il resto.

Sono aumentati quelli che chiedono un sostegno?

Si amplia la fascia di chi chiede un aiuto. Abbiamo distribuito 2.002 buoni spesa per oltre 500 mila euro. Una decisa fetta di queste famiglie era già nota, ma forse un’altra porzione simile era la prima volta che domandava sostegno.

Vengono chiesti aiuti anche per la casa?

Con le rate dei mutui sospese, chi chiede un appoggio sono coloro che vivono in affitto. Sono state diverse decine, queste richieste, in particolare da parte di chi ha un lavoro instabile o precario o anche irregolare. Oppure da parte di lavoratori stagionali che non godono della copertura degli ammortizzatori sociali.

Sindaco, scuola, lavoro e famiglia, un bel dilemma…

Tenere aperte le scuole era impossibile. Sono convinto, comunque, che non possiamo permetterci di dover rinunciare al lavoro di uno dei due genitori. E spesso è la madre che si sacrifica. Su questo punto non possiamo arretrare. Appena sarà possibile, vorremmo offrire centri estivi per bambini e ragazzi, con una proposta più ampia rispetto al passato, anche perché avremo genitori che hanno già usufruito delle ferie e in estate dovranno lavorare. Vogliamo sperare che agosto, per quest’anno, diventi un mese lavorativo. E poi la ripresa della scuola a settembre. Dobbiamo essere disponibili a innovare al massimo. In agosto faremo un grande lavoro assieme: amministrazione, provveditore, presidi, aziende dei trasporti… I ragazzi hanno il diritto di riprendere il loro normale percorso di crescita e di attività sociale. Si tratta di un cammino educativo per loro fondamentale.

E i centri diurni per i disabili?

Ciò che ci sta capitando colpisce maggiormente i più fragili, in particolare quelli con disabilità. Mi aspetto di poter fare riaprire quanto prima i centri diurni. In alcuni casi è questione di sopravvivenza. Il mio pensiero va alle disabilità più gravi.

Da ultimo, sindaco, finora che ha significato questa esperienza così drammatica?

Talmente intensa che ho pensato di poter raccogliere qualche pensiero di questi due-tre mesi così difficili. Iniziai con l’isolamento. Poi si va oltre le difficoltà. Sono fortunato per due ordini di fattori. Il primo: ho una squadra formidabile, a cominciare dal vicesindaco. Mi sono potuto concentrare su alcune partite, delegando per altre. Anche quando non sono stato presente, tutta era presidiato. Questo fatto mi ha trasmesso una grande serenità. Il secondo: la nostra comunità è rispettosa, consapevole e agisce con dignità, come ho ricordato all’inizio. In questo periodo abbiamo svolto centinaia di controlli sulle attività produttive: non ne abbiamo trovata neppure una irregolare. Non ho mai incontrato disperazione. Tutti hanno compreso le rinunce chieste, comunità cristiana compresa, come la risposta giusta per affrontare la pandemia. Beh, posso dire che per un sindaco questa coesione costituisce un elemento fatto molto importante.

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