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testimonianze e dibattito

L'accoglienza al centro di una serata in parrocchia

Ieri sera a Santa Maria della Speranza (Ippodromo). "Quando vado a prendere i miei figli a scuola, ho due figli nati qui e loro si sentono molto italiani, e li vedo giocare assieme con tutti, bianchi e neri, mi dico: ecco, vedi, loro non guardano al colore della pelle. E penso: allora un futuro ci potrà essere", ha detto l'ivoriano Saidou

Da sinistra, nella foto: il direttore del Corriere Cesenate, Francesco Zanotti, Omar del Mali, Saidou della Costa d'avorio, don Mattia Ferrari cappellano della nave dell'Ong "Mediterranea"

L'accoglienza è il tema del Natale per antonomasia. Come potrebbe essere diversamente. Lo hanno pensato anche nella parrocchia di Santa Maria della Speranza dove ieri pomeriggio/sera è stato organizzato un incontro, dopo la Messa delle 18, in cui si è messo al centro il tema dell'accoglienza. 

Nonostante l'antivigilia di Natale, la chiesa era gremita di gente. Tra i tanti, numerosi gli scout, dai lupetti ai capi, fino agli adulti del Masci. 

Il sacerdote della diocesi di Modena, cappellano sulla nave della Ong "Mediterranea" che opera nel mare che circonda l'Italia, don Mattia Ferrari ha calamitato l'attenzione dei presenti. "L'amore viscerale per Gesù ci deve far muovere. Come accade al buon samaritano che incontrò sulla strada verso Gerico colui che era incappato nei ladri. Non è solo compassione come la intendiamo noi. Ma è qualcosa che ti tocca le viscere, di molto più profondo".

"Attenzione a farsi muovere solo dal servizio - ha ammonito, rivolgendosi in particolare agli scout -. Il servizio va bene. Poi deve condurre all'amore".

L'ivoriano Saidou, braccio destro di Giorgio Pollastri della comunità papa Giovanni XXIII che gestisce l'ex canonica di Bagnile in cui trovano alloggio una dozzina di immigrati, ha raccontato del suo arrivo in Italia, 11 anni fa, e di come ora si dia da fare per aiutare quelli che ancora vengono in Italia partendo dall'Africa. Ha spiegato anche che "Giorgio Pollastri è per me molto più di un padre. Da più di dieci anni sono con lui. Prima a Cattolica dove gestiva un hotel della comunità. Poi alla casa di Bagnile".

Poi l'ammissione più toccante: "Quando vado a prendere i miei figli a scuola, ho due figli nati qui e loro si sentono molto italiani, e li vedo giocare assieme con tutti, bianchi e neri, mi dico: ecco, vedi, loro non guardano al colore della pelle. E penso: allora un futuro ci potrà essere".

Grazie alla traduzione di Saidou, ha parlato anche Omar, 31 anni, uomo del Mali, in Italia da sei mesi. "Sono partito da casa mia, un paese non più sicuro, nel 2019, per andare a lavorare in Libia e mandare soldi alla mia famiglia. Poi quando anche la Libia non è stata più sicura, ho pensato di arrivare in Italia dove ora mi sento accolto".

Di accoglienza ha parlato anche l'assessore ai servizi sociali, Carmelina Labruzzo. "Il Natale ci richiama all'accoglienza. Si tratta di un esame di coscienza per tutti noi, se ci poniamo questa domanda: siamo pronti ad accogliere chi si presenta a casa nostra?".

L'assessore ha parlato anche di Cesena come "città dell'accoglienza, grazie anche alle tante associazioni di volontariato che vi operano. Accogliere è qualcosa che si fa insieme".

Il direttore della Caritas diocesana, Ivan Bartoletti Stella, ha sottolineato che il tema dell'accoglienza per la Caritas "è sempre all'ordine del giorno". Quindi ha aggiunto: "C'è sempre una paura da vincere. E lo si può fare informandosi, per favorire l'incontro tra le persone. Dall'incontro poi nascono prima le relazioni e quindi l'integrazione". Milù, operatrice della Caritas diocesana, ha citato il fondo straordinario istituito dal vescovo Douglas per aiutare le famiglie in difficoltà e intestato ai coniugi Bruna e Consilio Pistocchi e l'ambulatorio medico per i senza fissa dimora. 

"Penso a me e a quanto sono stato accolto dal Signore - ha messo in evidenza Giorgio Pollastri della papa Giovanni XXIII -. E se ciascuno di noi pensa così, allora anche tu, io, noi tutti possiamo accogliere. L'accoglienza è il segno di una chiesa aperta, come la casa-famiglia che assieme a mio moglie Rosa gestiamo all'interno dell'episcopio, vicino al vescovo che invitiamo ogni volta che da noi arriva qualcuno".

Damiano Censi di "Mediterranea" ha fatto presente che tutti i giorni nel nostro mare muoiono persone e che la Ong opera per il riconoscimento dei diritti delle persone e per permettere alle persone di percorrere quell'ultimo tratto di mare che le separa dall'Italia. 

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