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Medicina

La Banca della cute di Pievesestina riceve l’approvazione di un importante brevetto per la conservazione a temperatura ambiente dei tessuti

Consentiti tempi di mantenimento più lunghi per l'uso clinico. Gli inventori sono la dottoressa Elena Bondioli, il professor Davide Melandri e la dottoressa Valeria Purpura

Da sinistra: Purpura, Melandri e Bondioli

Un nuovo successo per la Banca della cute regionale - Centro grandi ustionati dell’Ospedale Bufalini, con sede a Pievesestina di Cesena, diretta dal professor Davide Melandri.

Una nuova metodica di conservazione a temperatura ambiente di tessuti destinati all’uso clinico ha ricevuto nei giorni scorsi il parere favorevole dall'Ufficio brevetti italiano, che ha riconosciuto l’importanza dell’invenzione. Gli inventori del brevetto sono la dottoressa Elena Bondioli, dirigente responsabile dell’attività di Ingegneria tessutale e direttore tecnico Cell factory e Sala criobiologica, il professor Davide Melandri, direttore della Banca della cute di Pievesestina, e la dottoressa Valeria Purpura, dirigente biologo della Banca cute Regione Emilia Romagna.

“Si tratta - spiega in una nota la dottoressa Purpura - di una soluzione che permette di conservare le caratteristiche morfologiche e strutturali dei tessuti fino a tre anni dal confezionamento. Il fatto di poter mantenere il tessuto a temperatura ambiente in questa soluzione è molto vantaggioso perché permette la distribuzione del tessuto ancora confezionato e un suo utilizzo solo in seguito a evidenza clinica.

Al momento il tessuto richiesto dal medico viene scongelato e deve essere utilizzato entro e non oltre tre giorni dallo scongelamento. Nel caso in cui si verifica un problema (per fortuna non capita molto di frequente), il tessuto scongelato non può essere utilizzato e viene smaltito. Con questa nuova  metodica la distribuzione del tessuto in soluzione permette invece di avere un tessuto pronto all'uso e di evitarne l'eventuale smaltimento. È comunque da considerare che la crioconservazione, che prevede lo scongelamento del tessuto e il suo utilizzo entro tre giorni, è una metodica ottimale, soprattutto per i tessuti vitali”. Un ulteriore vantaggio della conservazione dei tessuti in soluzione a temperatura ambiente è l'abbattimento dei costi di stoccaggio in vapori di azoto, necessari per la crioconservazione”.

“Si tratta di un primo risultato che ci riempie di soddisfazione - commenta in una nota il professor Melandri - e al quale tutto il gruppo stava lavorando da tempo. La conservazione a temperatura ambiente semplifica e ottimizza l'utilizzo di alcuni tipi di tessuti per determinate indicazioni cliniche tutto a vantaggio della praticità e, non ultimo, riduce i costi e ne semplifica la conservazione e la distribuzione svincolandoli dalla catena del freddo".

Oltre alla nota dell’Azienda Usl della Romagna, abbiamo chiesto un commento alla dottoressa Bondioli, che avevamo intervistato nel 2022 sul lavoro svolto come Banca della cute (vedi notizia richiamata). "La grande sfida di questa metodica - dice la dottoressa - sarà poterla utilizzare non solo sul tessuto cutaneo e derivati ma anche per conservare ed esportare oltreoceano cellule e organi salvavita per pazienti affetti da svariate patologie".

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