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La Casa di cura San Lorenzino "dona" due codici alla Malatestiana

Si tratta di due opere mediche, più precisamente del “Liber Elhavi”

La Casa di cura San Lorenzino "dona" due codici alla Malatestiana

Una donazione che guarda in due diverse direzioni: così si può sintetizzare l'operazione della Casa di cura San Lorenzino, che per festeggiare i suoi primi 80 anni di vita ha fatto un'operazione doppia. Da una parte, ha finanziato il restauro di due codici della Malatestiana antica; dall'altra, ha donato più di 500 volumi per la Malatestiana moderna. In questo secondo caso si tratta di opere sia di consultazione sia di studio, che spaziano dall'anatomia alla neurologia, dalla biologia alla chimica. Si tratta di una donazione molto preziosa, perché le pubblicazioni scientifiche hanno mediamente una vita più breve delle altre, essendo più di altre soggette a rielaborazioni derivanti da nuove scoperte. Venendo invece ai due codici manoscritti della Malatestiana, si tratta di due opere mediche, più precisamente del “Liber Elhavi”.

Tale testo, che nell'Aula del Nuti è suddiviso in tre tomi (due sono quelli attualmente restaurati, il terzo lo sarà prossimamente), è opera di Muhammad ibn Zakaryaar-Razi, medico e scienziato persiano vissuto fra IX e X secolo. Un importante studioso, a cui si deve, fra le altre cose, la prima descrizione conosciuta del vaiolo. L'opera sua più importante, “Kitab al-Hawi” (“Il libro che comprende”), venne tradotta in latino e per tutto il Medioevo fu noto come “Liber Elhavi” o “Continens”. Non va dimenticato, infatti, che anche se il mondo islamico e quello cristiano si scontrarono più volte nell'arco dei secoli, in Occidente non si ignorava che la medicina e le scienze arabe erano a livelli molto più alti di quelli europei.

I due codici restaurati sono molto diversi: il primo, che ha la segnatura S.V.1 (nell'Aula del Nuti questa segnatura identifica se il pluteo e destro o sinistro, il numero romano identifica il pluteo e quello arabo la sua collocazione nel pluteo), risale al XIV secolo, e forse faceva parte di quel nucleo di codici che passarono alla biblioteca voluta da Malatesta Novello direttamente dalla biblioteca del convento francescano. Contiene i primi dodici libri dell'opera di Razi. Il secondo, che ha la segnatura S.V.2, e contiene i libri XIII-XVI, è invece uno dei codici realizzati per volontà di Novello, nella seconda metà del XV secolo, proprio per completare il “Liber Elhavi” che altrimenti sarebbe stato incompleto. Il restauro non è stato particolarmente difficile, anche perché i codici della Malatestiana, grazie all'eccezionale qualità dell'aula che li contiene, sono tutti in condizioni almeno discrete. Pulitura dalla polvere, sistemazione delle copertine sono stati i lavori necessari per rimettere questi libri in condizione di affrontare egregiamente il tempo a venire. In entrambi, una targhetta ricorderà il munifico benefattore.

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