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15 agosto

La festa dell'Assunta al Monte. Il vescovo Douglas nell'omelia: "Maria ci conduce da Gesù"

"Ella rifulge non di luce propria, come la luna, ma della luce di Cristo", ha aggiunto monsignor Regattieri

Foto Pier Giorgio Marini

Qui sotto pubblichiamo il testo integrale dell'omelia che il vescovo Douglas ha pronunciato sabato scorso, 15 agosto, nella solennità di santa Maria Assunta.

Come sempre, la gente ha affollato la basilica che quest'anno, a motivo delle norme di contenimento del Coronavirus, ha potuto contenere solo duecento fedeli. Gli altri hanno avuto l'opportunità di seguire le Messe grazie a un impianto di amplificazione appositamente installato. Ha celebrato una Messa anche il vescovo emerito di Carpi, monsignor Francesco Cavina.

Ecco l'omelia del vescovo Douglas

1. Annunciazione, nascita e visitazione

Gli affreschi di Giacomo Longhi, nato a Ravenna nel 1531, che noi ammiriamo nel cornicione che gira attorno a tutta la navata della nostra splendida basilica, iniziano, a destra per chi entra,  con la nascita di Maria, la sua presentazione al tempio e lo sposalizio con Giuseppe. Su questi primi tre quadri ci siamo soffermati l’anno scorso. Ora continuiamo con gli altri tre che seguono: l’annunciazione, la visitazione di Maria ad Elisabetta e la nascita di Gesù. Questi tre quadri rimandano ai testi biblici che abbiamo ascoltato in questa solennità. L’annunciazione ci presenta l’umile ragazza di Nazareth che però diventa, come ci ha ricordato la prima lettura, la donna dell’Apocalisse vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto” (Ap 12, 1-2). La visitazione di Maria ad Elisabetta è l’oggetto della pagina evangelica che abbiamo appena ascoltato. E la nascita del Salvatore, terzo quadro, dà inizio a quel Regno che quel Bambino un giorno “consegnerà a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza” (1Cor 15, 24), come ci ha detto san Paolo nella seconda lettura.

 

2. Cristo, il centro

Con uno sguardo che raccoglie insieme i tre quadri, che riproducono rilevanti eventi della storia della salvezza, scopriamo un centro unificatore, un elemento di unità e di convergenza: questi è sempre Lui, il Signore Gesù, nostra vita e nostra unica ragione d’essere, Colui che dà senso alla esistenza di ciascuno e del mondo. Nell’Annunciazione, il centro infatti non è Maria, ma il suo grembo verginale. E, ovviamente, nel grembo il piccolo Bambino che – come annuncia l’angelo - sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (Lc 1, 32-33). Nella Visitazione il centro è ancora Lui, non Maria e nemmeno Elisabetta, ma i loro due grembi: e nei grembi, Lui e il piccolo Battista; ma nel confronto tra i due emerge sempre Lui, il Cristo Signore, come riconoscerà un giorno il rude predicatore del deserto: Lui deve crescere; io, invece, diminuire" (Gv 3, 30). Nella nascita di Gesù, l’evangelista ci invita a porre l’attenzione  non tanto sulla Madre o sul padre, o sulla stella o sugli angeli, ma su di Lui; gli occhi di tutti sono rivolti a Lui, il piccolo Infante, rivelazione del Padre; i piedi di tutti conducono a Lui, che è la Via, la strada, il cammino che porta al Padre; le mani di tutti desiderano toccare Lui; le ginocchia di tutti si prostrano davanti a Lui a cui va l’onore e la gloria dei secoli. Lui e sempre Lui, il Signore Gesù. Mai ci stancheremmo di parlare di Lui, disse un giorno san Paolo VI a Manila: “Gesù è il Cristo, Figlio di Dio vivo (Matth. 16, 16); Egli è il rivelatore di Dio invisibile, è il primogenito d’ogni creatura, è il fondamento d’ogni cosa; Egli è il Maestro dell’umanità, è il Redentore; Egli è nato, è morto, è risorto per noi; Egli è il centro della storia e del mondo; Egli è Colui che ci conosce e che ci ama; Egli è il compagno e l’amico della nostra vita; Egli è l’uomo del dolore e della speranza; è Colui che deve venire e che deve un giorno essere il nostro giudice e, noi speriamo, la pienezza eterna della nostra esistenza, la nostra felicità. Io non finirei più di parlare di Lui: Egli è la luce, è la verità, anzi: Egli è «la via, la verità e la vita» (Jo. 14, 6); Egli è il Pane, la fonte d’acqua viva per la nostra fame e per la nostra sete; Egli è il Pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il nostro conforto, il nostro fratello. Come noi, e più di noi, Egli è stato piccolo, povero, umiliato, lavoratore, disgraziato e paziente” (29 novembre 1970).

 

3. Maria porta a Lui

Ma noi oggi festeggiamo Lei, la Madre. E perché allora ci siamo attardati a parlare di Lui. A dir la verità, non saprei a chi dare più spazio: se a Cristo o a Maria; ma in realtà, come ben sappiamo, non esiste l’Uno senza l’Altra. Maria porta a Gesù. Ella è tutta protesa a Lui; Ella rifulge non di luce propria, come la luna, ma della luce di Cristo. Il sommo Poeta ha scritto nella Divina Commedia di Lei: “Riguarda ormai nella faccia che a Cristo / più si somiglia, ché la sua chiarezza / sola ti può disporre a veder Cristo” (Paradiso, Canto XXXII, 85-87). Sono parole messe in bocca a san Bernardo che esorta Dante a guardare il volto di Maria, perché solo il suo splendore potrà aiutarlo a contemplare la figura di Cristo: Maria è quanto di più somigliante a Cristo ci possa essere. “La luminosità della sua ‘faccia’ - commenta un padre benedettino di Praglia - scaturisce soprattutto dalla luce divina che abita in lei e della quale si può dire, a ragione, che sola può ‘disporre a veder Cristo’. Sì, Maria conduce a una sempre più piena conoscenza di Cristo, perché si è sempre più espropriata di ogni pretesa di prensione, per vivere un’esistenza pienamente donata a Dio e ai fratelli. Quando una creatura si illumina di Cristo, diventa non solo luminosa, ma nel suo gesto oblativo si fa anche illuminante” (S. Carotta,  Sequela, p.161).

Maria rimanda a Lui, il sole del giorno; Ella infatti è acclamata dalla Chiesa come stella della mattino. Anzi, san John Henry Newmann afferma che “è prerogativa di Maria essere stella del mattino, in quanto annuncia il Figlio. Ella non risplende per se stessa o da se stessa, – continua il santo – ma è riflesso del suo e nostro Redentore. Ella lo glorifica. Quando all’orizzonte Ella appare, noi sappiamo che Egli è vicino” (). H. Newmann). Pensate fratelli carissimi: se Maria, che è un riflesso della Luce vera (Cfr Gv 1, 4-5.9), splende così tanto, immaginarsi come sarà la Luce vera, Cristo Signore, verso cui adesso si dirigono i nostri passi e che attendiamo di incontrare, un giorno, con trepidante attesa.

la gente alla messa delle 6 al monte il 15 agosto 2020

Foto Pier Giorgio Marini

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