Cesena
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Stagione teatrale Bonci

“La traviata” di Giuseppe Verdi al teatro Bonci

La recensione dell'opera di Giuseppe Verdi che ha esordito giovedì 27 settembre e resterà in scena fino a domenica 30 settembre con una serata benefica

Foto PG Marini

«Amami Alfredo», «Parigi, o cara», «Di Provenza il mar, il suol», «Sempre libera»: sono solo alcuni degli immortali brani di quest'opera, in cartellone da oltre 150 anni, dopo il fiasco clamoroso con cui, alla “Fenice” di Venezia nel 1853, il pubblico fischiò non tanto la musica di Verdi, quanto un dramma che colpiva potentemente ciascuno degli spettatori.

Non s'era mai visto, infatti, che un dramma musicale fosse ambientato nello stesso momento storico in cui veniva messo in scena, e anche per lo stesso Verdi questo rimase un “unicum”. Per le commedie capitava, ma le commedie facevano ridere, era lecito. Qui si trattava di un vero dramma, di una tragedia moderna. All'apertura del sipario i benpensanti veneziani si rividero sul palcoscenico del teatro, con gli stessi identici vestiti, fare le stesse cose che nella vita quotidiana magari facevano, ma di cui certo non andavano a vantarsi in pubblico.

“La traviata”, per quanto non lo si voglia sottolineare, descrivendo la protagonista, Violetta, come una «mantenuta» o una «cortigiana» è la storia di una prostituta, una reietta della società, che trova finalmente l'amore, e che deve abbandonare quell'unico amore perché i benpensanti non permetteranno alla sorella del suo compagno di sposarsi.

Il disonore di Alfredo è il disonore di tutta la famiglia, ed è per il bene della famiglia, segnatamente della sorella minore di Alfredo, che non si può più sposare, ad obbligare Violetta ad abbandonare chi ama. Il tutto nonostante la sua vita sia ormai agli sgoccioli: è malata di tisi, e sperava di chiudere gli ultimi anni della sua breve esistenza accanto all'unico uomo che l'abbia amata davvero. Inutile speranza: il buon nome viene prima di tutto, Violetta abbandona Alfredo ed egli scopre la verità solo dopo averle fatto una tremenda scenata.

Giuseppe Verdi sentiva potentemente il dramma di Violetta, perché lui, che conviveva con la cantante Giuseppina Strepponi, era stato messo al bando dal suo paese per questa condotta immorale, ed è con ferocia e con un'arte sopraffina che il grande compositore punta il dito sui benpensanti che rovinano la vita alle altre persone in base a un malinteso senso dell'onore.

Dal 1853 il dramma di Violetta, ripreso dal romanzo (e testo teatrale) di Alexandre Dumas fils, “La dama dalle camelie”, non smette di commuovere ed emozionare, a tal punto che “Traviata” è l'opera lirica più rappresentata al mondo: statisticamente ogni giorno ci sono almeno due diverse edizioni dell'opera sui palcoscenici del pianeta.

Il dramma di partenza oggi è quasi del tutto dimenticato, l'opera di Verdi è più viva che mai, ed è con questo capolavoro che il Conservatorio “Maderna” ha esordito giovedì 27 settembre (repliche con cast parzialmente diverso sabato 29 e domenica 30 settembre) con una serata benefica in favore dell’associazione Orizzonti: con i proventi della serata – ha annunciato prima dell'opera Arturo Alberti – verrà sostenuto il centro Edimar che in Camerun si impegna al recupero dei ragazzi di strada nella capitale Yaoundé.

Il trio di protagonisti, il baritono Warg Xin (Germont), il tenore Zhu Yizhang (Alfredo), il soprano Chun Xi Hu (Violetta), benché molto giovani, hanno retto bene la scena. Particolarmente apprezzata la voce di Warg Xin e le capacità liriche e teatrali di Chun Xi Hu; la voce di Zhu Yizhang all'inizio della rappresentazione è stata un po' sottotono, poi ha recuperato durante lo svolgimento del secondo e terzo atto. Bravi i numerosi comprimari, in particolare Elisa Gentili (Flora) e Alberto Ambrogiani (Gastone).

La traviata al Bonci - Foto PG Marini (3)

L'orchestra del Conservatorio, diretta da Paolo Manetti, è stata efficace e dotata di un suono bello e pulito; la regia di Gian Franco Zanetti è stata essenziale, forse più riuscita nel primo atto: giustamente l'azione è portata ai giorni nostri, perché questo era il senso dell'operazione verdiana, costringere il “bel mondo” a guardarsi allo specchio, e per questo motivo la “cena elegante” di Violetta è consona allo spirito dell'opera.

Forse si sarebbe potuto osare un po' di più nelle movenze degli interpreti, però il quadro generale di spigliatezza e sfrontatezza era efficace. La regia è apparsa un po' più tradizionale negli altri atti, dove si ritorna ad una ambientazione più tradizionale, ma comunque l'effetto generale è quello di un'opera abbastanza snella e di chiara lettura.

Colpo di scena registico, il gran finale in cui Violetta non cade a terra stroncata dalla tisi, ma lascia cadere solo la sua vestaglia, su cui si protendono gli altri personaggi, mentre lei se ne va sul proscenio, verso la luce, che finalmente corona una giovane vita dissipata, che nell'amore ha trovato la sua salvezza.

Giovedì sera il “Bonci” era popolato da un pubblico attento, che ha tributato a tutti i partecipanti, coro, danzatori (Faenz'a Danza), musicisti, coristi e interpreti lunghi sentiti applausi.

La stagione 2018-19 del “Bonci” è cominciata, ed è cominciata molto bene.

La traviata al Bonci - Foto PG Marini (1)

Foto P.G. Marini

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