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Per la Confcommercio: cresce il peso delle spese obbligate per le famiglie

Tra le spese obbligate, la voce abitazione è quella che incide maggiormente arrivando a “mangiarsi” - tra affitti, manutenzioni, bollette, e smaltimento rifiuti – oltre 4.000 euro pro capite, vale a dire un quarto delle spese

Foto d'archivio

Anche a livello territoriale cesenate si percepisce nitidamente che tra le riforme necessarie al Paese, per innescare dinamiche di crescita superiori a quelle che abbiamo sperimentato negli ultimi  anni, vi è il rafforzamento del processo di liberalizzazione dei mercati di offerta di molti beni e servizi obbligati, elemento che non potrebbe che giovare al sistema economico nel complesso e al miglioramento del benessere economico della popolazione. Lo sostiene il presidente Confcommercio cesenate Augusto Patrignani. 

"Questa esigenza emerge nitidamente se pensiamo che secondo un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e il 2020 - afferma Patrignani -. La crisi del 2020 e gli effetti dell’emergenza Covid si fanno sentire sui bilanci familiari con una compressione delle spese libere e un aumento di quelle obbligate che incidono per quasi il 44 per cento sul totale dei consumi delle famiglie (il livello più alto dal 1995) arrivando a pesare per oltre settemila euro l’anno pro capite.
Tra le spese obbligate, la voce abitazione è quella che incide maggiormente arrivando a “mangiarsi” - tra affitti, manutenzioni, bollette, e smaltimento rifiuti – oltre 4.000 euro pro capite, vale a dire un quarto delle spese, dato in crescita sia nel confronto con il 2019 che nel lungo periodo. Nel 1995, in termini pro capite, a questa funzione veniva destinato il 18 per cento dei consumi. I servizi commercializzabili, che tra il 1995 ed il 2019 avevano registrato una costante e significativa espansione della quota di spesa, stanno conoscendo in questi mesi un brusco regresso. Si stima che in un solo anno la quota di consumi ad essi destinata sia scesa dal 21% al 15,6%".

"La sostanziale assenza d’inflazione negli ultimi anni - rimarca Patrignani - non ha impedito che la forbice tra prezzi dei beni e servizi obbligati e beni e servizi commercializzabili continuasse ad ampliarsi. Per quanto riguarda molte delle spese obbligate, i relativi prezzi si formano sovente in regimi regolamentati e, comunque, in mercati scarsamente liberalizzati. Ciò si è riflesso in una perdurante pressione inflazionistica che toglie risorse ai consumi più genuinamente oggetto di scelta. Di tutte queste dinamiche si dovrebbe tener conto quando si ragiona genericamente sulla riduzione della capacità di acquisto, attuando non solo analisi, ma soprattutto politiche concrete per salvaguardare i cittadini consumatori alleviando il peso economico dei servizi obbligati, puntando seriamente sul rafforzamento del processo di liberalizzazione dei loro mercati di offerta".

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