Cesena
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Tra passato e futuro

“Più partecipazione e ascolto”. Le proposte della Zaccagnini per i Quartieri

L'associazione Benigno Zaccagnini ha presentato questa mattina le proprie proposte per il futuro dei Quartieri a Cesena. Ricordando la loro nascita (ad opera dei Dc Dario Sacchetti e Giobbe Gentili) e l'importanza avuta in passato. Lanciata anche la proposta di uno "Sportello facile" a rotazione tra i Quartieri.

“Più partecipazione e ascolto”. Le proposte della Zaccagnini per i Quartieri

C’è qualcosa di nuovo, anzi d’antico, nelle proposte dell’associazione Zaccagnini per ripensare i Quartieri di Cesena. Il sodalizio, nato una ventina d’anni fa per non disperdere l’eredita culturale dei cattolici democratici locali, non poteva che partire dalla storia per presentare la propria idea di decentramento.

Cesena infatti fu la prima città italiana a dotarsi dei Quartieri, ben prima della legge del ’76, secondo un progetto messo in atto tra il 1968 e il 1970 dal Dc Dario Sacchetti (assessore ai Servizi Demografici) con il supporto del vicesindaco Giobbe Gentili. I democristiani erano stati ispirati dalle proposte del “Libro Bianco” per Bologna di Giuseppe Dossetti, il primo a parlare di Quartieri in Italia, un programma preparato una decina d’anni prima in occasione delle elezioni amministrative del ’56.

A presentare le “Proposte per i Quartieri, luoghi di vera partecipazione e ascolto attivo del territorio” sono stati questa mattina, in una conferenza stampa nella sede dell’associazione, il presidente della Zaccagnini Michelangelo Bucci, il presidente emerito Ercole Acerbi e il consigliere dell’associazione Stefano Campana. Era presente anche, in veste di semplice socio, l’assessore comunale Camillo Acerbi.

Il ponte tra passato e futuro è ben simboleggiato dalla proposta del voto ai 16enni: non è una novità di oggi, era già presente nel regolamento del ’73. La Zaccagnini crede nel voto ai più giovani e pensa che nel rinnovo dei Consigli di Quartiere debbano essere coinvolti anche gli extracomunitari residenti da almeno tre anni e gli studenti fuori sede, semplicemente domiciliati e non residenti in città. Così come sarebbe da favorire la più ampia partecipazione di liste spontanee (sottoscritte da almeno una cinquantina di elettori), senza limitarsi a simboli già presenti in Consiglio comunale o in Parlamento, nel rispetto della parità di genere, e con un limite di due mandati per il Presidente per favorire il rinnovamento.

“Le nostre proposte vogliono, prima di tutto, aumentare la partecipazione, creando reti di collaborazione tra generazioni e provenienze diverse – ha spiegato il presidente Bucci – per un ascolto attivo del territorio e per ridare ai Quartieri un ruolo chiave nello sviluppo della città. La decisione del 2009 di eliminare l’elezione popolare dei Comitati di Quartiere, sostituendola con la nomina diretta da parte del Consiglio comunale, non andava in questa direzione. I nuovi Quartieri dovranno riprendere il proprio ruolo sociale coinvolgendo, in un’ottica di sussidiarietà e con un apposito fondo, le iniziative locali di carattere culturale, sociale e ricreativo organizzate da gruppi di cittadini, associazioni, parrocchie e società sportive. Sarebbe utile poi, in un’ottica di vicinanza e prossimità alle frazioni, prevedere un progetto di apertura a turni di una postazione dello Sportello facile nelle sedi di Quartiere”.

Per le città come Cesena (al di sotto dei 100mila abitanti) la legge non prevede la presenza di Consigli di Quartiere, nemmeno in forma opzionale. Il Comune si troverà dunque a dover percorrere una strada molto stretta per le elezioni dei Quartieri (da tempo non più organi di decentramento ma delle simil-associazioni) come nelle elezioni del 2010 che videro, in occasione delle Regionali, seggi separati all’interno delle stesse scuole.

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per illustrare alcune curiosità sul passato, scovate da Acerbi negli archivi dell’associazione (che, tra migliaia di carte, conta ben 102 fascicoli dell’ufficio studi di Cesena). Tra i primi consiglieri di quartiere figurano Roberto Casalini e Piero Gallina (all’Oltresavio), Michele Massarelli, Gino Benito Mordenti, Sanzio Talacci e Domenico Scarpellini (alla Fiorita), Guglielmo Cecchini a San Vittore. Tra gli eletti anche due preti: don Gino Budellacci a Villa Chiaviche e don Giuseppe Zoffoli a Macerone. Pochissime le donne, appena sei su 280 consiglieri.

L’auspicio è che, come allora, i Quartieri possano sfornare politici di razza al servizio del territorio. Ma, a differenza di allora, coinvolgendo davvero tutti e tutte nella difficile ricerca del bene comune.

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