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Centro studi Fipe Confcommercio

Pubblici esercizi, due aziende su tre hanno dovuto ridurre il personale

Situazione stazionaria per i pubblici esercizi dopo circa un mese di lavoro dalla riapertura delle attività. I fatturati sono ancora dimezzati e se le condizioni sono critiche per gli imprenditori, non va meglio per i loro dipendenti

Vincenzo Lucchi, presidente Fipe Confcommercio (ristoratori)

Situazione stazionaria per i pubblici esercizi dopo circa un mese di lavoro dalla riapertura delle attività. I fatturati sono ancora dimezzati e se le condizioni sono critiche per gli imprenditori, non va meglio per i loro dipendenti. Infatti, due aziende su tre hanno dovuto ridurre il personale e circa il 40% di queste dichiara che non tutti i dipendenti in cassa integrazione hanno ricevuto il sussidio. Persistono, dunque, le difficoltà.

È quanto emerge da una indagine nazionale condotta dal Centro Studi di Fipe Confcommercio che ha coinvolto anche attività del cesenate e della Romagna, per monitorare la situazione del comparto tra i più colpiti dalla crisi economica. Si registrano lievi miglioramenti solo sul fronte del sentiment delle aziende. In queste prime quattro settimane, nonostante la maggioranza dichiari ancora una situazione fortemente difficile, aumenta di circa 5 punti la percentuale di chi da una valutazione positiva sull'andamento della fase 2, attestandosi al 22,2%.

Lieve crescita anche tra chi si dichiara soddisfatto di aver riaperto: il 51,5% degli imprenditori a fronte del 46,1% della terza settimana. Resta invece immutata la percentuale di chi ritiene che non riuscirà a tornare ai livelli di attività precedenti al lockdown (66,4%). Il calo medio del fatturato registrato in questo periodo è stato di circa il 50%, con una leggera differenza tra bar e ristoranti, a vantaggio dei primi. Nel dettaglio, i ristoranti registrano un calo del 51,2%, mentre i bar si fermano al 46,8%. A testimonianza delle grandissime difficoltà in cui si trovano le imprese i numeri relativi all'impiego del personale: solo una su tre ha mantenuto lo stesso numero dei dipendenti impiegato nel periodo pre-Covid.

“Il pubblico dei clienti è per lo più formato da giovani, il servizio all’aperto è preferito - mettono in luce i presidenti Fipe Confcommercio cesenate Angelo Malossi (baristi) e Vincenzo Lucchi (ristoratori, nella foto)-. Molte attività hanno ripreso innovandosi e cercando di tramutare la disgrazia del covid-19 in opportunità per un rilancio, ma il percorso è lento e a ancora una volta ci troviamo a dover commentare i numeri di un settore in seria difficoltà. Preoccupa il pessimismo di non pochi imprenditori sulla capacità di resilienza delle aziende perché il rischio è che si entri in una pericolosa spirale che alimenta sfiducia".

"Nel nostro territorio sono state importanti le decisioni assunte dalle amministrazioni comunali di condurre gratuitamente suolo pubblico ai pubblici esercizi - continuano i presidenti - per recuperare all’esterno parte dei coperti che col distanziamento sono stati perduti dentro il locale. La risposta di una fetta di clientela è buona, specie nei week-end, ma il comparto nel complesso sta soffrendo. Più estesamente occorre fare presto a rilanciare il turismo internazionale - perché è certo che nei prossimi mesi avremo più di un problema sul versante della domanda interna. Continua nel frattempo con sempre maggior impegno la azione di Fipe per ottenere misure di sostegno da parte delle istituzioni senza le quali sono a rischio aziende e posti di lavoro".

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