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Quartiere Al Mare. Parla l'ex presidente Nicoletta Dall'Ara: "Ho la sensazione che manchi l'ascolto"

Circa il suo scritto da cui è partito tutto il dibattito, dice: "Di questo post alcuni francamente hanno dato un’interpretazione devo dire fantasiosa, vedendoci giochi di sotterfugi e manovre politiche che francamente non mi appartengono"

Nella foto, la presidente del Consiglio comunale, Nicoletta Dall'Ara

Nei giorni scorsi (cfr pezzi a fianco) si è parlato molto delle questioni che riguardano il quartiere Al Mare. L’ex presidente Nicoletta Dall’Ara, attuale presidente del consiglio comunale, eletta alle ultime amministrative nelle fila del Pd, ha pubblicato un post su Facebook lamentando l’assenza del quartiere sulle reali questioni in campo. Ovviamente le reazioni non si sono fatte attendere, come anche noi abbiamo pubblicato.

In questa intervista, a distanza di qualche giorno dal vivace scambio di opinioni, abbiamo sentito la diretta interessata che da sempre abita nella frazione di Bulgarnò, una di quelle forse più abbandonate dall’Amministrazione comunale. 

Presidente Dall’Ara, perché questo sfogo con un post sui social? Cosa c'è che non va nel quartiere al Mare che ha presieduto per dieci anni?

Non lo definirei uno sfogo, ma un messaggio rivolto a tutte le persone che mi interpellano e mi evidenziano criticità alle quali non sempre riesco a dare risposte. Di questo post alcuni francamente hanno dato un’interpretazione devo dire fantasiosa, vedendoci giochi di sotterfugi e manovre politiche che francamente non mi appartengono.

Chiunque mi abbia contattato per problematiche legate al territorio è sempre stato indirizzato dalla sottoscritta a rivolgersi al Quartiere. Purtroppo ho riscontrato in diversi casi che alcune persone che avevano contattato il Quartiere sono ritornate a pormi domande; vedi il caso del cittadino che si era interessato al defibrillatore, il quale, nonostante gli avessi fornito i recapiti, a distanza di un mese è stato costretto a ricontattarmi. 

C’è stata la pandemia…

Certamente la pandemia non ha aiutato e facilitato i rapporti interpersonali, ma ho la sensazione che manchi l’ascolto, che è una delle prerogative fondamentali per chi si vuole mettere al servizio di una comunità. 

Quali gli elementi di maggiore criticità?

Premetto dicendo che l’assessore alla partecipazione che si occupa dei quartieri è un uomo del fare molto attivo e mi sembra stia lavorando per dare ai quartieri la giusta dimensione.

Sulle criticità posso esprimere delle considerazioni sulla base della mia esperienza e con riferimento al quartiere dove vivo da quando sono nata; non seguo gli altri quartieri.

Certamente la morfologia del quartiere lo rende dispersivo come territorio. Si tratta di sei frazioni che presentano caratteristiche diverse. Macerone e Ponte Pietra sono le due frazioni con maggiore densità abitativa e dotate di molti servizi. Le altre quattro soffrono maggiormente perché non sono ben collegate alla città dal servizio di trasporto e anche perché mancano i negozi. Certo è che nel quartiere vi sono le quattro strade provinciali che accolgono il flusso maggiore di traffico e questo significa che necessitano di manutenzione continua, ma purtroppo la provincia con le sue difficoltà spesso non interviene, anche se bisogna dire che la realizzazione della rotonda di Ruffio è un segnale positivo. 

Fino a poco tempo fa il Comune parlava di gerarchia tra le frazioni. Esiste ancora questa sorta di cappa che impedisce ad alcuni paesi di essere considerati?

Non credo sia così. Certo è che la collocazione geografica di una comunità, come evidenziavo prima, fa la differenza. Le frazioni periferiche risultano essere di difficile gestione per chi governa la città, ma questo non deve essere un ostacolo per cercare di fare il possibile per rendere queste periferie delle comunità attive. 

Capannaguzzo e Bulgarnò troppo scollegate. Cosa occorrerebbe? 

Occorre un servizio di trasporto che non sia strettamente legato al periodo di apertura delle scuole e uno sfruttamento maggiore della risorsa che potrebbe offrire una pista ciclopedonale stupenda, quella del lungo Pisciatello, creando una rete di vie ciclopedonali, per favorire il movimento verso tutte le direzioni. 

Le 400 firme raccolte a Bulgarnò e presentate nel 2013 per la pista ciclabile verso Gambettola sono un patrimonio da valorizzare o possono costituire un peso?

Mettono in evidenza un’esigenza dettata da una comunità. Non mi pare assolutamente una richiesta bizzarra. Anzi, la trovo in linea con le esigenze attuali, una mobilità che non inquina e che si sposa con la voglia di benessere psico-fisico che ogni giorno sempre di più diventa parte della vita quotidiana di tutti. 

E il possibile passaggio del 21 che fine farà?

Chi lo sa? Ci mettiamo nelle mani del sindaco e dell’assessora Lucchi. Mi sembra di aver compreso, anche per voce dell’attuale presidente, che sul tema sia in atto un confronto. Il passaggio del 21 lo proposi anni fa, quando ero in quartiere, all’allora assessora Miserocchi, che però non prese in considerazione la mia proposta. Personalmente la reputo un’ottima soluzione perché potrebbe collegare la frazione di Bulgarnò con Gambettola, l’ospedale Bufalini e il centro città. Darebbe l’opportunità ai residenti della frazione di andare a far spesa, dal medico, in farmacia e anche all’ospedale, poi credo sia necessario dare anche ai giovani l’opportunità di raggiungere gli amici in centro città il sabato e la domenica. 

Altre frazioni si lamentano per le dimenticanze del comune, come ad esempio San Cristoforo e nei giorni scorsi anche Diegaro-Torre del Moro. Che sta succedendo nei rapporti con l'Amministrazione comunale?

Non saprei dire. Il mio ruolo implica un lavoro più legato alla gestione delle sedute consiliari. Se vuole un lavoro fatto sulle carte, il tema che lei mi ha sottoposto è prettamente politico. 

Schermaglie personali e politiche e il bene dei cittadini. Cosa viene prima?

Il bene dei cittadini senza alcun dubbio. Chi viene eletto ha un mandato che è quello di rappresentare gli elettori. Non vi sono schermaglie personali, chi le derubrica così dà un’interpretazione di quel che è successo, molto superficiale.

Per quanto mi riguarda ascoltare i cittadini e farsi interpreti delle loro esigenze, quando queste sono reali, è il mio modo di interpretare la politica. 

Cosa vede nel suo prossimo futuro?

Sono fortunata ad avere un lavoro. Molti purtroppo non lo hanno e non credo sia facile affrontare il quotidiano sentendosi precari. Il lavora è una grande forza ti dà libertà e quando fai politica sentirsi liberi non è una cosa da poco. Quindi, il mio lavoro prima di tutto. Poi sono impegnata in alcune associazioni, ma ho voglia anche di tempo libero per stare in mezzo alla natura che sia montagna o mare.

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