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"Questa è la mia guerra". La storia di Giulia

Questa città sa essere generosa. Non si può lasciare nessuno per strada. Ma il tempo stringe e le scadenze incombono

"Questa è la mia guerra". La storia di Giulia

Di seguito pubblichiamo la storia di Giulia. Il pezzo si trova all'interno del Primo piano, l'approfondimento settimanale sull'edizione cartacea che in questo numero è dedicato al problema casa. Il titolo in prima pagina, "Cercasi casa disperatamente", dice delle difficoltà che si incontrano anche a Cesena. 

"Questa è la mia guerra". Lo dice con molta commozione, in redazione, durante un incontro riservato. D’altronde la questione non è di quelle semplici da trattare. Come si fa a dire che si rischia di rimanere in mezzo a una strada, con la famiglia? Non è facile, immaginiamo, per nessuno. E così è anche per Giulia (il nome è di fantasia, ma la storia è vera).

Di casi simili si è parlato nei giorni scorsi, in città a Cesena, perché l’ex consigliere comunale Davide Fabbri ha sollevato l’argomento e ne è nato un caso.
A volte può accadere, e la vicenda raccontata da Giulia lo mostra in tutta la sua evidenza.
Ci sono mensilità non pagate, rapporti che si sono col tempo incrinati, difficoltà economiche improvvise e imprevedibili. Tutto un insieme inestricabile dal quale, alla fine, emerge solo un dato di fatto: uno sfratto esecutivo di fronte al quale rimane assai difficile avere argomenti plausibili da portare.

«Bisognerebbe saldare i debiti accumulati e ripartire di nuovo – dice Giulia -. Ora come famiglia dovremmo farcela a essere fedeli al pagamento dell’affitto mensile. Come facciamo ad andare via di casa? Non ci è possibile, per diversi motivi: la salute, gli amici, il contorno, la parrocchia. A meno che una pia persona nei paraggi non abbia un appartamento da offrirci».

Ma l’assurdo pare sia che per loro non si può chiedere un alloggio popolare. «Siamo troppo ‘ricchi’ per essere aiutati – ammette Giulia -. Ci vengono prospettate soluzioni, finora, che non riusciamo a sostenere o per noi impraticabili. Ma non disperiamo. Forse partono alcune raccolte fondi. Speriamo di farcela in tempo».

Sul piatto rimane una situazione al limite del drammatico. Non è l’unica, come si è compreso nei giorni scorsi. Ma quella di Giulia è una, di certo. Sappiamo che in diversi si stanno attivando, non sempre con il necessario coordinamento. Qualcosa, pensiamo si possa e si debba fare. Questa città sa essere generosa. Non si può lasciare nessuno per strada. Ma il tempo stringe e le scadenze incombono.

Nel frattempo, se qualcuno vuole fare riferimento al Corriere Cesenate, può scrivere a redazione@corrierecesenate.it, oppure chiamare in redazione al n. 0547/1938590, citando la storia di Giulia.

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