Martedì gli imprenditori del settore incontreranno il presidente della regione Bonaccini
Ristoranti e bar, accogliere il grido di aiuto di tutta la filiera
Confartigianato Cesena: le attività commerciali non riescono a programmarsi. Federico Bertani di "Roovido" in piazza del Popolo: "Dura resistere così"
Con questo inarrestabile alternarsi di divieti, limitazioni e aperture a singhiozzo e a intermittenza, bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie non riescono a programmare le attività e rischiano la chiusura con un depauperamento drammatico dell’offerta cittadina. Lo sostiene Confartigianato Federimpresa Cesena.
“Prima la salute, non si discute - rimarca il gruppo di presidenza - ma i dati della pandemia dimostrano che chiudere le attività di ristorazione non ha sortito i risultati attesi. Ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie, nonché l'intera filiera, hanno investito molto per garantire a clienti e dipendenti la massima sicurezza, dimostrando grande professionalità e senso di responsabilità. La manifestazione di ieri è avvenuta nel rispetto della legalità, il grido di aiuto va accolto. Se a causa di questo balletto di chiusure e di colori cominciano a chiudere delle attività, si spengono le luci delle città. Bar, ristoranti, centri estetici e le attività commerciali e artigianali in genere hanno una strategica funzione sociale e di presidio del territorio. Questo settore così importante è in fortissima sofferenza, ma anche altre attività meno ricordate, come il comparto del wedding e delle cerimonie, in fermo totale da quasi un anno, e poi va citato il settore legato ai matrimoni: fotografi, abiti da sposa, abbigliamento, catering, abbandonato e senza ristori. La politica dei ristori, in generale, risulta insufficiente".
Confartigianato chiede di parametrarli rapportandoli ai danni subiti: "Ooccorre un censimento oggettivo, confrontando i bilanci delle attività, in base al quale si devono calcolare risarcimenti adeguati, come in altri Paesi d’Europa.
Fermo restando che i ristori sono un piano B. I ristoratori vogliono lavorare, non prendere una sorta di reddito di sostegno e il loro dramma vero è brancolare nel buio, non potere pianificare”.
Federico Bertani, ristoratore titolare del ristorante pizzeria ‘Roovido’ in piazza del Popolo a Cesena, socio di Confartigianato è stato tra i promotori della iniziativa ”Io apro” che si è svolta ieri sera. “Si è trattato di una mobilitazione del pieno rispetto della legalità e starei per dire in sinergia con le forze dell’ordine - afferma - e tutto è filato in maniera regolare. Era quello che volevamo: una giusta presa di posizione di una categoria esasperata. Noi abbiamo aperto il locale a metà giugno, abbiamo investito nei dispositivi per la sicurezza, abbiamo rispettato il distanziamento. Insomma, abbiamo fatto le cose per bene e ci ritroviamo chiusi. Eppure i contagi sono nel frattempo di molto
aumentati, ed è evidente che non eravamo certo noi la causa. Non si può lavorare così, con gli stop and go e senza prospettiva. Una tortura. La nostra categoria è molto responsabile. Martedì saremo ricevuti dal
presidente della Regione Bonaccini, ci aspettiamo interventi per farci tornare al lavoro. In zona gialla almeno avevamo il pranzo, ora solo asporto e consegna a domicilio. Dura resistere in queste condizioni, per
noi e per tutta la filiera: fateci lavorare”.
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