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Si concludono i Suoni dello spirito con un omaggio all'Ucraina

La manifestazione è giunta alla 19esima edizione

Si concludono i Suoni dello spirito con un omaggio all'Ucraina

 

La manifestazione, diretta da Paolo Turroni per la società “Amici del Monte”, e giunta alla diciannovesima edizione, si è conclusa con una serata dedicata all'Ucraina: partecipazione numerosa di pubblico e apprezzamento per il tentativo di raccontare la storia di questa nazione, al centro dell'interesse mondiale.

Dom Gabriele Dall'Ara, in rappresentanza del priore del monastero, dom Mauro Maccarinelli, ha salutato i presenti rallegrandosi per la folta partecipazione di pubblico; a seguire, ha portato i saluti dell'Amministrazione comunale di Cesena Carmelina Labruzzo, assessore ai Servizi per le persone e le famiglie, che ha fatto il punto sulla situazione riguardo l'accoglienza dei profughi ucraini.

La serata, resa possibile dalla collaborazione di tante persone, in primo luogo dei soci degli “Amici del Monte” Stefano Brigidi, Umberto Gaggi, Giulio Zamagni, è stata allietata dal contributo musicale, che anche quest'anno è stato reso possibile dalla partecipazione del Conservatorio “Maderna” di Cesena. La direttrice, Laura Pistolesi, in uno scritto ha precisato che quest'anno la collaborazione è stata incentrata sul tema della voce: «la voce che canta insieme alla voce che parla, in un luogo eletto come la Basilica del Monte, rappresenta  una preziosa occasione di riflessione e interiorizzazione dell'umano».

La musica della serata è stata eseguita da Anastasiia Batih, soprano nata il 23 dicembre 1998 nella città di Khmelnytskyi in Ucraina. La giovane interprete è una rifugiata: è in Italia da sei mesi, dall'inizio della guerra; prima studiava al Conservatorio di Kiev, ora studia al “Maderna” di Cesena, nella classe di Canto lirico. Assieme al canto Anastasiia porta avanti lo studio della bandura, lo strumento tipico della musica ucraina, a 64 corde, realizzata in tre o quattro legni diversi. La bandura deriva da un antico strumento greco, la kobza, testimoniata nel VI secolo: la bandura prende forma fra XIV e XV secolo. Era un tale simbolo ucraino, suonato da musicisti ambulanti, spesso ciechi, che negli Anni Trenta Stalin ordinò l'eliminazione di un gran numero di loro. Nel XX secolo la bandura sopravvisse ed oggi è usata dagli ucraini e dalle comunità ucraine nel mondo. Anastasiia Batih ha eseguito tre brani di grande interesse, un brano musicale, “Canzone del vento” e due brani anche cantati, la drammatica “Canzone d'amore”, su una fanciulla tradita, e “Il pozzo profondo”, canzone più allegra, in cui una ragazza si chiede se sarebbe disposta a gettarsi in un pozzo profondo per salvare il suo amore, e afferma che non lo farebbe, perché l'acqua è troppo fredda.

Le letture, realizzate da Loris Canducci, Alessandra Fabiani, Sabrina Guidi, Iuri Monti, Guendalina Salvigni, coordinate da Paolo Turroni, hanno spaziato dalla storia recente dell'Ucraina al suo più remoto passato. In particolare, gli spettatori hanno potuto conoscere, grazie alla collaborazione della professoressa Maria Grazia Bartolini, docente all'Università di Milano, il poeta per eccellenza dell'Ucraina, Taras Shevcenko (1814 – 1861), che per il suo popolo è l'equivalente di Dante per la cultura italiana. Sono stati letti degli estratti dal poema “La grande cripta” in cui, nel 1845, il poeta ucraino mostra l'eroismo del suo popolo nel combattere contro il soverchiante potere russo. «La tomba-chiesa crollerà... - scrive il poeta - ma dal suo fondo risorgerà l’Ucraina. E dissolverà la tenebra della schiavitù, di giustizia illuminerà il mondo, e liberi, le lor preghiere innalzeranno i figli degli schiavi».

C'è stato spazio anche per la Romagna, perché sono stati letti testi dei poeti Loris Pasini e Antonio Gasperini: nel primo caso, una poesia in cui bianche farfalle primaverili si trasformano in falene con l'elmetto; nel secondo caso, una lettera che il poeta immagina di inviare a Janina, piccola vittima di questa terribile guerra: la composizione è stata premiata dal concorso “Scrivile” di Cervia.

Una conclusione di grande successo per la rassegna giunta alla diciannovesima edizione, resa possibile dall'impegno di tanti, a partire dal direttore artistico Paolo Turroni, dalla comunità monastica del Monte, dall'associazione “Amici del Monte”, dall'Amministrazione comunale, dal Conservatorio “Maderna” e dei tanti che si sono dati da fare.

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