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Sono 25 i nuovi operatori Oss grazie all'istituto professionale di Stato "Versari Macrelli"

Forse non tutti sanno che all’Istituto professionale di Stato "Versari Macrelli" di Cesena è possibile ottenere la qualifica di Operatore dei servizi socio anitari. Si tratta di una possibilità molto concreta di lavoro per i ragazzi iscritti all’indirizzo “Servizi per la società e l’assistenza sociale” che aspirano a lavorare in ospedale, in case di riposo per anziani, in strutture per disabili o a domicilio

Sono 25 i nuovi operatori Oss grazie all'istituto professionale di Stato "Versari Macrelli"

Forse non tutti sanno che all’Istituto professionale di Stato "Versari Macrelli" di Cesena è possibile ottenere la qualifica di Operatore dei servizi socio anitari. Si tratta di una possibilità molto concreta di lavoro per i ragazzi iscritti all’indirizzo “Servizi per la società e l’assistenza sociale” che aspirano a lavorare in ospedale, in case di riposo per anziani, in strutture per disabili o a domicilio. Ne dà notizia la stessa scuola con un comunicato diffuso alla stampa locale.

“Per me il corso Oss ha significato tanto, perché mi ha fatto crescere professionalmente e personalmente. – afferma Laura Brusconi, una neo Oss –. Grazie ai tirocini ho potuto capire quali sono i miei limiti e i miei punti di forza e ho imparato a conoscermi meglio”. Alessia Bettolini, altra nuova operatrice socio sanitaria, racconta così la sua esperienza: “Ho deciso di intraprendere questo percorso in un momento in cui, pur avendo la fobia degli ospedali, della malattia, della sofferenza, sono stata costretta ad affrontare tutte queste prove. Mi sono resa conto che prendermi cura di una persona mi faceva sentire bene e alleviava un po’ il suo dolore. Il percorso Oss è stato lungo, a volte ho pensato di non farcela, ma tutte le cose belle in fin dei conti richiedono uno sforzo. Infatti, giunta all’esame, sento che questo corso mi ha arricchita come persona e sono sicura che davanti ad ogni paziente avrò la stessa cura e lo stesso amore che ho avuto nei confronti della persona che ho accudito quando ho iniziato il corso.”

I ragazzi concentrano le mille ore totali del percorso di formazione professionale negli ultimi tre anni di scuola, usufruendo anche di esperti esterni e accedono all’esame di qualifica solo dopo aver svolto 450 ore di stage operativo in case di riposo e in ospedale. 

Gaia Bianconi, altra nuova operatrice, ha deciso di effettuare l’ultimo periodo di stage in una struttura particolare, un hospice, che accoglie malati terminali: “ A questo tirocinio devo tutto. Mi ha fatto capire che ci sarebbe molta meno cattiveria intorno a noi se fossimo più consapevoli che si può perdere tutto in pochi secondi. In Hospice si diventa più forti,un po’ alla volta. Lacrima dopo lacrima, famiglia dopo famiglia, lutto dopo lutto. Ho imparato che le persone sono belle, tutte quante, anche quelle meno piacevoli e che si sentono tranquille anche solo se le prendi per mano. Ho cercato di consolare mogli che stavano perdendo mariti, sorelle che stavano salutando per l’ultima volta i propri fratelli, ho avvertito sulla mia pelle cosa significa sentirsi impotenti di fronte alla sofferenza pur cercando di restare vicini e ho appreso che comunque, nonostante la professionalità, non ci si può abituare alla morte. L’amore non si può quantificare e il dolore di un padre per la scomparsa di un figlio non si può consolare. Questo allena all’empatia e sempre più alla comprensione e all’accettazione dei nostri limiti e di quello che accade, insomma, ci aiuta a diventare più umani”.

Un altro nuovo operatore, Luca Montuori, spiega che “il corso Oss è stata un'esperienza che mi ha dato l'opportunità di capire cosa fare nel futuro e che mi ha fatto riflettere sull'importanza della qualità del nostro lavoro: un nostro semplice gesto può davvero significare tanto per la persona assistita!”.

Laura Brusconi conclude questa breve riflessione affermando che “l’Oss, oltre a fornire un servizio prezioso di cura, trasmette una parte di sé a chi ha bisogno, perché è solo attraverso una relazione positiva col paziente che l’esperienza difficoltosa di una malattia potrà essere associata anche ad un sorriso”.

Venticinque ragazzi sono dunque pronti, col loro entusiasmo, con la loro freschezza e con la loro competenza, a svolgere un servizio di cura con responsabilità e con il sorriso.

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