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Torna a splendere una nicchia in Cattedrale

L'intervento è stato possibile grazie a un lascito. Svelato il nome della donatrice

Da sinistra il vescovo monsignor Douglas Regattieri, la restauratrice Mariella Dell'Amoe, il professor Marino Mengozzi e il parroco della Cattedrale don Giordano Amati (Sandra e Urbano fotografi)

Torna a risplendere, dopo un lungo degrado, la nicchia in capo alla navata sinistra della Cattedrale. Gli affreschi del 1509, la cui memoria si era persa nei secoli, sono stati recuperati con l’intervento di restauro eseguito da Mariella Dell’Amore, la professionista che ha all’attivo la riqualificazione della cupola di Giuseppe Milani della basilica benedettina di santa Maria del Monte. Il recupero è stato finanziato dalla parrocchia della Cattedrale dedicata a san Giovanni Battista grazie a un lascito.

Nel 1683 il vescovo Vincenzo Maria Orsini (1680-1683, futuro Benedetto XIII, un dei quattro papi di Cesena) sottopose la chiesa madre a grandi trasformazioni e soppresse alcuni altari, fra cui quello della Santissimia Trinità. Scomparse e dimenticate, queste pitture ricomparvero nel 1960 nel corso dei grandi lavori eseguiti in cattedrale per volere del vescovo Augusto Gianfranceschi (1957-1977). Rappresentano La Santissima Trinità adorata da san Francesco e dal canonico Cesare Isolani e sono di Antonio Aleotti da Argenta, attivo a Cesena negli anni 1494-1527.

Nel corso della presentazione alla stampa svoltasi questa mattina, il parroco della Cattedrale, don Giordano Amati, ha ringraziato chi ha reso possibile il recupero. “Il mio primo pensiero va a Bianca Morresi, per lunghi anni maestra elementare alla scuola “Carducci” deceduta a più di 90 anni il 9 ottobre 2018. Grazie a parte del suo lascito, abbiamo potuto destinare circa 20 mila euro a questo restauro. Anche questa è un'opera di carità e di bene. Conservare, curare e restaurare le opere d'arte come segni di fede e di evangelizzazione. E poi, in questo dipinto, è contenuta una lezione di teologia: il Padre sorregge la Croce del Figlio e lo Spirito Santo, che aleggia su di loro, simboleggia l'Amore che li tiene uniti”.

Il vescovo monsignor Douglas Regattieri ha aggiunto una nota pastorale. “Noi siamo nell'anno dedicato alla Tradizione, alla trasmissione della fede. Abbiamo ricevuto questo dono da chi ci ha preceduto, come descritto anche nella preghiera del Credo che ho proposto come meditazione durante questi mesi. Credo in Dio Padre, nel suo Figlio e nello Spirito Santo, proprio come sono qui ben rappresentati, in questa bella immagine che ora torna a splendere. Quindi, anche questo ulteriore segno dà valore al nostro cammino, a ciò che stiamo vivendo in tutta la nostra Diocesi”.

L'affresco, in realtà si tratta di “tempera, una tecnica fragile che poggia su affresco”, come ha precisato la restauratrice, si trova in uno dei 16 altari che un tempo era presenti nella Cattedrale. Sormonta un sarcofago in cui sarebbero custodite le ossa di san Severo vescovo che sarebbe stato a Cesena nel VI secolo. L'urna di marmo verde proviene dalla distrutta chiesa dedicata al santo ed è opera di Antonio e Giovanni Grandi (padre e figlio), scalpellini di origine bolognese documentati a Cesena dal 1616 al 1661, che lo realizzarono negli anni 1644-1645.

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