TESTIMONIANZA
Una notte dentro il Santo Sepolcro
Pubblichiamo il racconto di Marco Zani di ritorno dalla Terra Santa
Abbiamo da poco finito l’ingresso solenne con i Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, con cui sono in pellegrinaggio in Terra Santa, quando si fanno le 20 e tutti i turisti e pellegrini vengono invitati ad uscire poiché, sotto gli occhi dei rappresentanti delle varie religioni, il portone della Basilica del Santo Sepolcro deve essere chiuso. Seguo dall’interno, assieme all’amico Andrea, i movimenti ripetitivi, fatti con le stesse modalità definite dal decreto ottomano “Statu Quo” in vigore dall’anno 1852, essendo tra i pochi che, col permesso dei francescani, potranno rimanere all’interno della Basilica per l’intera notte. I religiosi scompaiono velocemente e un silenzio surreale riempie gli spazi in cui, fino a poco tempo prima, brulicavano centinaia di persone.
Mi guardo in torno e mi ritrovo fuori dal mondo nel luogo in cui è cambiata la storia dell’uomo grazie al sacrificio, alla morte e alla Risurrezione di Cristo. Sono sul terreno calpestato da Gesù, dagli apostoli e da Maria da cui, duemila anni fa, è partito l’annuncio della Salvezza. Faccio qualche respiro profondo per prepararmi a vivere al meglio questo dono e per passare questa notte in preghiera. Vado subito davanti all’edicola che contiene il Santo Sepolcro e mi preparo ad entrare per pregare, meditare e ringraziare proprio sulla pietra su cui è stato posto il corpo di Gesù. Ci vuole qualche minuto di concentrazione, il posto è stretto e pieno di oggetti, ma poi ci si ritrova come Pietro e Giovanni a contemplare qualcosa di inaspettato, a sentire la potenza che è stata sprigionata tra quelle pietre in cui l’amore di Dio ha vinto la morte, cercando di caricare la mia fede il più possibile della speranza di partecipare alla vita eterna. Dopo quel momento di meditazione ho pregato per le persone care e per quelle bisognose e malate, ho chiesto gli aiuti per una vita santa e per sopportare le croci che tutti viviamo e ho ringraziato dei tanti doni ricevuti poi, appoggiando mani e volto sulla pietra del sepolcro, ho offerto la mia disponibilità per il servizio nella Vigna del Signore.
Uscito dal Sepolcro ho potuto meditare i dolori vissuti da Gesù nei luoghi dove è stato prima della crocifissione, e stare sopra alla roccia del Golgota dove era posta la Sua croce. Oltre alla preghiera personale c’è stata quella comunitaria insieme ai francescani a metà della notte ed infine al mattino presto con la Santa Messa. Arriva l’alba e usciamo, stanchi ma rigenerati, dal portone nuovamente aperto al mondo per riprendere il pellegrinaggio con i confratelli. Sono grato di questo dono speciale di aver potuto rivivere la passione di Gesù per riportare a tutti la testimonianza del Suo amore per noi.
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