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Villa Bianchi rinata. Parla l'architetto Paolo Ceredi: "Una meraviglia. Un regalo alla città"

A colloquio con il progettista: "Si è trattato di un restauro conservativo. Un lavoro faticosissimo, ma entusiasmante. Una villa che rinasce"

Villa Bianchi rinata. Parla l'architetto Paolo Ceredi: "Una meraviglia. Un regalo alla città"

“È stato un lavoro faticosissimo, ma entusiasmante. A volte da non dormirci la notte. Mi sono divertito”. Così riassume i quattro anni di lavoro Paolo Ceredi, l’architetto progettista di villa Bianchi, Monty Banks, a Ponte Abbadesse, restaurata e inaugurata la scorsa settimana (cfr pezzo a lato). “Si è trattato di un restauro conservativo”, precisa Ceredi che è anche ingegnere.

“Si tratta di un investimento importante sul territorio – prosegue il progettista -. È una villa che rinasce. Un regalo alla città. Un pezzo di storia recuperato, con scelte anche lungimiranti. Spettacolare dentro e fuori. Al piano terra hanno trovato posto il ristorante e la cucina a vista. Al primo e al secondo piano ci sono le 11 camere, molto signorili. Alcune sono vere e proprie suite con taglio benessere. Il piano interrato in parte è adibito a magazzino e in parte trasformato in spa, molto scenografica. Vi abbiamo sistemato bagno turco e sauna, oltre a tutto ciò che occorre per un servizio di livello”.

“Anche l’esterno ha subito diversi interventi – prosegue Ceredi -. La villa è immersa in un grande parco dove ci sono cipressi pluricentenari. Li abbiamo liberati dalla vegetazione. Abbiamo posizionato una illuminazione notturna di tipo teatrale. Anche la passerella inserita ha il valore di un sentiero prospettico: invita a entrare nel parco. Tutta la regia è di tipo cinematografico, vista l’origine della casa che era di proprietà di Mario Bianchi, attore cesenate prima emigrato negli Usa e poi convolato a nozze, nel 1940, con un'attrice inglese. E lo spirito british, questa è una mia libera interpretazione, pare ispirare tutta la villa che fu progettata dall’architetto bolognese Gualtiero Pontoni e realizzata nel 1939. Lo si può notare dall’abside sul retro, la bovindo (finestra ad arco), la pianta a forma di U. E poi ancora le finiture in bugnato grigio e lo stile liberty declinato all’inglese”.

Nel 2015, Michele Manuzzi ed Erika Galbucci fecero il loro rinfresco di nozze proprio a villa Bianchi. Fu amore a prima vista. Dopo alcuni mesi contattarono l’architetto Ceredi. Visto che i coniugi sono titolari dell'azienda agricola Gaudia Vitae nel Cesenate, hanno pensato di aprirvi un agriturismo. Così hanno proposto all’Opera don Dino di affittare per 30 anni e trasformare la villa, che ormai stava decadendo, in un agriturismo. “È così che è partito il grande progetto di restauro – aggiunge Ceredi -. L’edificio è vincolato. Abbiamo lavorato in contatto con la Sovraintendenza alle belle arti di Ravenna. L’intero lavoro è durato due anni”.

“Negli anni era stata un po' maltrattata – conclude Ceredi -. Abbiamo salvato tutto ciò che si poteva e si doveva salvare. Dalle oltre 70 finestre alle porte bugnate, dai pavimenti in marmo alla scala e al corrimano. Ora posso dire: è spettacolare, dentro e fuori. E la piscina, a metà sulla collina e a metà sulla città, in questo luogo che già nel ‘700 era stato definito Belvedere. Mancava l’elemento acqua e noi l’abbiamo inserito. E nell’acqua si specchia la villa. Una meraviglia”.

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