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Vitaccia da social? La Polizia di Stato ti aiuta

Venerdì 5 novembre a Cesena il truck itinerante per la campagna di prevenzione del cyberbullismo

Vitaccia da social? La Polizia di Stato ti aiuta

Venerdì 5 novembre a Cesena fa tappa “Una vita da social”, campagna educativa itinerante della Polizia di Stato sui temi dei social network e del cyberbullismo.

Secondo le stime, un ragazzo su tre ha un profilo fake sui social, cinque ragazzi su sei controllano sempre chi mette like ai loro post, un minore su due è vittima di violenze ed il dato è in netta crescita per i giovanissimi. In questo contesto, la Polizia di Stato scende in campo al fianco dei ragazzi.  

Violenza, vessazione, diffamazione, molestie online. L’obiettivo del progetto è la prevenzione del cattivo uso della “parola digitale”, che sempre più spesso colpisce crudamente i minori, continuamente bersagliati da contenuti multimediali e giochi interattivi sempre più “realistici” e aggressivi.

Gli studenti attraverso la pagina pubblica https://www.facebook.com/unavitadasocial/ potranno lasciare le loro riflessioni contro il cyberbullismo. Da Bologna a Torino, attraversando lo stivale con un truck allestito con un’aula didattica multimediale, gli operatori della Polizia Postale incontreranno studenti, genitori e insegnanti.

“Capire i ragazzi oggi non è sempre agevole – spiegano gli operatori -  soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile. Giovani che sempre più spesso restano contagiati da modelli sociali trasgressivi completamente sconosciuti ai genitori. Sempre più sono i giovanissimi a rischio solitudine che per ore su Internet incontrano altri internauti altrettanto solitari”.

I social network e i giochi on line sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager. Dalla ricerca di Skuola.net per "Una vita da social", però, emergono anche altri fattori interessanti che spesso i Millennials e la Gen Z tengono ben segreti. Emerge che un ragazzo su tre, sul proprio social di riferimento, possiede un account falso. sono circa il 28 per cento quelli che dichiarano di averne uno oltre a quello “ufficiale”, mentre il 5 per cento è presente ma solo con un fake. Perché questa identità anonima? Principalmente per conoscere gente nuova senza esporsi troppo online (26 per cento), oppure per controllare i propri amici senza che loro lo sappiano (21 per cento) nonché per controllare tutti quelli da cui sono stati bloccati (20 per cento).

Non manca chi ricorre ai fake per controllare il proprio partner (10 per cento) o chi cerca di sfuggire dal controllo dei propri genitori (il 4 per cento). Uno zoccolo duro, neanche così piccolo, vive per i like. Per uno su tre, infatti, un contenuto che genera poche interazioni ha un effetto negativo sull’umore. Mentre il 40 per cento, più o meno sporadicamente, è disposto a cancellare un contenuto dalle scarse performance. Su una cosa, invece, i giovani sono in assoluto accordo: il controllo di chi commenta, condivide o clicca mi piace sui propri contenuti. Solo 1 su 6 dichiara di non farlo mai. Questo perché attraverso la guerra dei like si costruiscono amicizie e rapporti personali: solo il 56 per cento è disposto a dare un giudizio positivo ad un contenuto postato da una persona che in genere non ricambia (il cosiddetto like4like). Mentre sono ancora meno (48 per cento) quelli che non ricorrono mai al like tattico, ovvero ad una approvazione di un contenuto altrui col solo scopo di farsi notare.

“Dai dati in nostro possesso e dagli incontri nelle scuole di ogni ordine e grado – concludono gli operatori della Polizia di Stato - si evince l’importanza delle attività di prevenzione: il cyberbullismo è un fenomeno che deve essere affrontato con una pluralità di interventi da parte di diversi organi istituzionali e la scuola ha trovato nella Polizia Postale e delle Comunicazioni un partner privilegiato con cui confrontarsi, coordinarsi ed affrontare le problematiche educative dei giovani in un’ottica multidisciplinare”.

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