Cesenatico
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Operazione Popilia

Criminalità organizzata in Riviera, la preoccupazione del Comune e dei sindacati

Il sindaco Matteo Gozzoli: "Territorio sotto attacco da parte delle organizzazioni mafiose che vedono nelle attività turistiche opportunità per affari illeciti"

foto: Guardia di Finanza

Una maxi operazione della Guardia di Finanza ha portato a far emergere la presenza sulla Riviera romagnola di un gruppo malavitoso organizzato e ramificato, con attività anche a Cesenatico.

L'operazione "Popilia"

I finanzieri del Comando provinciale della Gdf di Rimini, con la collaborazione dei Comandi provinciali di Cosenza e Taranto, hanno dato avvio nei giorni scorsi a una vasta operazione di polizia denominata “Popilia”, in Emilia-Romagna e, in contemporanea, in Calabria e in Puglia, che ha disarticolato il tentativo di alcuni soggetti di origine calabrese, quasi tutti pregiudicati, di insinuarsi nel settore turistico-ricettivo delle province di Rimini, Forlì-Cesena e Siena.

Cinquanta militari della Guardia di finanza, coordinati e diretti dalla Procura della Repubblica di Rimini, hanno dato esecuzione giovedì scorso, nelle provincie di Rimini, Forlì-Cesena e Taranto, a 20 perquisizioni e a un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Rimini che ha disposto misure cautelari nei confronti di 8 persone per i reati di estorsione, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di un’arma comune da sparo e intestazione fittizia di beni. I reati di estorsione sono aggravati, per taluni di loro, dal fatto di aver minacciato la parte offesa con un’arma e di aver evocato la loro appartenenza alla ‘ndrangheta.

Nel contempo, le Fiamme Gialle hanno eseguito il sequestro preventivo, nelle province di Rimini e Forlì-Cesena, delle quote sociali e dei beni aziendali di 6 società, intestate in maniera fittizia a soggetti prestanome, operanti nelle province di Rimini, Forlì-Cesena e Siena nel settore turistico-ricettivo e in quello collegato degli allestimenti fieristici.

Le Gdf di Rimini fa sapere che le investigazioni hanno permesso di far emergere l’esistenza di un gruppo di persone stabilmente stanziato nella provincia riminese, composto da soggetti di origine calabrese, che dal 2018 hanno gestito in forma occulta 5 hotel, un locale pubblico sull’arenile e una società operante nel settore degli allestimenti fieristici e che hanno affermato il proprio ruolo attraverso la repressione violenta dei contrasti interni sorti con i soci che non aderivano al disegno criminoso e con i dipendenti che richiedevano gli emolumenti a loro spettanti per l’attività lavorativa stagionale svolta.

Accanto a questi, è stato individuato un secondo livello costituito da soggetti di origine campana e pugliese, che si sono prestati nell’attività illecita di interposizione fittizia, reclutati all’occorrenza per ragioni di parentela o vicinanza dai singoli indagati.

Le indagini hanno reso possibile documentare le fasi evolutive del gruppo, che in breve tempo, è riuscito a infiltrarsi nell’economia legale della Romagna. In particolare, è emerso che gli indagati, nonostante un apparente situazione reddituale insufficiente a soddisfare i fabbisogni primari, in realtà manifestavano un’elevata disponibilità economica, derivante - come chiarito dalle intercettazioni telefoniche e ambientali - dalla loro partecipazione occulta in numerose società operanti nel lucroso settore turistico-ricettivo, intestate a prestanome, e dalle estorsioni commesse.

Le reazioni

Per il sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli, intervenuto oggi sui social sull'argomento, le infiltrazioni scoperte "sono l’ennesima conferma che il nostro territorio è sotto attacco da parte delle organizzazioni mafiose che vedono nelle attività turistiche opportunità per affari illeciti. La pandemia, unita alla crisi di una parte del sistema ricettivo tradizionale, rischia di spalancare le porte a questi tentativi di inquinamento della nostra economia e della nostra società. Occorre che istituzioni, forze dell’ordine, sindacati e associazioni facciano quadrato. Se da una parte le inchieste e le operazioni come quella appena conclusa dalla Gdf rappresentano la forma di contrato più efficace che lo Stato possa mettere in campo, dall’altra parte - prosegue Gozzoli - il territorio deve reagire anche attraverso una cultura della legalità diffusa che, dai banchi di scuola, deve arrivare fino alle imprese e alla società. Ringrazio la Gdf per l’importante attività investigativa e repressiva messa in campo. Ora gli Enti locali, assieme al modo associativo, devono tutelare e sostenere l’economia sana", conclude il primo cittadino.

Le Camere sindacali territoriali (Uil) di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini, in una nota congiunta "esprimono gratitudine alla Guardia di Finanza di Rimini, per l’esito dell'importante operazione di contrasto alla criminalità, che ha interessato la nostra Riviera. Si tratta di un risultato importante anche perché ripropone all’attenzione di tutta la comunità il tema della legalità". A parere della Uil "l’attenzione della comunità politica, economica e associativa, deve produrre uno sforzo maggiore per una sensibilizzazione che valutiamo ancora troppo timida. L'Emilia-Romagna - prosegue la nota - ha una connotazione produttiva molto avanzata, con distretti economici diversificati in un territorio regionale molto articolato. Si tratta di una regione molto attrattiva per chi è dedito al malaffare e le operazioni di contrasto alla criminalità di questi anni dimostrano la presenza strutturale nei nostri territori di organizzazioni malavitose. Il tessuto produttivo e sociale viene così intaccato nelle sue fondamentali esigenze di tutela della legge per garantire il rispetto delle libertà individuali e collettive. Fattore tanto più importante se si considera che la ripresa post-pandemia e i fondi del Pnrr stanno portando e porteranno un rilancio dello sviluppo produttivo, dove - per la Uil - i temi fondamentali sono la qualità del lavoro, la sicurezza, l’occupazione, la redistribuzione, l’inclusione nel sistema produttivo di giovani e donne e il rilancio del welfare di comunità".

Secondo il sindacato "da tutte queste esigenze, fondamentali per le persone e per la coesione sociale, la malavita e la criminalità più o meno organizzata, devono essere espulse con radicalità, attraverso un'organica, condivisa, sinergica azione di condivisione di valori e azioni. A nostro parere sulle compravendite sospette di attività economiche, deve essere fatto uno sforzo più concreto ed efficace, a partire dal mondo delle rappresentanze di interessi associativi. Deve fare riflettere il fatto che l’indagine, stando alle notizie di stampa, sia potuta partire, dalla coraggiosa ed encomiabile denuncia di un lavoratore, minacciato per avere esercitato il diritto alla retribuzione. Fa inoltre riflettere che operazioni di compravendita di hotel e di gestione di molteplici attività economiche, con ipotesi di riciclaggio di denaro, non debbano trovare ostacoli, segnalazioni, e sospetti preventivi, da parte del sistema delle rappresentanze istituzionali o associative, che blocchino sul nascere queste degenerazioni, prima che arrivino a colpire, lavoratrici, lavoratori o cittadini". Per la Uil "lo strumento del Patto per il lavoro regionale con le sue declinazioni territoriali, rimane lo strumento dove risollecitare, uno scatto deciso a favore di una maggiore attenzione, con azioni concrete per il rispetto della legalità".

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