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L'indagine di Confindustria Romagna e Forlì-Cesena sul benessere nelle imprese

La presentazione dei risultati al Grand hotel da Vinci a Cesenatico

Nella fotografia, da sinistra, Tappi, Maremonti, Giuri, Medel, Barbini

Grandi imprese già attrezzate, piccole che si stanno muovendo per rispondere alle nuove esigenze dei dipendenti. L’obiettivo è il medesimo: migliorare il clima in ufficio e in fabbrica, il benessere dei lavoratori e la reputazione dell’impresa.

 

Sono i risultati dell’indagine sul welfare aziendale svolta su un campione di 195 imprese romagnole associate a Confindustria Romagna e Forlì-Cesena, tra manifattura, servizi e costruzioni, a partire da luglio 2019. Dallo studio emerge che il 42 per cento degli intervistati ha un piano di welfare: di queste il 75 per cento delle aziende ha avviato i piani negli ultimi tre anni, mentre nel 25 per cento è attivo da oltre tre anni. Sul totale dei rispondenti il 34,4 per cento non ha ancora adottato un piano di welfare ma prevede di farlo. Il 24 per cento delle imprese non prevede oggi di adottare un piano di welfare, mentre nel 2017 questo valore era superiore e si attestava al 31 per cento.

 

Dall’osservatorio si nota che l’offerta dei servizi di welfare è caratterizzata principalmente da servizi di sostegno economico ai lavoratori, formazione ai dipendenti, e conciliazione vita lavoro. E questi piani di welfare aziendale, secondo i rispondenti, influenzano in modo rilevante il miglioramento del clima aziendale, della reputazione, e della capacità di attrarre talenti.

 

Ma cosa frena ancora l’adozione di piani dedicati? Le aziende romagnole stanno incontrando prevalentemente difficoltà nella comprensione dei bisogni dei dipendenti e nella conversione dei premi economici in servizi, oltre al costo economico dell’attuazione dei piani di welfare. Un altro tema che richiede attenzione è la comunicazione e il coinvolgimento dei dipendenti rispetto a queste iniziative. La maggiore difficoltà riscontrata dal 30 per cento dei rispondenti riguarda l’individuazione e la soddisfazione dei reali bisogni dei dipendenti.

 

In ogni caso, nel prossimo futuro il welfare aziendale dovrebbe aumentare la propria diffusione: nel 60 per cento delle aziende che hanno già un piano di welfare aziendale è previsto nei prossimi anni un ampliamento, mentre nessuna di queste imprese prevede una riduzione.

 

Il rapporto è il primo risultato dall’accordo del Centro studi di Confindustria Romagna con il dipartimento di Scienze aziendali dell’Università di Bologna con sede a Rimini, tramite il finanziamento di un assegno di ricerca biennale al dipartimento per il progetto “Capitale umano e welfare aziendale nel sistema industriale e dei servizi in Romagna: cambiamenti in atto e prospettive di sviluppo”.

 

“L’iniziativa nasce dall’esigenza di osservare l’evoluzione delle professionalità all’interno dell’industria e punta a una ricognizione e valorizzazione delle migliori pratiche adottate in Romagna – spiegano i presidenti delle due associazioni, Andrea Maremonti e Paolo Maggioli - perché il fenomeno dell’innovazione organizzativa e delle sue conseguenze, in termini di scelte di gestione del personale, è strategico: la transizione verso approcci gestionali coerenti con una logica di ‘Industria 4.0’ genera infatti sfide e criticità rilevanti nella gestione delle persone, delle loro competenze e del loro benessere”.

 

“Nonostante la proliferazione di studi e ricerche condotte sul welfare aziendale negli ultimi anni, vi sono alcuni interrogativi importanti su questo tema che restano ancora aperti – ha spiegato la professoressa Paola Giuri, direttore del dipartimento di Scienze aziendali nella sede di Rimini - Ad esempio, vi è scarsa conoscenza della diversa propensione imprenditoriale ad attuare politiche di welfare aziendale, delle ricadute di queste politiche sulla produttività e redditività, delle azioni di welfare più efficaci per il benessere e la soddisfazione delle diverse categorie di lavoratori, delle strategie attraverso cui le aziende realizzano o accedono al welfare. Crediamo che il nascente osservatorio in Romagna potrà dare un importante contributo per rispondere a questi interrogativi e sostenere le imprese del nostro territorio”.

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