Dal Mondo

Città deserta. Parrocchie abbandonate. Bombardamenti da terra e attacchi aerei continui, giorno e notte. Elettricità e connessione Internet interrotta. La gente è fuggita. Nei campi profughi le condizioni sanitarie sono precarie. La gente ha paura ed è traumatizzata. Si vive così a Loikaw, capitale dello Stato birmano di Kayah, nell’Est del Paese, a prevalenza cristiana

II primo anno non è stato così cupo come si è sentito descrivere e il discorso sullo Stato dell’Unione il prossimo 1° marzo potrebbe darne ampio rapporto. Avrebbe forse potuto ottenere di più e potrà farlo, se, come gli suggeriscono gli analisti politici, abbandonerà definitivamente i panni del senatore per entrare a pieno titolo in quelli da presidente

Missionaria della Consolata, colombiana, con esperienza di missione in Tanzania, racconta quanto sta accadendo in Kazakistan: “Noi - dice la religiosa - abitiamo in un villaggio a circa 40 chilometri da Almaty, un’ora circa di macchina dalla città. Dall’altro ieri ci hanno tagliato internet e le comunicazioni sono molto deboli. Sappiamo che tutto è chiuso"

La morte di almeno una ventina dei circa settemila migranti (stima di Human Rights Watch) che da agosto scorso dal territorio della Bielorussia hanno tentato di varcare il confine per chiedere asilo e aiuto internazionale in territorio polacco, come ha affermato il vescovo “è stata causata da ritardi negli aiuti medici e/o umanitari”

“Siamo invitati a partecipare attivamente non solo alla vita della Chiesa, ciascuno secondo i suoi doni e la sua vocazione, ma anche a quella della nostra società. Non vogliamo essere protetti e messi sotto una campana di vetro, ma essere parte integrante della vita civile e religiosa di questa nostra società”. È l’appello del patriarca

La fine e il principio o saranno i “botti” che ci mettono in fuga violenta dallo smarrimento della vita, dalla paura del futuro, dalla disperazione, o sarà il silenzio di chi cerca la Verità di Dio e su Dio, dell’uomo e sull’uomo e il suo destino