SPIRITUALITÀ
Brasile: Aparecida, oggi il rosario nell’ambito della “maratona di preghiera”
Parla il rettore del santuario più grande del Brasile e del Sudamerica, padre Eduardo Catalfo
“La preghiera del Rosario di oggi ci unisce a tutto il mondo in un momento tanto difficile per il Brasile, ma ci mostra l’amore speciale di questo popolo per il santuario nazionale di Aparecida, visitato dal Papa nel 2013. Nei mesi scorsi ha telefonato personalmente all’arcivescovo. Siamo tanto contenti, pur nell’attuale situazione difficile, di esser oggi così vicini a Papa Francesco”.
Così il rettore del santuario più grande del Brasile e del Sudamerica, padre Eduardo Catalfo, commenta la preghiera del rosario che oggi alle 11 (ora locale, tardo pomeriggio in Italia) sarà recitata nell’ambito della maratona mondiale di preghiera voluta proprio da Papa Francesco.
Una preghiera particolarmente intensa in Brasile, secondo Paese al mondo per numero di vittime (oltre 414mila) e terzo per numero di contagi, 15 milioni. “Pregheremo la Verine, patrona del Brasile, per la salute, per la pace e per i giovani – spiega padre Catalfo – unendo alla preghiera i tanti gesti di carità visibili in questo periodo”.
Un gruppo, composto da adolescenti beneficiati dalle opere sociali del santuario nazionale e da giovani che lavorano in diversi settori della basilica, pregherà le cinque decine durante la celebrazione. Con loro ci sarà l’arcivescovo, dom Orlando Brandes. Proprio ai giovani è particolarmente dedicato il rosario di oggi.
“Loro particolarmente – dice il rettore – stanno vivendo un momento difficile. La pandemia aggrava i problemi dell’istruzione, del lavoro, aumenta la disoccupazione, cresce l’uso di droghe. Credo sia bello, oggi, ricordare le parole dette dal Papa ai giovani, in occasione della Gmg del 2013. Li invitò a essere ‘rivoluzionari’. Oggi c’è bisogno di questa ‘rivoluzione’ della vita, del Vangelo, della verità”.
Il programma di oggi, oltre al rosario in mondovisione, prevede un’intera giornata di celebrazioni e preghiere per la fine della pandemia. Del resto, sia con una presenza ridotta sia attraverso i canali televisivi, sempre in questi mesi il santuario nazionale è stato “un punto di riferimento per i fedeli, soprattutto per dare speranza a chi soffre”, conclude padre Catalfo.
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