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Intervista

Britannici al voto: lotta al Covid e vaccini spingono i Tories di Johnson

Il 6 maggio urne aperte per rinnovare 143 amministrazioni comunali e provinciali, tra le quali il consiglio municipale di Londra e una parte dei consigli di Liverpool, Manchester, Newcastle e Birmingham. Ad essere scelti saranno anche i 129 membri del parlamento scozzese e i sessanta di quello gallese oltre a 13 sindaci

Un'immagina della campagna vaccinale nel Regno Unito. Nelle altre immagini ANSA/SIR il professor Mark Stuart, il sindaco di Londra Sadiq Khan in visita a una scuola materna e il premier Boris Johnson - Foto Ansa-Sir

“Con quasi 130mila morti per Covid il Partito conservatore si prepara a vincere ancora alle elezioni del prossimo 6 maggio, le più importanti dal dopoguerra, e il leader laburista Keir Starmer, che era riuscito un anno fa a battere per popolarità Boris Johnson, rischia di doversi dimettere”. Il professor Mark Stuart, politologo dell’Università di Nottingham, spiega che, tra dieci giorni, la posta in gioco alle urne sarà molto alta.

Per quali istituzioni si voterà?
Si tratta del voto più ampio dalla seconda guerra mondiale perché le elezioni del 7 maggio 2020 sono state cancellate, per colpa del Covid, e fatte coincidere con quelle di quest’anno. Alle urne saranno chiamati circa 48 milioni di cittadini britannici, del Commonwealth e dell’Unione europea, che abbiano almeno diciotto anni o almeno sedici in Galles e Scozia. Voteranno per 143 amministrazioni comunali e provinciali, tra le quali il sindaco e il consiglio comunale della città di Londra e una parte dei consigli comunali di Liverpool, Manchester, Newcastle e Birmingham. Ad essere scelti saranno anche i 129 membri del parlamento scozzese e i sessanta di quello gallese oltre a 13 sindaci.

Quale impatto potrebbero avere il Covid e la campagna di vaccinazione?
Saranno le prime elezioni condotte durante la pandemia. Obbligatoria la mascherina e il foglio che il governo spedisce a casa e una matita o penna mentre, di solito, è sufficiente presentarsi con un documento d’identità. La partecipazione alle elezioni locali è già bassa in tempi normali, attorno al 40%, contro il 70% delle elezioni nazionali. Questa volta la maggioranza voterà per posta. In Gran Bretagna il fattore età è importantissimo nel determinare per chi si vota. I sondaggi dicono che, mediamente, chi ha più di quarantasette anni in genere vota conservatore mentre chi ne ha di meno vota laburista. Il 90% dei cittadini oltre i quarantasette sono stati vaccinati e il successo nel fermare il Covid favorirà il premier Boris Johnson.

È politicamente a rischio il leader laburista Keir Starmer?
Sì. Benché sia in gamba potrebbe andarsene se perdesse l’elezione suppletiva nel seggio di Hartlepool, nel nord d’Inghilterra, che vota laburista da sessant’anni. Si tratta di una circoscrizione che appartiene a quella fascia di seggi del nord Inghilterra che alle elezioni del dicembre 2019 hanno votato Tory per la prima volta garantendo a Boris Johnson una maggioranza di ottanta parlamentari a Westminster. I laburisti vinceranno sicuramente a Londra ma questo sarà merito del sindaco Sadiq Khan più che del leader del partito. È paradossale, ma Starmer viene accusato di essere troppo intellettuale, troppo snob, troppo vicino alle élite cittadine mentre Johnson, che fa parte dell’oligarchia aristocratica che controlla da sempre la Gran Bretagna, è considerato più vicino al popolo.

Queste elezioni potrebbero essere un passo chiave verso l’indipendenza scozzese?
Se la leader nazionalista Nicola Sturgeon conquisterà la maggioranza complessiva al parlamento scozzese, come è possibile, chiederà un secondo referendum per l’indipendenza. Il governo di Boris Johnson rifiuterà ed è possibile che lo Snp, cioè lo Scottish National party, decida di ricorrere ai giudici. Se i tribunali diranno di no, Nicola Sturgeon potrebbe procedere comunque, dando vita a uno scenario simile a quello che si è verificato in Catalogna nel 2017. La leader nazionalista, però, vuole arrivare alla separazione senza dividere la Scozia. Non vedremo, quindi, gli eccessi del caso spagnolo. È anche possibile che il governo di Boris Johnson decida di cedere. Si tratta di un governo nazionalista, non interessato a mantenere la Scozia.

E in Galles?
Il movimento per l’indipendenza è diventato molto più forte dopo la Brexit, che sta danneggiando questa regione del Regno Unito, ma si è assestato sul 40% degli elettori ed è ancora lontano dalla maggioranza. Ci vorrà del tempo prima che si trovino nella posizione di poter chiedere un referendum. Il partito Plaid Cymru, che sostiene l’indipendenza, è minoritario e i laburisti comandano in questa regione da anni. Se perderanno sarebbe un altro motivo per il Partito laburista di volere le dimissioni di Keir Starmer.

Fonte: Sir
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