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emergenza sanitaria e unione europea

Coronavirus e vecchio continente: necessaria una politica di comune accordo che miri al bene di tutti

Il Movimento federalista europeo: “L’Europa si salverà uscendo dalla logica egoistica degli stati nazionali e abbracciando lo spirito dei padri fondatori”

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In questo periodo difficile, l’Europa è giunta inevitabilmente a un bivio: o abbraccia la linea dell’unione politica tra gli Stati, ritornando a cavalcare il sogno e la volontà dei padri fondatori, oppure ciò che l’aspetta è un graduale deterioramento a scapito della sua stessa esistenza. Abbiamo visto come in questi giorni, nonostante la gravosa epidemia che sta colpendo il cuore di tutti gli Stati membri, l’Ue non abbia dato segnali di una politica lungimirante mirata a oltrepassare uno dei periodi più bui della storia del Continente, uscendone il più possibile indenne.

A prevalere nelle discussioni di politica economica tra i vari capi di stato è un affermato egoismo, che rischia di minare i rapporti tra paesi del nord e del sud. Le contrapposizioni, come ci ha ormai insegnato più volte la storia, non servono soprattutto in momenti di comprovata difficoltà. Ciò che risulta indispensabile, è al contrario una politica di comune accordo che miri al bene di tutti. I cittadini europei si aspettano risposte concrete e valide al fine di superare questa crisi e che rispecchino le loro reali esigenze materiali. Per fare ciò, è essenziale riscoprire i valori dei padri fondatori specialmente quello della solidarietà.

In un passaggio specifico della dichiarazione del Movimento federalista europeo, rilasciata lo scorso 27 marzo, si legge in proposito: “È un fatto che, per salvare l’Unione europea, non esistono alternative rispetto ad invertire la logica imperante che spinge ciascuno a cercare il proprio vantaggio a scapito dell’interesse comune. […] Ma in questo momento drammatico, che costringe ad aperture prima impensabili, il Parlamento europeo e gli Stati che invocano un’Europa più solidale e più capace di agire avrebbero tutte le possibilità di ingaggiare questa battaglia e di vincerla”.

Non c’è altra via percorribile, o la solidarietà più volte decantata e lasciata per troppo tempo accantonata oppure la messa in discussione di una realtà politica ed economica indispensabile, in un contesto globale, con il rischio di una sua scomparsa dallo scenario geopolitico. Ma quest’ultima sarebbe una colpa non perdonabile.

È inutile concentrarsi sul Pil o sul debito dei singoli stati. O si vince insieme o si sprofonda tutti. Ha sottolineato questo aspetto anche l’ex premier e attuale Commissario europeo per l’economia Paolo Gentiloni: “Fare da soli? Nessuno se lo può permettere. Paesi più forti e più deboli sono accomunati dal fatto che il livello di integrazione e la moneta unica ci hanno dato una dimensione di garanzia ma anche una capacità di export che nessuno può permettersi di perdere se non con danni irreversibili”. In mancanza di un accordo su un piano comune non si salva nessuno, nemmeno i paesi ricchi. Si operi la scelta giusta insieme, adesso o mai più.

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