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Coronavirus, la testimonianza da Città del Messico: "Nulla ritornerà come prima"

Scrive il cesenate padre Umberto Mauro, missionario saveriano: "I contagi sono cresciuti. Incertezza e incapacità da parte dei governi locali e centrali"

padre Umberto Mauro

Pubblichiamo di seguito una testimonianza sul Coronavirus in Messico che ci giunge dal cesenate padre Umberto Mauro, missionario saveriano.

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Carissimi,

vi scrivo da Città del Messico, dove mi trovo da 14 anni. In precedenza, ero stato, per 10 anni, in 34 comunità dei nostri fratelli indios messicani e, successivamente, per altri 20 anni, in una bella cittadina del centro del Messico, San Juan del Rio. Qui sono stato preside di una nostra scuola e ho insegnato Teologia morale e filosofia in alcuni seminari diocesani e università cattoliche. Da quando mi sono trasferito a Città del Messico ho insegno nell’Università Pontificia. Attualmente, per la forte pandemia del Coronavirus, non esco di casa e opero online.

Tutte le celebrazioni pubbliche della Messa sono state sospese e, con i confratelli saveriani della comunità e gli studenti di Teologia, provenienti da varie parti del mondo (Bangladesh, Brasil, Indonesia, Burundi, Congo, Ciad e Messico), abbiamo cercato di sopravvivere con dignità. La Provvidenza ci ha fatto incontrare anime generose, che ci stanno sostenendo economicamente, dal momento che, non potendo celebrare, ci siamo ritrovati senza entrate economiche.

A Città del Messico, che conta più di dieci milioni di abitanti e che, con le periferie, arriva a venti milioni, la vita non si è fermata: sono rimasti aperti i negozi di generi alimentari, le farmacie e, ovviamente, gli ospedali. Questi ultimi, purtroppo, continuano a ricevere sempre più ammalati e sono quasi tutti occupati. Proprio oggi, 29 maggio, uno dei vari quotidiani nazionali scriveva che i contagi sono cresciuti, in pochi giorni, sette volte di più.

In comunità preghiamo perché passi presto questa terribile pandemia, cercando di non perdere la speranza. Le autorità locali hanno già dichiarato la terza fase, cioè quella in cui gli ammalati di Coronavirus crescono di numero e muoiono, anche perché le azioni sanitarie di contenimento risultano assolutamente insufficienti. Solo a Città del Messico e dintorni sono già morte 9.000 persone e 81.000 sono gli infettati: la situazione non è preoccupante e drammatica.

La grave emergenza sanitaria ha contribuito anche a peggiorare la crisi economica, che si sta affrontando con incertezza e incapacità da parte dei governi locali e centrali: sono milioni coloro che hanno perso il posto di lavoro e fanno fatica a tirare avanti. La gente semplice della città, grazie a Dio, è generosa e solidale con coloro che hanno perso la casa, non riuscendo a pagare l’affitto. Cercano di procurare loro almeno qualcosa da mangiare. I rimedi delle istituzioni governative, ripeto, sono palliativi e poco significativi.

Le chiese della città, per legge, sono chiuse e non abbiamo potuto celebrare dal mese di marzo scorso con il popolo che, evidentemente, ha sofferto per questo. Anche da noi sembra che, se diminuiranno i contagi, le restrizioni cominceranno a essere allentate. Siamo convinti però che mai si ritornerà alla vita normale, di prima della pandemia, perché nulla ritornerà a essere uguale.

La pandemia continua a segnare l'esistenza di molte persone e a distruggere lo spirito di chi sopravviverà. A tutto questo si aggiunge la scarsità di medicine e di strumenti terapeutici per curare i problemi respiratori provocati dal Coronavirus. Ad oggi, c'è libertà di movimento tra gli stati, ma è obbligatorio l’uso della mascherina e si fanno controlli medici nei luoghi di maggior movimento. Purtroppo il contagio non ha ancora rallentato, anche perché il suo contenimento è iniziato più tardi rispetto all'Italia.

Ho seguito, con angoscia e preoccupazione, la situazione sanitaria d’Italia, cercando di rimanere in contatto, il più possibile, con i famigliari e seguendo le informazioni dei giornali italiani, "Corriere Cesenate" incluso.

Non ci resta che sperare… e sognare che tutto passi in fretta e che la forza della fede continui a sostenerci, anche per chiedere al buon Dio che, nella sua misericordia, ci liberi da questa dolorosa disgrazia, prendendo coscienza però che l’umanità intera deve smettere di contaminare l’atmosfera e distruggere i beni non rinnovabili della nostra impoverita Madre Terra.

Saluti carissimi a tutti i lettori del "Corriere Cesenate" e, in particolare, agli amici della mia "ex parrocchia" di Boccaquattro.

Da Cittá del Messico, padre Umberto Mauro, missionario saveriano di Cesena, 29 maggio 2020        

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