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Coronavirus. Dalla Spagna la testimonianza del cesenate Giacomo Andreucci

“Alle otto ogni sera le persone escono sui balconi per applaudire, cantare e far esplodere petardi per supportare il personale sanitario che sta lottando contro il coronavirus, ed è un grande incoraggiamento per tutti", racconta il fondatore di "Teleosservanza"

Nella foto, Giacomo Andreucci

Spagna messa in ginocchio dal Covid-19. Impennata di morti, decine di migliaia di contagiati, ospedali congestionati. Le misure restrittive varate dal Governo Sanchez nei giorni scorsi ricalcano quelle già adottate in Italia: almeno fino al 12 aprile vige la direttiva del ‘tutti a casa’ con chiusura forzata di scuole, attività commerciali, ristoranti e bar, escluso supermercati e farmacie. Da Barcellona arriva la testimonianza di Giacomo Andreucci, 39enne cesenate, che qui risiede da diversi anni e dove attualmente lavora per la Beabloo, startup che si occupa di sistemi di retail analytics. Andreucci è molto conosciuto a Cesena, dove torna più volte l’anno, per aver fondato 15 anni fa ‘Teleosservanza’, una delle prime esperienze italiane di tv di strada.

Come tante città svuotate, è diventata irriconoscibile anche la capitale della Catalogna, dalle architetture eclettiche e dalla vivace movida, con le Ramblas di solito gremite di turisti ora semi-deserte.

Giacomo Andreucci, com’è la situazione in Spagna?

“Siamo tutti in isolamento. Anch’io dal 10 marzo lavoro da casa. La Spagna è il secondo paese al mondo, dopo l’Italia,  per numero di vittime, ma la diffusione dell’epidemia qui ha una decina di giorni in ritardo. Per il momento in Catalogna la situazione è meno grave rispetto a Madrid, anche se dalle statistiche emerge che i contagiati stiano aumentando rapidamente. Mentre in Italia il fenomeno è più concentrato al nord, in Spagna si è distribuito omogeneamente su tutto il territorio”.

Come sta reagendo la popolazione?

“Alle otto ogni sera le persone escono sui balconi per applaudire, cantare e far esplodere petardi per supportare il personale sanitario che sta lottando contro il coronavirus, ed è un grande incoraggiamento per tutti. La gente si impegna ad affrontare la situazione. Visto che qui i tetti sono piatti e percorribili, vengono utilizzati da molti per praticare sport”.

Il problema all’inizio è stato sottovalutato come in Italia?

“Sì, è un’impressione condivisa anche dai miei amici italiani che abitano qui. Ci è sembrato che gli spagnoli stessero a guardare, come se si trattasse di una cosa lontana e ogni giorno continuavano ad arrivare decine di voli dall’Italia. E’ stato sprecato tempo prezioso, come del resto hanno fatto altre nazioni”.

Come trascorre queste giornate in solitudine?

“A parte il lavoro, approfitto del tempo disponibile per parlare con i miei amici spagnoli, italiani e sparsi in giro per il mondo. Studio, leggo, faccio un po’ di esercizio fisico. Diciamo che non mi annoio. Sono preoccupato per il virus, ma di più per la crisi economica che si preannuncia avrà un impatto notevole nelle vite di tanti”.

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