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Irlanda del Nord, uccisa una reporter, torna l’incubo del terrorismo. Conte fa il punto sulla Libia

La rassegna stampa del mattino a cura dell'agenzia Sir

Irlanda del Nord, uccisa una reporter, torna l’incubo del terrorismo. Conte fa il punto sulla Libia

Irlanda del Nord: scontri con la polizia, uccisa una reporter. Torna alta la tensione nel Paese

Una giornalista di 29 anni, Lyra McKee, è morta in seguito ad alcuni scontri a Londonderry, in Irlanda del Nord. Secondo le prime informazioni, la reporter – che si trovava sul posto per seguire i disordini – sarebbe stata colpita da colpi d’arma da fuoco. La notizia, riportata da numerosi media britannici, è stata confermata anche dalla polizia che ha spiegato di aver aperto un’inchiesta e di star trattando l’episodio come “atto terroristico”. In Irlanda del Nord torna dunque l’incubo terrorismo. A Londonderry alcuni mezzi della Polizia erano impegnati in perquisizioni e sono stati presi di mira da un gruppo di persone incappucciate che hanno lanciato bombe carta e pietre. Ne è nata una sparatoria durante la quale è morta la giornalista. L’attentato, secondo gli investigatori, sarebbe da collegare alle celebrazioni per la rivolta dell’aprile 1916, ricordata come la Pasqua di sangue, quando l’esercito inglese reagì con la violenza contro la dichiarazione di indipendenza dell’Irlanda del Nord.
Le indagini della Polizia sono rivolte verso un gruppo che si rifà alle ideologie dei terroristi dell’Ira e ritenuto responsabile del riacutizzarsi della violenza negli ultimi mesi. Non si esclude un riacutizzarsi delle tensioni legate alla vicenda Brexit.

Macedonia: campagna elettorale verso le elezioni del 21 aprile. Il nome del Paese divide i candidati

Prosegue tra dibattiti serrati, la campagna elettorale per le elezioni presidenziali di fine mese nella Macedonia del Nord. La punta di diamante dei partiti Unione socialdemocratica e Unione democratica per l’integrazione, è Stevo Pendarovski che in caso di vittoria andrebbe a sancire la prima elezione di un capo dello Stato sostenuto congiuntamente da un partito macedone e da uno della minoranza albanese. “Se la mia candidatura sarà sostenuta dalla maggioranza delle persone che vivono nella Macedonia settentrionale, ciò comporterà un ulteriore impulso per i riformatori e i sostenitori dell’Europa”. Sua diretta concorrente, la candidata dell’opposizione, la professoressa universitaria di destra Gordana Siljanovska Davkova, che ha trasformato lo slogan “Giustizia per la Macedonia”, in un cavallo di battaglia. Crede – informa un servizio di Euronews – che l’accordo di Prespa, condizionato dal cambiamento del nome del Paese (già Fyrom), sia degradante per l’intera nazione e debba essere rivisto in quanto tale. Nel mezzo il candidato indipendente Blerim Reka, albanese ed ex ambasciatore della Macedonia settentrionale presso l’Unione europea. Grande sostenitore dell’accordo di Prespa ma critico verso una coalizione di governo per le scarse riforme nell’area dello stato di diritto. Il primo turno delle elezioni è previsto per il 21 aprile: i risultati saranno un banco di prova per il sostegno all’accordo di Prespa che ha risolto la controversia tra Grecia e Macedonia settentrionale sul nome. Un voto cruciale anche per chi spera nel semaforo verde del Consiglio europeo di giugno per l’avvio dei negoziati di adesione all’Ue.

Libia: Conte, “perseguiamo stabilità e sviluppo del Paese”. Rischio di crisi umanitaria

“In più occasioni ho discusso il dossier libico con il presidente Macron, da ultimo a Bruxelles. Rimaniamo in stretto contatto anche a livello di staff, con l’obiettivo comune di perseguire la stabilità e lo sviluppo della Libia. Una Libia instabile, del resto, non può soddisfare alcun interesse nazionale di nessun Paese. Divergenze sul tema non solo appaiono illogiche, ma soprattutto non sono ammissibili”. Lo ha detto ieri il premier Giuseppe Conte in Senato, precisando di avere avuto nei giorni scorsi anche “uno scambio di valutazioni con la cancelliera Merkel, che come me e con me ritiene imprescindibile ed urgente la cessazione delle ostilità e il riavvio del dialogo ai fini di una soluzione politica”. La diplomazia è al lavoro mentre anche oggi si registrano scorsi attorno a Tripoli. Conte ha spiegato: “Sono oltre 18mila gli sfollati” in Libia e di fronte a questi dati “il rischio di crisi umanitaria è concreto”. Il premier ha poi ribadito che “la soluzione politica continua ad essere l’unica possibile” e ha affermato che “c’è un rischio di recrudescenza del fenomeno terroristico”, rispetto al quale, riferisce Ansa, il governo tiene “alta l’attenzione anche attraverso i servizi di intelligence”. “Per quanto riguarda le possibili conseguenze sui flussi migratori verso l’Italia o altro territorio dell’Ue, al momento, al di là delle cifre circolate nei giorni scorsi, anche a fini propagandistici, dalle informazioni in nostro possesso non emerge allo stato un quadro di imminente pericolo”. Dall’Italia alla Francia: “Le dichiarazioni di Tripoli” su un presunto “sostegno” e “copertura diplomatica” da parte della Francia ad Haftar sono “completamente infondate”, ha detto un responsabile del ministero degli Esteri di Parigi, replicando alle accuse rivolte alla Francia dal ministero dell’Interno della Libia riconosciuto a livello internazionale.

Media e politica: Reporters sans frontières sulla libertà di stampa colloca l’Italia al 43° posto su 180 nazioni

“Molti giornalisti italiani sono sati apertamente criticati e insultati per il loro lavoro da rappresentanti politici, in particolare da alcuni membri del Movimento Cinque Stelle, che non hanno esitato a chiamarli ‘sciacalli senza valore’ e ‘prostitute’”. Lo si legge nel rapporto annuale diffuso da Reporters sans frontières sulla libertà di stampa che colloca l’Italia al 43° posto su 180 Paesi. “Per questo, alcuni di loro – sostiene Rfs – cedono oggi alla tentazione di autocensurarsi per evitare pressioni da parte dell’universo politico”.

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