rapporto
Italiani nel mondo: monsignor Russo (Cei), “non calare dall’alto programmi assistenziali, ma costruire comunità”
Presentato questa mattina il rapporto "Italiani nel mondo" della Fondazione Migrantes
“Qualsiasi migrante si prenda in considerazione da qualsiasi angolo della Terra arrivi e in qualsiasi luogo lui voglia andare, va considerato persona migrante e, quindi, va accolto, protetto, promosso e integrato”. Lo ha detto il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Stefano Russo, presentando stamani a Roma il rapporto “Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes.
“Non si tratta di calare dall’alto programmi assistenziali, ma di costruire comunità che, pur conservando le rispettive identità culturali e religiose, siano aperte alle differenze e sappiano valorizzarle – ha spiegato il presule -. Si tratta, nello specifico, di comunità radiali e circolari, dove il senso di appartenenza viene modificato e mai cancellato, dove ogni persona possa sentirsi di appartenere non in modo esclusivo, ma possa poter dare un contributo e, allo stesso tempo, ricevere collaborazione”. Quello indicato è “uno scambio reciproco, nella logica del mettere a disposizione degli altri i propri carismi”. Soffermandosi sul ruolo della Chiesa di fronte alla sfida europea, monsignor Russo ha ribadito che “credere ancora nel progetto europeo è vincente”.
“Non è una questione solo sociale, ma anche economica, politica, demografica, di visione lungimirante del futuro. E poiché è del domani che si parla sono proprio i protagonisti, ovvero i giovani, a far capire quale sia, oggi, la questione”. Ricordando i “tanti talenti italiani impegnati nella ricerca su tutti i campi ma fuori dei confini nazionali”, il segretario generale della Cei ha indicato una via possibile: “Un Paese che cura la ricerca e lo studio, solo una nazione che studia se stessa, la propria storia, è destinata a progredire nella ‘corsa’ alla comprensione di ciò che accade, ma soprattutto a mettere a frutto le strategie migliori per superare le crisi vissute”.
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