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Naufragio nel Mediterraneo, "dolore e sdegno per l’ennesima strage"

Per il Centro Astalli, è “intollerabile che vite perse in mare non suscitino reazioni e risposte umanitarie”

(Foto ANSA/SIR)

“Profondo cordoglio e dolore per la morte di 130 persone in mare nel tentativo di arrivare salve in Europa. A loro si aggiungono una donna e un bimbo trovati, poche ore prima, senza vita su una barca su cui viaggiavano altre 100 persone che sono state riportate indietro in Libia”. Lo esprime il Centro Astalli, alla luce della nuova tragedia consumatasi nelle scorse ore nel Mediterraneo., nel canale di Sicilia.

Il presidente del Centro Astalli, padre Camillo Ripamonti, esprime lo “sgomento davanti all’orrore e all’indifferenza dei governi nazionali e dell’Unione europea”. “Ci si ostina a definire politiche migratorie quelli che sono accordi stipulati con governi antidemocratici, spendendo capitali che potrebbero essere utilizzati per gestire le migrazioni in maniera sicura, legale e a beneficio di tutta la comunità. Non possiamo tollerare che vite perse in mare non suscitino reazioni e risposte umanitarie. La politica democratica e le istituzioni che la decidono hanno come compito principale garantire una vita degna e libera a ogni essere umano sulla terra”.

La Fondazione Migrantes esprime “dolore e sdegno” ed esprime un auspicio: “Che questa ennesima tragedia provochi in noi un sussulto di umanità e d’impegno a creare canali legali e sicuri di ingresso, come già auspicato dal Global Compact del dicembre 2019 voluto dalle Nazioni Unite”.

Quando si verificano tragedie di questo genere, la reazione degli operatori di Mediterranean Hope, programma per migranti e rifugiati della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, attivo a Lampedusa con una propria base, è “non solo di ovvio cordoglio per le vittime ma anche di eccezionale frustrazione”, perché “si aspetta una nave o un mezzo di soccorso che non arriverà mai. E, se arrivano, sono carichi di cadaveri”. Per questo “è importante presidiare un posto come Lampedusa e farne un luogo europeo, non soltanto di memoria dei morti in mare, ma anche di monito sull’urgenza di nuove politiche di gestione dei flussi migratori”, dice Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope.

* In aggiornamento *

Fonte: Sir
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